Omelia (14-02-2021)
don Roberto Seregni
Tese la mano e lo toccó

È la prima volta che l'evangelista Marco parla della compassione di Gesù. È davvero bella questa immagine del maestro che si commuove davanti al lebbroso. È come se perdesse il controllo davanti al dolore di un uomo schiacciato dalla vita e non riuscisse a tenere a freno i suoi sentimenti. Questo verbo indica passione, esprime il fremere intimo delle viscere. Gesù è la trascrizione storica un Dio appassionato, di un Padre dal cuore materno che si abbandona alla passione per le sue creature.
Molto interessante è anche la coppia di verbi che sta al centro dell'azione di Gesù: tese la mano e lo toccò. Il maestro tocca un intoccabile e si contamina con la sua stessa morte, rompe per sempre la barriera tra il puro e l'impuro. Toccandolo, Gesù svela il suo desiderio di entrare in contatto con lui, con il suo dolore, con la sua ferita.
Nessuno lo toccava più da chissà quanto tempo e ora si sente toccato, riprende contatto con se stesso, con il suo corpo, con la sua identità.
Tutti vedevano un morto vivente, uno scarto, un residuo di umanità; ma Gesù vede una creatura amata, un uomo e un fratello.
Quanto abbiamo ancora da imparare da Gesù, dal suo sguardo e dal suo cuore che freme di passione. Che la sua mano ci purifichi e ci scuota, che il suo tocco rianimi i nostri cuori arrugginiti.

un abbraccio
don Roberto