La casa di Dio è casa di preghiera e non un mercato
La parola di Dio della terza domenica di Quaresima offre alla nostra riflessione alcuni importanti temi di carattere religioso, morale e spirituale: l'osservanza dei dieci comandamenti, che ci viene raccomandata nel brano della prima lettura di oggi, tratta dal libro dell'Esodo, nel quale abbiamo la prima fondamentale rivelazione del nome di Dio, che si definisce: «Io sono il Signore, tuo Dio". E' Colui che ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile Israele. Libero da tale schiavitù, può vivere felice nella misura in cui abbatterà ogni forma di idolatria, avrà rispetto del nome di Dio, per cui non pronuncerà invano il suo nome. Per tale motivo avrà cura di festeggiare il sabato, dopo sei giorni di lavoro, perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Il settimo giorno, oggi la domenica, è consacrato al Signore. Da un punto di vista familiare e sociale, si dovrà onorare il padre e la madre. Lontano dall'agire dell'uomo usare qualsiasi violenza, per cui il comandamento di non uccidere sarà importante per il bene personale e sociale. Di conseguenza per salvaguardare la dignità della donna e della famiglia non è ammissibile nessun tradimento o adulterio. A livello economico e sociale non si deve ruberà niente e a nessuno. Importante poi per raggiungere la verità in tutte le situazioni che nessuno deve fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. E poi lontani dalla cupidigia di possedere cose e persone, con l'evitare di desiderare i beni posseduti dal tuo prossimo e soprattutto di non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo. Ciò che è degli altri non può entrare arbitrariamente nel possesso proprio. Forti dell'esperienza dell'osservanza dei comandamenti di Dio, il cristiano che eredita il patrimonio dell'antica legge sinaitica, cosa deve pensare di fare e come agire?
Risponde san Paolo Apostolo nel breve brano della seconda lettura, tratto dalla sua prima lettera ai Corìnzi, nella quale leggiamo che "mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini". La croce è il riferimento spirituale e la luce che illumina il cammino della vita di ogni fedele che intende di seguire fedelmente il Cristo.
Se i comandamenti riguardano il passato, la Croce e il Vangelo di Cristo riguarda il presente e il futuro. Proprio per questa ragione Gesù nel Vangelo di questa domenica, tratto da San Giovanni, ha un comportamento inusuale, cacciando dal tempio, in malo modo, con violenza, di tutti i venditori che si erano appollaiati nella struttura del tempio di Gerusalemme per fare soldi.
Un vero e proprio marcato, un supermercato, un centro commerciale moderno in un luogo destinato alla preghiera e all'ascolto della parola di Dio. Di fonte a questo scempio che gli affaristi avevano fatto del tempio del Signore, Gesù reagisce e fatta una frusta incominciò a menare tutti.
Siamo alla vigilia della Pasqua ebraica, a pochi giorni della sua morte in croce, e l'evangelista Giovanni colloca questo fatto proprio in preparazione a quello che succederà da lì a pochi giorni, proprio a Gerusalemme e proprio nel tempio. Chi oggi vedesse il Signore fare questo, sicuramente lo chiamerebbe pazzo ed esaltato. Invece le persone che sono lì in quel tempio, avendo la coscienza di aver dissacrato un luogo sacro, non reagiscono, solo pongono delle questioni e domande alle quali Gesù risponde per le rime.
D'altra parte, san Giovani ci tiene a sottolineare che Gesù agisce così perché era mosso dallo zelo per le cose di Dio. Non poteva essere diversamente, essendo Egli il Figlio di Dio venuto sulla terra a portare la salvezza e al redenzione di cui era ben coscienze e su quella strada era incamminato. Di fronte a questo zelo di Gesù, Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
Cioè chi ti autorizza, chi ti ha dato il permesso e la facoltà di cacciare tutti fuori dal tempio?
Gesù Rispose loro cercando di fa capire chi davvero egli fosse e dice come provocazione, ma soprattutto come anticipazione della sua morte e risurrezione, della sua pasqua dice. «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Il parlare di Gesù suona tasti che non sono capiti ed ascoltati da quelli che gli sono ostili. Infatti gli dissero i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Non avevano e non potevano capire che Gesù parla della sua morte e risurrezione. Cosa che neppure i suoi discepoli avevano capito davvero. Gesù egli parlava del tempio del suo corpo.
Tutto quel suo dire di contestazione verso coloro che sfruttavano il tempio per affari personali è motivato dal fatto che lui, Figlio di Dio, era mosso dallo zelo per la casa del Signore, anzi per la sua casa, quella che Dio aveva permesso di far costruire a Re Salomone e far diventare il tempio di Gerusalemme il simbolo della fede solida e duratura dalla casa di Israele. E quando Israele non viveva secondo i dettami di Dio ciò che veniva saccheggiato e distrutto era in primo luogo il tempio, simbolo di unità, pace, armonia in tempi normale, simbolo di distruzione e di diaspora in tempo di esilio e persecuzioni.
Gesù mosso proprio da questo zelo che va verso il tempio di Gerusalemme essendo vicina la Pasqua dei Giudei e Gesù.
Nella lettura che san Giovanni fa di questo brano, riportato anche dagli altri evangelisti, notiamo che Lui che non è abituato a descrivere i fatti reali e come sono accaduti, in questo caso è molto preciso e meticoloso nella descrizione e scrive.
"Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete". Un vero mercato di affari. La reazione di Gesù è immediata, non dice mi faccio i fatti miei, non mi interessa di quello che sta succedendo, anche di grave nel Tempio, non è omertoso, ma ha il coraggio della denuncia e della reazione giusta e adeguata a quel luogo. "Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Lo sdegno del Signore di aver cambiato identità finalità e uso specifico del Tempio in tutt'altro si manifesta forte ed incisivo e riporta l'ordine nella casa di Dio, nella sua casa, che è casa di preghiera e non di affari e sistemazioni varie.
Su questo episodio bisogna interrogarsi noi tutti membri del popolo santo di Dio e comprendere quale risposta il Signore vuole da noi che frequentiamo la chiesa, abbiamo scelto di seguire una precisa fede, quella cattolica, e come viviamo il nostro impegni battesimali.
Incamminati verso la Pasqua 2021, segnata dalla sofferenza della pandemia, siamo chiamati a riscoprire il vero volto della Chiesa, il corpo mistico di Cristo e fare di essa davvero il luogo della preghiera, della speranza e della fattiva carità. La Chiesa la si serve e non si ci serve di essa a volte per scopi che non rispondono alla sua vera natura ed identità, secondo quando voluto dal suo fondatore, Cristo, nostro salvatore e redentore. Ricordiamo quello che cosa dice Giovanni al termine di questo brano del Vangelo: Il Signore conosce tutto il nostro cuore, ciò che sta nella nostra mente e nei nostri pensieri ed ha presente tutta la nostra vita. Questo sguardo di Dio su Dio e nel nostro intimo ci deve mettere al sicuro che chi ci conosce in profondità, non potrà mai giudicare sulle apparenze e sui pregiudizi, ma in base al proprio agire, sia nel bene che nel male.
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