Omelia (12-02-2003) |
padre Lino Pedron |
Commento su Marco 7,14-23 Il far comprendere le cose ai discepoli è uno dei punti fissi che incontriamo nell'insegnamento di Gesù e costituisce un costante avvertimento a riflettere sulle sue parole e sulle sue azioni con una fede più profonda. Gesù spiega ai suoi discepoli che alla base della parabola si trova l'immagine dei cibi, i quali vengono introdotti nell'uomo dall'esterno, andandosene per la loro via naturale. Il mangiare e l'eliminare i cibi non hanno nulla a che vedere con la "purità" intesa in senso morale e religioso. Egli prende una posizione libera e coraggiosa di fronte agli ebrei, che coltivavano non pochi tabù, tra cui ideologie antiquate circa l'"impurità" di determinati cibi e animali e il contaminarsi con fatti naturali (nel campo sessuale) e col contatto con i lebbrosi e con i cadaveri. L'insegnamento di Gesù viene ripreso dagli apostoli: "Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera" (1Tim 4, 4-5). Pur valutando positivamente la creazione, pur apprezzando l'uomo e la sua rassomiglianza con Dio, l'esperienza del mondo ci dimostra che la creatura umana è affetta da un'oscura e misteriosa inclinazione al male, sorgente dell'immoralità, del peccato e di ogni vizio. E a questo punto del vangelo segue un lungo catalogo di vizi, la cui sorgente è il cuore dell'uomo. Non è ciò che entra nell'uomo che lo contamina, ma quello che esce dal suo cuore. Ognuno deve dare importanza alla conversione radicale del cuore. Per Gesù il cuore dev'essere pulito, libero, retto. Si tratta di creare una situazione interiore degna di Dio, perché è lì che egli si rivela e abita. "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio" (Mt 5,8). L'autenticità della vita religiosa si misura dal cuore, cioè dalle scelte libere che escono dall'interno dell'uomo. La santità non consiste in fatti esterni e superficiali, ma nella purezza del cuore. Il principio del bene e del male è il nostro cuore buono o cattivo, illuminato dall'amore o accecato dall'egoismo. La norma ultima di comportamento per fare la volontà di Dio viene dal discernimento del nostro cuore: siamo mossi da Dio o dal demonio?, dall'amore o dall'egoismo?. Sant'Agostino ha scritto: "Ama, e fa' quello che vuoi!". |