Omelia (17-02-2021)
don Michele Cerutti


Il tempo forte della Quaresima si apre con il Mercoledì delle Ceneri. Ci viene proposto di compiere un gesto molto semplice per ricordarci che necessitiamo in questo tempo forte per recuperare la consapevolezza che siamo chiamati a convertirci e a credere nel Vangelo e nello stesso tempo la nostra esistenza è contrassegnata dall'esperienza del limite. Per questo motivo ci viene detto una formula che oggi suona antiquata, ma che nello stesso tempo è, invece, di una attualità intramontabile: "Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai".

Davanti a un mondo che ci invita a evitare la morte e a esorcizzarla in diversi modi questa espressione ci aiuta a comprendere l'esperienza del limite che accumuna tutti gli uomini e veramente possiamo dirlo senza distinzione di sesso, lingua e popolo.

Non siamo segnati tuttavia dalla disperazione, ma siamo pronti ad affrontare un cammino, quale quello Quaresimale, che ci parla di vita abbondante perché il punto di arrivo è la Pasqua di Risurrezione.

La Parola di Dio in questo giorno ci viene consegnata per offrirci spunti importanti per vivere bene questo tempo che ci viene donato.

Ci lanciamo in tante suggestioni e riflessioni davanti alla Parola di oggi e io voglio soffermarmi sul Salmo 50, che ci viene offerto un poco come sintesi di tutta la liturgia che viviamo.

Noi cattolici abbiamo l'abitudine, per chi recita la Liturgia delle Ore, il Venerdì alle Lodi di pregare questo salmo.

Gli ortodossi, invece, lo recitano molte volte al giorno. Alle preghiere del risveglio e a quelle della sera, al Mattutino, all'Ora Terza, alla Compieta, alla proscomidia, ovvero al momento della preparazione del pane e del vino, prima della Divina Liturgia, alla Paraclisi e in molte altre occasioni. I Padri insegnano che il diacono e il sacerdote devono saperlo a memoria come requisito per l'ordinazione.

Quello che ci è richiesto in questo periodo è vivere con l'intensità di questo salmo tutto il tempo quaresimale.

Questa è la preghiera di re Davide che, aiutato da Nathan il profeta, comprende il proprio errore di lussuria, ma anche di aver ucciso.

Questo sovrano si era innamorato di Betsabea, sposo di Uria, e per ottenerla fa uccidere il marito.

Davide con un cuore contrito si rivolge a Dio per chiedere il perdono, ma con una grandissima capacità e profondità e con parole che i cristiani utilizzeranno per sempre.

Facciamola nostra questa preghiera per rischiarare le tenebre che possono circondare la nostra vita e per riconoscere che la misericordia di Dio è più grande del nostro peccato.

La nostra esperienza cristiana non deve poggiarsi su azioni esteriori, ma su un cuore contrito.

Comprendiamo quindi solo così che Dio, come dice il profeta Ezechiele: non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva.

Non c'è peccato che Dio non perdona a noi il compito solo di farci abbracciare da questo amore.

Concludo con una espressione del Santo Curato d'Ars: La misericordia di Dio è come un torrente tracimato. Trascina i cuori al suo passaggio.