Omelia (28-02-2021)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura Giuseppe De Stefano

Disseppellire la luce
Dopo averci condotto nel deserto, il cammino quaresimale ci fa salire sul monte Tabor, insieme con Pietro, Giacomo e Giovanni. Perché sul monte? Perché loro soli? Perché in un luogo appartato? E quali saranno stati i pensieri dei tre discepoli, mentre faticavano sul sentiero dietro Gesù? Capivano e non capivano.
O forse sì, una cosa la cominciavano a capire: che la vita dietro quel Maestro, dopo i primi entusiasmi, cominciava ad essere una vita in salita, in salita come il sentiero che li portava sul monte. Una volta in cima, Gesù «si trasfigurò davanti a loro», e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: «nessun lavandaio sulla terra» - nota Marco -«potrebbe renderle così bianche».
La luce che abitava nel segreto il Figlio dell'uomo, per un attimo si era come liberata, appare con tutta la forza e fa risplendere Gesù di una bellezza indescrivibile, tanto che le sue stesse vesti fanno eco a tutto quello splendore. È come quando il cuore è in festa, e la gioia della festa ce l'hai scritta sul volto ed anche le vesti ne sottolineano la forza trasformante.
E la voce dalla nube dice: «Questi è il mio Figlio prediletto. Ascoltatelo». Come a dire: non vi siete sbagliati. Vi siete chiesti se vale proprio la pena di seguirlo, di seguire uno che è mite e umile, uno che va a perdere la vita? Vale la pena. Ascoltate lui.
Avevano bisogno della conferma sul monte, loro che avrebbero dovuto sopportare ben altra visione, quella trasfigurazione al contrario, nell'orto degli ulivi, quando l'avrebbero visto sudare sangue, e l'anima triste da morire. Loro che, di lì a poco, lo avrebbero visto salire con ignominia, non il Tabor, ma il Calvario, dove, nessuno più lo avrebbe guardato con stupore e ammirazione, ma tutti si sarebbero coperti gli occhi pur di non vederlo, tanto era sfigurato che neppure più sembrava un uomo.
Sì, è proprio lui il Figlio prediletto: non vi siete sbagliati. Vi chiedete ancora se vale davvero la pena di seguirlo? Sì, vale la pena. Ascoltatelo!
Il mistero della trasfigurazione viene a dirci che, solo chi ha sperimentato la luce, può attraversare la notte e il buio interminabile dei giorni più difficili, che - lo sappiamo - prima o poi toccano a tutti. Ma è necessario rimanere, non darsi alla fuga, sfidare le tenebre più fitte, alimentando la memoria di quella luce che ci manca e che siamo certi brillerà sempre, nonostante tutto. Dobbiamo crederci, ostinatamente, che tra le pieghe e le piaghe della nostra vita è rimasta impigliata la luce e noi dobbiamo disseppellirla, tirarla fuori perché illumini e trasfiguri ogni cosa. Nessuna notte è infinita, anche la più lunga di tutte, bisogna solo sfidarla con la certezza luminosa che niente e nessuno mai potrà strapparci dall'inesauribile amore di Dio che nel Figlio ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita, per noi.