Omelia (14-02-2021)
padre Paul Devreux


"Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!»

Il lebbroso doveva vivere lontano dai sani, per evitare il contagio. Ma consideravano il problema anche da un punto di vista religioso. Pensavano che se uno contraeva la lebbra era segno che Dio aveva voluto punirlo e smascherare la sua colpa con la malattia. Questo è il motivo per cui questo malato chiede di essere purificato dalla sua colpa, prima ancora di chiedere la guarigione. Se ragiona cosi è segno che questo gli hanno insegnato.

Se ora osa avvicinarsi a Gesù, significa che qualcuno gli ha parlato di lui, dicendogli che Gesù stava dicendo cose molto diverse dalle cose che insegnavano i rabbini.


"Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato."

Gesù ha compassione di lui, ma forse anche una certa rabbia verso quelli che gli hanno inculcato un' immagine di Dio così brutta. Invece di schivarlo, tende la mano e lo tocca. Poteva benissimo guarirlo senza toccarlo e non lo tocca per guarirlo, ma per manifestargli la sua disponibilità a condividere la sua sofferenza. Lo fa perché vuole rivelargli un volto di Dio che non conosce; un Dio che lo ama.

Oggi facciamo fatica a capire la condizione dei lebbrosi, perché difficilmente li incontriamo, ma pensiamo ai malati di Covid. Alcuni testimoni mi hanno raccontato che oltre alle sofferenze fisiche della malattia, ci sono altre sofferenze. Per esempio: è duro essere allontanati, ritrovarsi in isolamento e a volte sentirsi morire senza poter salutare nessuno. E' duro vedere partire una persona cara e poi venire a sapere che è morta. E' duro scoprire di essere malati e di aver contagiato tutta la famiglia e altri. E' brutto sentirsi accusati di aver contagiato qualcuno, vedere l'altro che ti guarda con sospetto.

Cosa posso fare per evitare questo tipo di sofferenze? Certamente non devo prendere rischi inutili, anche perché siamo tutti potenzialmente untori. Ma con le dovute precauzioni, posso fare tanto, e soprattutto non giudicare, non accusare, non condannare nessuno. Questo fa Gesù, rivelandoci un Dio al quale chiunque può accostarsi per ricevere conforto. Dio non giudica, Dio ama.


"E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno"

Perché lo caccia? Immagino che lo faccia amorevolmente, perché vuole che ringrazi Dio e non lui. E non vuole che si sappia, per evitare problemi.


"va', invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».

Questo era una prassi. Il sacerdote ti dichiarava lebbroso, ma se riuscivi a dimostrare che eri guarito, ti rilasciava un permesso per tornare in famiglia. Purtroppo capitava anche che per una banale malattia della pelle, si veniva dichiarati lebbrosi. Ti ritrovavi con i lebbrosi e ti ammalavi veramente.


"Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte."

Come si fa a non raccontare una cosa del genere. Quest'uomo si sente risuscitato in tutti i sensi, perché non solo è guarito, ma può ricominciare a frequentare tutti. Gesù invece ormai è considerato impuro e deve stare fuori dalle città, ma la gente lo va a cercare ugualmente, perché hanno capito che Gesù è un portatore di vita.

La guarigione comincia proprio dal non sentirsi giudicati, ma accettati e amati.

Noi non siamo in grado di risuscitare un morto, ma possiamo fare tanto perché nessuno si senta escluso e emarginato, cominciando col chiamare le persone per nome, e non il lebbroso, o qualcos'altro. L'identità me la da il nome, non l'etichetta.

Signore grazie perché tu ci chiami per nome, perché per te abbiamo tutti un volto e una storia da amare. Perché tu desideri guarirci. Donaci di collaborare a questo tuo progetto.