Omelia (21-03-2021)
Agenzia SIR
Commento su Giovanni 12,20-33

"Signore vogliamo vedere Gesù". Con questa richiesta, da parte di alcuni Greci venuti per il culto a Gerusalemme, il Vangelo di Giovanni introduce il tema della passione. Siamo nel cuore della quaresima e il Vangelo inizia parlando di alcuni Greci venuti a Gerusalemme per il culto. Un particolare molto importante se consideriamo che il culto al tempio di Gerusalemme era riservato solo al popolo di Israele. Il desiderio di vedere Gesù non è solo prerogativa dei credenti ma è in qualche modo un anelito scritto nel cuore di ogni uomo che cerca la Verità. Alla richiesta di poterlo vedere Gesù risponde prontamente con un'affermazione apparentemente fuori luogo o comunque poco attinente alla domanda, egli infatti afferma: "È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". In realtà la risposta, se letta alla luce dell'intero Vangelo di Giovanni, non lascia spazio a false interpretazioni, si tratta dell'annuncio della Passione del Signore. Una risposta valida per chiunque voglia vedere Gesù, credente e non credente. Dunque per Gesù il vedere è legato al morire. La Passione di Gesù è la lente attraverso la quale si può leggere l'intera storia e vedere il Figlio di Dio. San Tommaso D'Aquino a tale proposito ha affermato: "Il cuore di Cristo era chiuso prima della passione, perché la Scrittura era oscura. Ma la Scrittura è stata aperta dopo la passione, affinché coloro che ormai ne hanno l'intelligenza comprendano". La passione ci rivela Gesù perché è la chiave che apre la comprensione della scrittura. La vita del cristiano, come l'intera Sacra Scrittura non può essere compresa senza la Passione di Cristo. "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me". Ancora una volta Gesù ci invita a considerare la condizione necessaria senza la quale Egli non può essere riconosciuto, cioè l'innalzamento sulla Croce. Siamo ormai vicini alla Pasqua e risuonano forti nella mente le parole del Profeta Isaia: "Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia". Invece di coprirci il volto non dobbiamo avere paura di vedere la realtà e di guardare negli occhi l'uomo dei dolori che attraverso il suo patire ci salva e ci rende uomini liberi. Nella Croce infine troviamo la glorificazione di Dio. "Padre glorifica il tuo nome". In essa c'è la gloria di Dio che risplende nel volto sofferente di Cristo sposo dell'umanità.

Commento a cura di Paolo Morocutti