Il Vangelo di questa IV domenica ci propone uno spezzone del dialogo tra Gesù e Nicodemo. Nicodemo, che veneriamo come santo, era dottore della legge, fariseo e membro del sinedrio. Cogliamo due spunti utili alla nostra vita spirituale.
1. Gesù parla della necessità che sia innalzato perché quanti credono in Lui abbiano la vita eterna. Gesù applica a sé l'immagine del serpente di bronzo che Mosè, sotto comando di Dio, innalzò su un'asta. È un episodio accaduto durante l'Esodo dall'Egitto, descritto nel libro dei Numeri. «La narrazione biblica sottolinea che la liberazione dalla morte per avvelenamento avveniva solo se si "guardava" il serpente innalzato, cioè se si aveva uno sguardo di fede nei confronti di quel "simbolo di salvezza", come lo definisce il libro della Sapienza (16,6) che spiega: «Chi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dell'oggetto che vedeva, ma da Te, salvatore di tutti» (16,7). Gesù, nel dialogo notturno con Nicodemo, stabilisce un parallelo tra quel segno di salvezza e «il Figlio dell'uomo innalzato», cioè se stesso crocifisso. Come appare in altri passi del quarto Vangelo, quell' "innalzamento" sulla croce è una sorta di glorificazione, quel legno terribile diventa un trono divino, la crocifissione è il principio della risurrezione, sorgente di liberazione dal male per l'umanità intera» (Card. G. Ravasi).
Gesù non è venuto per condannare ma per salvare: è lui che libera dai morsi del serpente, dunque dal peccato e dalla morte eterna. Ed è per mezzo della fede in Lui che possiamo trovar perdono dai peccati commessi, luce e forza per affrontare le sofferenze, pace davanti anche al valico della morte, illuminata di vita dalla sua risurrezione.
2. Nicodemo è attratto dal Signore ma, essendo membro del sinedrio, non vuole che si sappia, perciò va da Gesù di notte. Potremmo dire che era nelle tenebre e pian piano, ascoltandolo, viene alla luce al punto che quando i Farisei vorrebbero arrestare Gesù lui lo difenderà (cfr Gv 7,45- 51), facendo notare come la Legge non preveda condanne senza aver ascoltato l'imputato. E dopo la morte del Signore andrà con Simone d'Arimatea a deporre il corpo di Gesù nella tomba (cfr Gv 20,19-32). Vediamo dunque una crescita in Nicodemo: a contatto con Gesù e nell'ascolto di Gesù cresce nella fede, si rafforza nel dare testimonianza.
È in fondo ciò che viviamo partecipando alla liturgia, fruendo della parola del Signore e godendo della sua presenza, e che man mano si realizza vivendo un serio cammino di fede: veniamo dalle tenebre alla luce. La vita cambia, si rileggono fatti, avvenimenti, si ama in modo diverso, più intenso, si diventa "contagiosi". Sì, contagiosi, non di Covid, ma di Gesù, della bellezza della fede, del camminare con Lui, sapendosi amati. Che tutto ciò possa avvenire sempre più anche in noi!