Omelia (07-03-2021) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Comandamenti, tempio e libertà Liberato dalla schiavitù dell'Egitto il popolo d'Israele ha guadagnato la fine delle restrizioni e dei condizionamenti e assapora l'emancipazione e la libertà definitiva, per la quale dovrebbe restare sempre grato al Signore. Se Dio lo ha liberato dalle oppressioni a cui gli Egiziani lo costringevano, lo ha fatto in forza del suo amore e dell'alleanza che da sempre voleva instaurare con Israele e adesso sia aspetta che in questo tenore di libertà e di reciproca intesa il popolo eletto voglia permanere. "Dio ci ha liberati perché restassimo liberi" affermerà poi Paolo (Gal 5, 1) purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo le passioni e i vizi, ma piuttosto perché essa diventi uno strumento di mutua relazione con il Signore. E per questo motivo anche i Comandamenti divini, che Dio consegna al popolo d'Israele mentre procede nel suo viaggio nel deserto, vanno accolti e interpretati come espressione di libertà perenne e come garanzia di superamento definitivo della schiavitù. Gli Israeliti dovranno accoglierli non già come elementi di coercizione e di oppressione da parte di un Dio imponente e impietoso che li voglia opprimere con un nuovo giogo paurosa sottomissione, ma come strumenti necessari per una continua relazione dialogica fra Dio stesso e l'uomo, dai quali il popolo possa trarre beneficio e vantaggio. Non per sua necessità Dio istituisce un codice di alleanza per il suo popolo: egli in ogni caso resterà sempre il Signore glorioso, eterno e indomito e nulla metterà in discussione la sua grandezza e il suo dominio sul mondo. Piuttosto, è a beneficio dell'uomo che Dio instaura un rapporto di alleanza che si esplicita nei Comandamenti, perché è l'uomo che necessita di intensificare i rapporti con il Signore per non perdere se stesso. Con i Comandamenti Dio non si impone, ma si propone come alleato dell'uomo. L'osservanza dei moniti divini nulla aggiunge alla grandezza di Dio, ma la loro inadempienza determina sempre spiacevoli conseguenze per tutti noi. I famosi Comandamenti di cui al libro dell'Esodo fanno parte di un Codice di prescrizioni divine di oltre 600 disposizioni e sanciscono la libertà dell'incontro fra Dio e l'uomo, la realizzazione della pacificazione fra Cielo e terra nella misura in cui si presta fede a questa Alleanza. Nei Comandamenti l'uomo ritrova se stesso, si realizza e rafforza la sua identità di "immagine e somiglianza di Dio", che perderebbe qualora non volesse affidarsi ai moniti del Signore. Anche Gesù rafforzerà questa espressione di libertà e di pienezza della dignità umana quando affermerà "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi"(Gv 13, 34 - 35), che è poi il compendio di tutta la legge divina e il riassunto di ogni volontà che Dio abbia espresso nei riguardi dell'uomo. Con Gesù i Comandamenti assumono tutta la loro consistenza di positività, si arricchiscono di carica umana e di potenzialità di successo materiale per ogni uomo e per questo possono essere identificati nelle Beatitudini, per il fatto stesso che nel viverli si trova il criterio della realizzazione e della felicità rivelando essi il senso stesso della nostra esistenza. Tutta la legge trova infatti il suo apice nell'unico comandamento dell'amore di Dio e del prossimo (Gal 5, 2 - 3) ed è in questo che si realizza il vero senso dell'esistenza umana. Il criterio di novità della legge divina sarà Dio stesso incarnato in Gesù Cristo suo Figlio, che diventa peraltro luogo di incontro per tutta l'umanità in assoluto, il vero tempio nel quale ogni uomo può arrivare a incontrare Dio. E' singolare l'atteggiamento con cui Gesù, munitosi di cordicelle, aggredisce tutti i rivenditori che esercitavano le loro attività commerciali nel tempio di Gerusalemme. Sembra voglia recuperare l'identità spirituale del tempio stesso, ora diventato luogo di commercio e spelonca di ladri (chi vendeva non di rado derubava il prossimo), anche in forza della previsione di Zaccaria, secondo la quale la casa del Signore non avrebbe più avuto alcun mercante quando sarebbe arrivata la salvezza (Zac 14, 20 e ss) e sarebbe diventato esclusivamente luogo di culto e di preghiera quello che era stato trasformato in un centro di interesse affaristico a vantaggio di pochi. Come ritenere concepibile che la casa della preghiera comune, nella quale tutti gli Israeliti potevano avere la certezza di incontrare il loro Dio e dove sussisteva il comandamento di dover adorare, fosse trasformata in un luogo promiscuo e disordinato, che non favoriva il raccoglimento e l'esercizio della lode divina? Bordoni sottolinea tuttavia che l'esercizio del commercio nei luoghi annessi al tempio di Gerusalemme non era del tutto illecito, dal momento che si effettuava la vendita di capi di bestiame e animali destinati alle offerte cultuali secondo i riti in uso nella stessa struttura del tempio. Piuttosto è la persona di Gesù che in questo episodio viene alla ribalta: con la nuova alleanza sulla croce, gli uomini potranno adorare il Signore in spirito e verità (Gv 4, 23) senza più la necessità di salire alla roccaforte di Sion ed entrare nel tempio per rendere lode a Dio. Il tempio vero adesso non sarà più una dimora costruita da mani di uomo, ma lo stesso Cristo, nel quale si raduneranno tutti i popoli che vorranno incontrare Dio e Cristo è anche la vittima animale che sostituirà con il suo sangue i sacrifici espiatori delle vittime animali quali erano in uso presso il popolo d'Israele (Eb 9, 11 - 15). E' questo il segno autorevole per cui Gesù si sente autorizzato a usare questa violenza inaudita che stupisce tutti coloro che lo stanno osservando: egli stesso, il suo corpo che è il vero tempio che verrà distrutto con la sua immolazione in croce ma che egli stesso riedificherà una volta per sempre. Gesù Cristo è il nostro tempio comune per mezzo del quale lo Spirito Santo ci conduce ad esercitare il vero culto a Dio per vivere lo stesso culto nella comunione fra di noi e con tutti e i Comandamenti, perfezionati dallo stesso Gesù con il compendio dell'amore che ne costituisce il comune denominatore, sono il criterio di vita affinché possiamo non solamente entrare in questo nuovo tempio, ma viverne il culto perenne. Nei comandamenti la legge della libertà ci induce a vivere da uomini riscattati dal peccato e per ciò stesso da ogni radice di male e da ogni minaccia alla nostra integrità. Il percorso ormai avviato della Quaresima ci introduce in questa novità di vita della legge della libertà e ci inserisce nel tempio non costruito da mani di uomo, ma del Dio che per noi si è fatto uomo. |