Omelia (03-03-2024)
Paolo De Martino
Siamo il tempio di Dio.

Da oggi lasciamo il vangelo di Marco e per tre domeniche seguiremo quello di Giovanni.
Nella festa di Pasqua tutti si recavano al tempio di Gerusalemme, una struttura enorme, fatta di cortili e porticati. Il tempio era il centro della vita religiosa, sociale e politica. Qui si portavano le offerte con le quali si rendeva culto a Dio. Anche Maria e Giuseppe, fecero la loro offerta per la purificazione, come era prescritto dalla Legge, e offrirono "una coppia di tortore o giovani colombi".
Questo episodio, raccontato da tutti gli evangelisti, però è un po' strano.
Gesù è assalito dalla rabbia, dalla "passione di Dio", e inizia scagliarsi con violenza contro cose e persone. Siamo sinceri: se non fosse riportato nel vangelo, faremmo difficoltà a credere che Gesù, il figlio di Dio, abbia potuto agire così.
Gesù fu un uomo di pace? Si, ma non come intendiamo noi. Dirà: "Non sono venuto a portare la pace sulla terra, ma la spada" (Mt 10,34).
Per noi la pace è: "lascia stare, pazienza, preghiamo per chi opprime e che Dio cambi loro il cuore". Con la preghiera noi risolviamo ogni cosa. Ma questa è la pace dei cimiteri, della paura. La pace di Gesù è costruire un mondo giusto, bello e ospitale per tutti i suoi figli.
Leggendo il brano, viene spontaneo farsi una domanda: perché Gesù se la prende così tanto con i cambia valute e i venditori di animali per i sacrifici? In fondo era un servizio prezioso: cambiavano le monete agli stranieri permettendogli di acquistare gli animali per il sacrificio e impedivano di introdurre nel tempio monete con l'immagine dell'imperatore. Allora: cosa fa arrabbiare così tanto Gesù da spingerlo a fabbricarsi una frusta e cacciare fuori questi commercianti?
Gesù, non voleva e non vuole nemmeno oggi, che il tempio, la chiesa, la casa del Padre diventi un luogo di mercato, un bazar del sacro, un tavolo di scambi tra domanda e offerta.
Il gesto di Gesù lascerà il segno tra gli uomini religiosi del tempio, tanto è vero che la sua frase "Distruggete questo tempio in tre giorni e lo farò risorgere" sarà utilizzata durante il processo per farlo condannare.
L'equivoco sul quale si gioca questo scontro è chiaro: i Giudei pensavano al tempio costruito in 46 anni (che sarà comunque distrutto), mentre Gesù parlava del tempio del suo corpo, di se stesso.
Nel tempio, ogni giorno, alle 9 del mattino e alle 3 del pomeriggio veniva ucciso un agnello.
Era il culto dato a Dio attraverso le cose. Dio lo si amava offrendogli qualcosa, una preghiera, un'offerta, un sacrificio. (Non è forse il rischio che corriamo ancora oggi?).
Gesù ha troncato questo tipo di rapporto fondato sul sangue degli animali: sarà Lui il nuovo tempio, il vero agnello, lui che morirà proprio alle tre del pomeriggio.
Il gesto di rabbia di Gesù è il segno che ormai è finito il tempo di un culto legato ai sacrifici e all'offerta di cose per piacere a Dio.
Non si va più al tempio (in chiesa) per ingraziarsi Dio, ma si va per ringraziare Dio.
Dio non lo si ama più offrendogli delle cose, dei beni, delle offerte, ma dando se stessi, la propria vita per gli altri.
Per un cristiano, il vero culto non è più il tempio, ma l'uomo.
Facciamo bene ad andare in chiesa ma non dimentichiamo che il vero culto passa solo attraverso il cambiamento del cuore.
Gesù ha distrutto l'idea della religione, fondata sul commercio, sui sacrifici da fare per ricevere qualcosa in cambio.
Il Dio di Gesù Cristo non gradisce offerte, sacrifici e non chiede penitenze o mortificazioni ai suoi figli.
L'idea che c'è dietro questo atteggiamento è semplice: noi gli diamo delle cose e Lui ci darà quello che gli chiediamo. Veniamo magari a Messa perché Lui chissà, magari un giorno si ricordi di noi. Pratichiamo faticosamente qualche fioretto con la speranza che Dio possa ascoltarci. Novene e tridui perché in cambio ci doni una guarigione, ci faccia un favore. Facciamo opere buone perché un giorno avremo in premio il Paradiso.
Amici, se vogliamo fare un'offerta, benissimo! Ma non lo facciamo affinché il "dio-ragioniere" si segni sulla sua agenda che è in debito con noi, ma perché desideriamo che la nostra comunità abbia una chiesa agibile, bella e accogliente per tutti!
Ecco, Gesù si scaglia contro questo mercato, contro questo mercimonio spirituale.
Dio non è un despota da corrompere. Concepire Dio in termini di obbligo, premio e castigo è stravolgere la fede cristiana.
La religione dell'epoca aveva insegnato che l'uomo doveva servire Dio. Era un Dio che chiedeva cose, tempo, energie. Gesù invece annuncia un Dio a servizio degli uomini, che anziché chiedere togliendo agli uomini, dona, gratuitamente, tutto, persino la vita!
Il Dio di Gesù Cristo non vuole essere servito, è Lui che si mette al servizio.
Abbiamo davvero bisogno di purificare il tempio, cioè la nostra immagine di Dio.
Il Dio di Gesù Cristo non ha bisogno del nostro amore, delle nostre lusinghe, dei nostri sacrifici perché nulla lo può rendere più grande: è Dio!
Dio non è in vendita, perché l'amore non si compra. Se l'amore non è gratuito allora semplicemente non è amore. Non dimentichiamolo: siamo salvati per grazia, cioè gratis, gratuitamente. Non ci sono preghiere, offerte o liturgie che possano comprare il suo amore.
Gesù ci sta dicendo: "entrate nella logica dell'amore gratuito e non nell'ottica pagana di chi pensa che l'amore vada comprato".
L'amore di Dio non si merita, si accoglie. L'amore di Dio ci precede e ci supera.
Ci ha amati per primo, senza alcun merito e ci ama anche se lo tradiamo.
Il tempo della Quaresima è proprio il tempo opportuno per ripulire la nostra immagine deformata di Dio.
Da un Dio da piegare alla mia volontà con sacrifici e preghiere, al volto di un Padre che mi ama e anticipa ogni mio desiderio: questa è la conversione più urgente.
La bella notizia di questa Domenica? E' l'ultima frase del Vangelo di oggi: «Egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo».
Lui conosce le nostre ansie, le nostre paure. Conosce il cuore dell'uomo, ci ha fatti così, ma oggi ci ricorda che siamo suo tempio, siamo tempio dello Spirito santo.
Siamo noi il tempio di Dio!

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