Omelia (14-02-2021)
padre Antonio Rungi
Se vuoi puoi guarirmi. E Gesù guarisce il lebbroso che si rivolge a lui.

La parola di Dio di questa sesta domenica del tempo ordinario ci prepara immediatamente al tempo forte dell'anno liturgico che è la Quaresima. Questo lungo periodo di preparazione alla Pasqua è molto importante al fine della nostra vita spirituale e cristiana.

Il tempo di quaresima che inizieremo mercoledì prossimo con le Ceneri, in realtà è anticipato dal testo del vangelo di Marco che riguarda la guarigione di un lebbroso che si rivolge a Gesù per essere purificato.

Gesù presta attenzione alla sua richiesta e subito, come evidenzia l'evangelista Marco, entra in relazione umana con lui, al punto tale che ne ebbe compassione. Avere compassione per qualcuno, nella nostra cultura, assume un altro significato rispetto a quanto Gesù avverte dentro di se e trasmette a quanti si rivolgono a Lui con forti richieste di ogni genere, soprattutto di fronte alla sofferenza.

Cosa voglia significare questo avere compassione lo si capisce con quanto succede subito dopo, quando Gesù accoglie la richiesta del lebbroso e lo guarisce in questo modo: tese la mano, lo tocco e gli disse "Si che lo voglio", perché posso, perché è necessario in questo momento per te, uomo di fede che chiedi aiuto a Dio.

E a quel punto il miracolo avviene. Il lebbroso è purificato, la lebbra scompare e lui riacquista la libertà. Lo sappiamo tutti che la lebbra, un po' come il coronavirus dei nostri giorni, separava dagli altri, la persona affetta dalla lebbra viveva lontano dagli altri, fuori della città, in poche parole era in isolamento permanente e se doveva muoversi per qualche ragione doveva segnalare la sua presenza in quel luogo con il campanello al collo, come lo portano ancora oggi gli animali per indicare la loro presenza al pascolo e sulle strade.

Nella guarigione di questo lebbroso, ci sono vari aspetti morali e spirituali che è bene evidenziare, per non rischiare di confondersi e falsamente interpretare il comportamento di Gesù. Egli dopo aver guarito il lebbroso lo caccia subito via.

Questo comportamento di Gesù è motivato dal fatto che il lebbroso guarito, riavendo la piena libertà di movimento, di spostamento, non deve stare lì a ringraziare o a mettersi alla sequela di Cristo. E' necessario che egli vada, cammini, circoli per riassaporare la libertà di vivere e di operare senza più costrizioni e limitazioni. Il lebbroso guarito ora può annunciare il miracolo della vita. Ma prima deve compiere l'atto sacrificale e di ringraziamento per il dono ricevuto. Gesù gli ricorda la norma mosaica da attuare in conformità della legge che non va dimenticata: Va a mostrarti al sacerdote - gli dice - e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro.

Cosa doveva fare il lebbroso purificato per osservare la legge mosaica?

L'ex-lebbroso, che era un ebreo della Galilea, sa che deve andare dal sacerdote per ricevere l'attestato dell'avvenuta guarigione: lo prevedeva la legge mosaica.

Non può limitarsi a dire, dopo una malattia del genere: "sono guarito". Oggi, dopo il coronavirus si parla di passaporto sanitario, nel quale indicare l'avvenuta guarigione oppure l'immunizzazione perché vaccinati. In poche parole senza il nulla osta non si poteva rientrare in società.

Perché dunque Gesù gli ricorda una cosa ch'egli sicuramente già sa? E' semplice: perché prevedeva che non avrebbe rispettato la legge. E infatti così succede. Delle tre cose che Gesù gli raccomanda di fare, non ne osserva nessuna. Fa esattamente il contrario.

Ecco perché egli si allontanò da Gesù per non essere ripreso e rimproverato e subito mise a proclamare e a divulgare il fatto.

E' difficile capire se il lebbroso si sia presentato dal sacerdote per avere il lasciapassare e abbia fatta la sua offerta. Sta di fatto che Marco per non precisare questa vicenda dice che, in seguito alla pubblicizzazione fatta dall' ex- lebbroso del miracolo ricevuto, Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Una lezione di vita ci viene da tutto questo. Ha fatto bene o ha fatto male il lebbroso guarito disobbedendo a Gesù che gli aveva ordinato di stare zitto, di presentarsi al sacerdote e fare l'offerta prevista? Assolutamente no.

La trasgressione dell'ordine, infatti, ha avuto una ricaduta negativa su chi doveva eseguirlo.

Pur guarito infatti quell'uomo era rimasto "ammalato" nel suo animo, in quanto aveva perduto la possibilità del vero riscatto, della vera liberazione.
Quante volte sentiamo dire che una persona dopo una malattia, da cui guarisce, invece di essere più buona diventa cattiva?

Così è successo a questo lebbroso. Trasformando quel gesto in una semplice liberazione per sé, lo aveva privato del suo contenuto sociale e qundi del suo significato "profetico".

La sua guarigione doveva essere dono e servizio per gli altri, invece diventa motivo di orgoglio e di riscatto personale.

A causa della superficiale testimonianza di quell'uomo, ormai le folle credono soprattutto in Gesù come "grande guaritore" e non come salvatore ed atteso messia. Ecco perché l'accorrere in massa da Gesù per essere guariti.

E Marco, non senza compiacersi delle proprie origini ebraiche, aggiunge volentieri che "venivano a lui da ogni parte".

Non era certo quello un popolo che si spaventava di fronte alle difficoltà di un deserto quando si trattava di coglierne un'utilità.

La stessa cosa che succede anche a noi, quando per ottenere uno scopo si fanno sacrifici di ogni genere, compresi quelli di fare pellegrinaggi, penitenze, preghiere, voti e promesse, che poi si lasciano progressivamente, nel tempo, una volta raggiunto il benessere.

Quanto c'è da imparare da questo brevissimo brano del Vangelo di Marco. La malattia superata ci deve portare alla guarigione completa della persona e non solo al suo aspetto esteriore. Ci serva da lezione in questo tempo di pandemia, capire l'importanza di guarire lo spirito e non solo il corpo dal coronavirus.


L'invito alla purificazione ci arriva anche dal brano della prima lettura di questa domenica, tratto dal Levitico, dove appunto viene descritta la condizione del lebbroso e le conseguenze personali e sociali prodotte dalla malattia: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli". Primo atto da compiersi è andare dal sacerdote che deve diagnostica e certificare la condizione di malattia. Da parte sua, il lebbroso colpito da piaghe deve farsi riconoscere per il problema di salute che ha e quindi porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: "Impuro! Impuro!". In poche parole propagherà il suo stato di malattia, identificato nell'appellativo termine impuro. E sarà impuro considerato tale, finché durerà in lui il male. Di conseguenza l'impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell'accampamento. Escluso quindi da ogni rapporto umano e sociale. Pessima condizione esistenziale, ma l'unico modo per guarantire la salute alla popolazione e per evitare epidemie e diffusione di quei mali che sono contagiosi e si propagano facilmente, come sta avvenendo ai nostri giorni con il Covid -19.


A concludere questo trittico di testi biblici sul tema della purificazione e della riabilitazione ai fini personali e comunitari, ci viene in aiuto anche il brano della seconda lettura di questa domenica, tratto dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi, nel quale l'Apostolo, come un buono educatore alla quotidianità, si rivolge ai cristiani di quella città con queste espressioni: "sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio". Fare il tutto per la gloria non personale ma di Dio, Signore della vita e della storia. Di conseguenza bisogna evitare lo scandalo, essere distaccato dalle cose che allontanano da Dio e invece imitare le persone che sono di esempio per crescere nella santità e nella vicinanza a Cristo. E' evidente che questo cammino di purificazione e santificazione è possibile realizzarlo se c'è volontà e desiderio di camminare sulle strade di Dio, preoccupandosi dei veri beni e non solo della salute fisica di noi stessi o di chi ci sta a cuore.


La festa di San Valentino, che oggi, ricordiamo e che è il protettore degli innamorati ci aiuti a riscoprire l'amore per la vita e l'amore per Dio e per ogni fratello della terra, oltre agli amori legittimi e naturali che ognuno coltiva dalla nascita fino all'ultimo istante del suo itinerario temporale.