Commento su Giovanni 3,14-21
"Come Mosè innalzò il serpente nel deserto".
Gesù fa riferimento ad un episodio dell'Esodo. Vi erano stati diversi morti per via di serpenti nascosti sotto la sabbia. Allora Mosè fece un serpente di bronzo che mise sopra un bastone e diceva: "Chi è morso e guarda con fede al serpente di bronzo, vivrà". Oggi potremmo fare un virus di bronzo.
"Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo".
Che è come dire che è necessario che Gesù venga crocifisso. Perché?
"Perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
Quindi la vita eterna è associata al credere nell'uomo della croce, ma cos'è la vita eterna? Gesù promette una vita dopo la morte e questo annuncia la Chiesa. Ma è bello cominciarla subito, senza aspettare la morte. Se la vita eterna è una vita in comunione con colui che è l'eterno, basta puntare alla comunione con lui sin da oggi, e già siamo nella vita eterna.
"Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna".
Quindi la via per riuscirci è credere in lui. Cosa s'intende per credere? Una scelta intellettuale? Qui si tratta di credere in colui che viene innalzato sulla croce. Innalzato fisicamente sulla croce, perché sia ben visibile a tutti, ma innalzato anche nel senso che questo è il modello di uomo che Dio considera da innalzare, da stimare, lodare e imitare: colui che ama e serve è un uomo autentico perché è umano. Gesù ha sempre amato e servito. L'ultimo servizio che ha fatto è stato quello di andare incontro a chi aveva bisogno di ammazzarlo, a chi aveva paura di lui, a chi lo preferiva morto. Noi non arriveremo mai a tanto, ma credere in lui significa credere nella sua proposta di essere uomini che puntano ad amare e servire, che credono in questa impostazione di vita. L'opposto di chi crede nell'uomo che punta a dominare e farsi servire.
"Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui".
Salvati dall'essere uomini disumani e pieni di paure. Gesù viene a manifestarci la paternità di Dio e il suo amore, perché se mi sento amato da Dio, può nascere in me il desiderio e la forza di amare, che mi rende umano.
" Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio".
Se non riesco a credere nella sua proposta, se non sperimento il suo sostegno, sono condannato a fare tutto da solo. A trovare in me la forza e le motivazioni per vivere. Non è una colpa, ma una condizione. Se non vedo la luce, sono cieco. Se non riesco a vedere l'amore di Dio, sono orfano. E' un dato di fatto.
"E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate".
Se identifichiamo la luce con Dio, con le cose belle, pulite, oneste, le tenebre sono le cose brutte, sporche, disoneste. Dio non giudica nessuno, ma io so chi sono; me lo dicono le mie opere, quelle che faccio vedere volentieri e quelle che preferisco nascondere.
"Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio".
Fare la verità? Per Dio la verità è la vita, il dono della vita che nasce dal suo amore gratuito. Posso collaborare a questa verità scegliendo di camminare sulle orme di Gesù.
Buona domenica.