Omelia (15-10-2001) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunciare il vangelo di Dio [...] agli amati da Dio e santi per vocazione, augura grazia e pace. Come vivere questa Parola? Questa pericope che apre la lettera ai Romani è tratta da un brano più esteso, denso di dottrina, e solenne. Ciò che anzitutto Paolo comunica è il suo essere fiero di appartenere a Cristo: suo servo, suo apostolo. In effetti il cuore appassionato di Paolo è colmo dell'amore per Gesù. Il suo vivere e il suo morire sono in funzione di Lui. Niente –egli dice- potrà mai separarlo dal suo amore. E' questo avere per "baricentro" della sua esistenza Cristo Signore, che dà senso stabilità luce e una pace che supera ogni altro sentimento all'apostolo delle genti.. E, in qualche misura, anche per noi è così. Paolo in Cristo è "apostolo per chiamata divina" e noi, "amati da Dio", da sempre chiamati ad essere santi (cioè cristiani autentici!) dentro "l'obbedienza della fede". Che cosa significa se non che, fondati su Cristo, solamente su Lui e sull'onnipotenza che lo ha fatto risorgere dai morti, ci fidiamo pienamente e siamo così in grado di ricevere "grazia e pace" dalla sua pienezza divina? Oggi, nel mio rientro al cuore, motiverò più a fondo la mia autenticità di cristiano dentro la gioia e la pace di percepirmi servo/a di Cristo per l'irradiazione del suo Vangelo che anzitutto vuol essere "grazia e pace" nel mio vivere. La domanda però da pormi è questa: sono lieto servo/a del Signore o del mio "ego"? La voce di un maestro spirituale contemporaneo "Mio Dio, ti ringrazio per la fede in cui hai custodito e fatto crescere me e il mio popolo: la confessione della mia lode non basterà a dirti la profondità della gratitudine per questo dono, l'unico necessario, l'unico veramente prezioso, rispetto al quale ti è lode il silenzio e l'offerta segreta del cuore." Carlo Maria Martini |