Omelia (21-02-2021) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Quaresima e battesimo. Che c'entra? L'acqua del Diluvio Universale, del quale leggiamo il seguito nella Prima Lettura di oggi dalla Genesi, distrugge il mondo peccaminoso per poterlo poi riedificare, purificando il sordido e l'impuro e richiamando il mondo a vita nuova. Sia in questo episodio sia in altri della Bibbia l'acqua quindi è elemento di salvezza, perché rinnova e rigenera distruggendo e ricostruendo. Così è anche la materia acqua del nostro battesimo, per mezzo della quale Gesù Cristo, nella forma invisibile, realizza in noi un lavacro nel quale rinasciamo a via nuova dopo essere stati purificati e mondati dal peccato di Adamo. Cristo in forza dello Spirito Santo, ci rigenera e ci santifica realizzando nel battesimo con acqua la salvezza in noi e donandoci la dignità di figli di Dio. Anche Gesù stesso, peraltro, seppure non avesse mai peccato, ha voluto sottomettersi al lavacro battesimale nel fiume Giordano ad opera di Giovanni Battista, per essere riconfermato dal Padre nella dignità di Figlio di Dio. Non che non lo fosse già: nell'incarnazione da Maria Vergine egli era già stato istituito Figlio di Dio Incarnato e parimenti anche Figlio dell'Uomo; nel battesimo al Giordano però questa dignità viene riaffermata e consolidata con la discesa dello Spirito Santo sotto forma di colomba (metafora allusiva alla pace e alla salvezza) e con l'avallo del Padre che lo proclama Prediletto invitando tutti ad ascoltarlo (Mc 1, 9 - 11). Per inciso, anche noi nel battesimo siamo Figli nel Figlio e partecipi della sua stessa missione. Di conseguenza siamo indotti a vivere innestati a lui e conformi al suo esempio e al suo insegnamento, secondo l'ottica della fedeltà a Dio e della carità. Viviamo di lui e conformi al suo Comandamento Nuovo di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati e questo è appunto l'effetto del battesimo (Gv 13, 31 - 35). Tutto questo che parte ha con il tempo liturgico di Quaresima appena cominciato? Direi che la risposta si trova nell'episodio a cui Marco ci fa assistere, relativo alla tentazione di Gesù nel deserto. Esso fa seguito proprio all'evento del battesimo al Giordano e precede l'inizio del suo ministero pubblico a Cafarnao e ciò non è affatto una coincidenza o una casualità. Lo stesso Spirito che ha istituito Gesù Figlio di Dio ora lo conduce nel deserto "per essere tentato dal diavolo", ossia con la finalità precipua di sottometterlo alle lusinghe del maligno e per ciò stesso di essere stremato da prove, vessazioni e difficoltà che solitamente inducono tutti a cedere. Anche se in Gesù non vi è peccato ed egli stesso ci libera dai peccati (1Gv 3, 5), ha voluto mostrare condivisione e familiarità con i peccatori in questo esporsi inesorabile al principe delle tenebre. Come già era avvenuto alla riva del Giordano, Gesù si fa solidale con i peccatori camminando fra le zolle del deserto: quale altro luogo è più pertinente per comprendere lo stato di debolezza e di smarrimento in cui si trovano gli uomini quando sono tentati al male? In quella dimensione di assoluta privazione e indigenza quale era quella del deserto di Giuda, Gesù comprende a cosa va incontro non soltanto l'uomo medio ma anche il più grande eroe della spiritualità quando si trovi alle prese con il Maligno tentatore. La fame causata dal digiuno prolungato, la carenza assoluta di mezzi e di sicurezze, la lotta per la sopravvivenza in un contesto così ostile e prevaricante consentono a Gesù di comprendere quali possano essere i sentimenti e le percezioni di chi viene sedotto dal maligno e quanto siano a volte esasperanti gli sforzi per resistete alle tentazioni e alle allettanti proposte dell'avversario. Il peccato, in tutte le sue sfaccettature e sotto tutti i suoi aspetti (individuale e sociale) è il morbo che contamina anche l'uomo più virtuoso e perfetto e che è di serio ostacolo al progresso di fedeltà al battesimo. Cosa c'è di più ostile a che noi perseveriamo come figli nel Figlio (nel battesimo appunto) se non le insidie della concupiscienza attraverso la quale il demonio sfrutta la nostra debolezza per condurci alla morte (Gc 1, 14 -16)? Dio non lancia moniti dall'alto per piegare l'uomo alla sua volontà. Non si esprime con l'esortazione spontanea "armiamoci e partite" per esortarci alla fedeltà e all'osservanza dei Comandamenti e gli stessi Comandi divini non sono arbitrarie ammonizioni perentorie. Piuttosto, in Gesù Cristo Dio fa esperienza lui stesso di quelle che possono essere le difficoltà che l'uomo incontra ad essergli fedele e sperimenta egli stesso sulla sua pelle che la perfezione e la santità non sono obiettivo facile da raggiungere. Se tuttavia Cristo nostra superiorità e padronanza sul demonio, ciò significa che la vittoria contro le tentazioni e le infedeltà non è impossibile e che, con il suo sostegno e con la sua continua presenza illuminante, l'uomo può benissimo vincere quanto gli è di ostacolo. Gesù vince le prove e le tentazioni in una condizione del tutto dissimile a quella in cui noi possiamo trovarci oggigiorno; anche noi, sostenuti dalla sua grazia e incoraggiati dal suo stesso esempio, possiamo avere ragione del tentatore e perseverare nei nostri propositi di fedeltà. Personalmente ho sempre considerato che la liberazione dal peccato ha l'effetto ragguagliato alla leggerezza e al benessere che si prova una volta liberi dal vizio del fumo: quando anni or sono decisi di farla finita con il tabacco, dopo tre giorni di incubo da astinenza, mi sentii come svuotato interiormente da un grosso gravame che mi aveva occluso e mi sentii molto più disinvolto e carico nei movimenti, più solerte e motivato nelle iniziative, molto più carico di ottimismo e solerte negli impegni e non furono pochi coloro che notarono in me un cambiamento decisamente in meglio. Così pure la liberazione dal malessere del peccato procura pace, gioia, serenità, fiducia che non possano mai inosservati agli occhi di quanti incontriamo sul nostro cammino. Il peccato è un nemico difficile ma non impossibile. Questo tempo privilegiato di Quaresima è pertanto l'occasione propizia perché noi possiamo riscoprire in noi stessi le ragioni per cui non cedere alla tentazione della disfatta e tantomeno alle mode e ai costumi che ci orientino in senso avverso: è piuttosto il tempo in cui abbiamo occasione di intraprendere o di ravvivare la nostra comunione con il Signore, di scoprire il valore della nostra vita innestati a lui e della continua persistenza nella ricchezza spirituale del battesimo. E tutto questo sperimentando che Gesù stesso èil nostro alleato nella lotta, non facendoci mancare la sua presenza e il suo sostegno in validi coefficienti di supporto quali la preghiera, la mortificazione e le opere di misericordia. Quella che Gesù instaura con noi è infatti un'Alleanza, che guarda caso avrà i suoi connotati nello Spirito, nell'acqua e nel sangue che di essa rendono testimonianza (1Gv 5, 6 - 8) e che viene prefigurata con la bellissima immagine dell'arcobaleno che attesta la novità apportata da Dio dopo il diluvio universale. Nel quale l'acqua ha rinnovato ogni cosa ed è sorta la nuova vita. E noi rinnovati da Gesù e con Gesù in questa quaresima, conquisteremo la novità perenne di vira del Risorto. |