Omelia (21-02-2021)
Paolo De Martino
In cammino nel deserto

Con Gesù ci inoltriamo nel deserto per quaranta giorni per verificare dove stiamo andando e riprogrammare il cammino dietro a Lui.
Entriamo anche noi nel deserto per metterci in ascolto della Sua Parola, di noi stessi, per (ri)scoprire il silenzio e per dare una gerarchia ai nostri mille impegni.
Facciamo un po' di vuoto e di silenzio intorno a noi per ritrovare la via del nostro cuore, sottrarci alla frenesia. Il mondo, amici, è già salvo, stiamo tranquilli.
Insomma entriamo nel deserto per scegliere nuovamente Gesù di Nazareth e prepararci alla Pasqua perché la Quaresima non è orientata al venerdì santo, ma alla Pasqua di risurrezione! La quaresima non è tempo di mortificazioni, ma di vivificazioni perché come Lui ha detto "Misericordia io voglio e non sacrifici" (Mt 12,7).
La misericordia ci orienta verso l'altro.
I sacrifici e le penitenze ci orientano verso noi stessi, sulla nostra perfezione spirituale.
Siamo all'inizio del vangelo di Marco.
Dopo aver fatto l'esperienza della vicinanza di Dio con il Battesimo, Gesù fa una nuova esperienza: quaranta giorni di deserto.
Gesù è sospinto dallo Spirito in un cammino verso il suo cuore. E' li che si decide tutto della vita. E' li che si formano le nostre scelte, perché ogni tentazione è sempre una scelta tra due cose che amiamo.
Dai vangeli appare chiaro che l'esperienza del deserto e il confronto con i propri demoni è imprescindibile. Siamo onesti: Noi cerchiamo sempre di evitare le crisi, mentre oggi ci viene ricordato che Dio vuole che incontriamo i nostri lati oscuri.
Amici, dietro ogni crisi c'è Dio che ci interpella.
Non possiamo evitare il deserto nella nostra vita.
La crisi è salutare perché ci spinge a cambiare anche se è sempre accompagnata dal dolore, e dalla nostra resistenza a non voler progredire, andare avanti. Se si affronta la crisi, però, si diventa più veri, più capaci di amare, più liberi, più uomini!
I momenti difficili, ci costringono a tirare fuori grinta, voglia di vivere.
Il deserto è spietato perché ci mostra quello che siamo per questo cerchiamo di evitarlo, per questo cerchiamo di non andarci.
Marco a differenza degli altri evangelisti, non dice quali siano state le tentazioni, ma ci ricorda l'essenziale: le tentazioni non si evitano, ma si attraversano!
Le tentazioni sono necessarie perché non esisterebbe la scelta, scomparirebbe la libertà, finirebbe l'uomo stesso.
Anche Gesù ha dovuto confrontarsi con il male.
Le tentazioni, in tutti i vangeli, precedono la vita pubblica di Gesù quasi a ricordarci che non possiamo compiere nessun vero cammino cristiano senza questo terribile confronto.
Sarà solo dopo questo intenso incontro con le paure interiori che Gesù acquisirà tutta la forza per partire. Da qui in poi, nessuno più potrà fermarlo.
Sarà proprio dopo questa tremenda esperienza del deserto che Gesù diventerà consapevole della propria forza. Perché? Perché è il confronto con la sofferenza che ci matura, che ci fa più forti.
Le esperienze gioiose rendono la vita bella ma sono quelle dolorose che ci fanno crescere, che mettono il dito su quella parte di noi che deve ancora crescere.
Nel deserto Gesù ha dovuto scegliere quale volto di Dio annunciare (quello facile di un Dio padrone, quello impossibile di un Dio servo, o quello folle di un Dio crocifisso) e quale volto d'uomo proclamare (quello di un rivale o di un fratello).
Gesù, insomma, nel deserto, ha dovuto scegliere che tipo di Messia sarebbe stato e ha scelto di essere un Messia diverso da quello che la gente si aspettava. Sarà difficile da farlo comprendere, lo sa', ma accetta la sfida. Non cede alla tentazione di un percorso facile, magari compiendo miracoli in serie per accaparrarsi il facile consenso. Parlerà di un Dio che è amore, solo amore, totalmente amore che ama tutti indipendentemente dal loro comportamento perché figli amati.
Ecco la domanda che sgorga dal cuore di Gesù nel deserto: Capirà l'umanità? Capirà che Dio non chiede nulla all'uomo ma è Lui che si dona? Gesù accetta il rischio!
Ecco la sua scelta nel deserto, una scelta all'apparenza perdente.
Fra quaranta giorni, al Getsemani, sarà nuovamente tentato.
Forse si era illuso, stava per morire nell'indifferenza, un grande fallimento. Forse...
Gesù, appena uscito dal deserto, agisce. Si reca in Galilea, al nord! Predica il regno di Dio e dice a tutti di convertirsi, di cambiare vita e di credere al vangelo.
Sono quattro i pilastri dell'annuncio:
- Il tempo è compiuto. E' finita l'attesa. E' terminato il tempo in cui l'uomo doveva fare delle cose per Dio, per accaparrarsi la sua benevolenza e la sua misericordia. E' iniziato il tempo di ciò che Dio fa per noi e con noi.
- Il regno è vicino. Dio è vicino a te, con amore. Non devi sforzarti più di raggiungere Dio perché Lui si è fatto incontro, ha accorciato le distanze.
- Convertitevi. Non è un comando ma un invito, una preghiera. L'evangelista non usa il verbo che indica un ritorno a Dio perché Dio è qui, è solo da accogliere. Il verbo richiama un cambiamento di mentalità che incide profondamente nel comportamento.
"Vi prego", sembra dire Gesù, "cambiate modo di pensare su Dio, su voi stessi e sugli altri".
- Credete al Vangelo. Credete alla bella notizia. È un annuncio buono per tutti, non solo per i "buoni" ma per tutti.
Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua come diceva don Tonino Bello. Cenere in testa e acqua sui piedi. E' tra questi due riti (il mercoledì delle ceneri e il giovedì santo) che si snoda la Quaresima. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri ma, in verità, molto più lunga e faticosa.
Si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. Certo, a percorrerla non bastano quaranta giorni. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.
Non c'è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, compresa la mia, forse si dimenticano subito.
La bella notizia di questa Domenica? E' che la Quaresima inizia con una bella notizia! Dio è amore! E' Lui la risposta al desiderio di pienezza di vita che ogni persona si porta dentro.

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