Omelia (21-03-2021) |
don Mario Simula |
Morire è l'inizio del frutto Il tempo di Dio è scandito da "ore" decisive per la vita. Nell'ora di Gesù si gioca la Storia della Salvezza. Potrà sfuggirla? Sarebbe come uno scappare dall'Amore. Per vivere questo passaggio cruciale Gesù è venuto. La sua anima è turbata. Vive una profonda crisi umana e un Fuoco divino. La sua anima è turbata fino alla morte: sullo sfondo c'è la morte. La sua anima è turbata perché è immersa nel presentimento di un dolore abissale che domanda il dono totale di se stesso sulla croce. Fino all'ultima goccia di Amore. Quest'ora lo crocifigge in un unico abbraccio col dono di se stesso. Il Padre mette la firma indelebile, il sigillo incandescente su questo travaglio doloroso e amante. Proprio perché accetta e vive l'ora, il Figlio è glorificato dal Padre. Gesù è il chicco di grano che cade in terra e muore, nel buio, nel silenzio, nella solitudine, nell'abbandono. Non esiste altra strada per portare frutto. Morire significa portare frutto. Morire significa trovare la Vita. Morire significa donare la Vita. L'assurdità di una sofferenza senza barriere e ostacoli è l'unica in grado di parlare all'uomo, a me persona in ricerca di senso, l'unica che viene capita e accolta. E' l'unica sofferenza che porta frutto. Il frutto che porta Gesù è uno solo. Quello definitivo. Il frutto del quale Gesù è consapevole. Per il quale è venuto nel mondo. "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". Quel legno maledetto diventa croce beata che emana un amore irresistibile. E sarà sempre così. Anche se sempre ci sarà chi, ai piedi del legno, godrà del "fallimento" di colui che dalla croce pende e sulla croce è stato trafitto. Gesù si lascia inghiottire dalla terra. Si mescola al fallimento dell'uomo. Si carica tutta la sua immondizia. Anche per me è finalmente l'ora giusta, l'ora di Dio per intraprendere il "santo viaggio" che dalla sepoltura porta alla Pasqua. Dal rifiuto porta all'attrazione di tutti. Anche per me "Non esiste altra salvezza e speranza se non nella morte del Signore Gesù Cristo". Dove voglio andare quando contemplo l'Amore del Signore crocifisso? Sceglierò le scorciatoie mortali? O sceglierò i sentieri della vita? Gesù parla chiaro: "Chi ama la propria vita la perde, la spreca nelle futili illusioni della propria mente e del cuore vuoto. Mentre chi odia la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se vuoi vivere devi morire. Se vuoi vedere il frutto devi conoscere il tormento della terra che quando ti nutre sembra stritolarti". Se uno si vuole mettere al servizio dell'amore, come Gesù, deve seguire il suo modo di interpretare l'esistenza. Deve apprendere a dare alla vita il vero significato. Deve seguire Lui. Fino alla croce. Non fino a metà strada. Se scavi il terreno, per l'impazienza di vedere come sta andando il chicco di grano, distruggi il chicco, il frutto, la vita. Mettiti in strada con la tua croce e assieme a Gesù rendi il servizio dell'offerta di te stesso. Accogli con Lui la tua "ora": quel momento particolare di ripensamento, un avvenimento che ti mette in discussione, una serie di esperienze che ti portano fuoristrada e iniziano a pesarti nel cuore come una infedeltà incombente, un affezione non autentica ad un bene, ad una persona, ad un modo di pensare che ti creano subbuglio nel cuore. Quella è la tua "ora" per intraprendere una strada diversa, per accettare di morire come il chicco di grano sottoterra, per prendere senza ripensamenti la tua croce quotidiana. Forse la tua anima rimarrà turbata fino ad un dolore che ti tormenta. Non scappare da quella "ora". Vivila. Vedi in essa Dio che passa. Cogli in essa l'attrattiva di Gesù che vuole far diventare attraente nel bene e nell'amore anche la tua persona. Gesù nella sua vita terrena ha offerto preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime a Dio, abbandonando nelle sue mani la sua vita. Ha appreso l'obbedienza da ciò che patì. Obbedire è di sovente patire fino all'urlo di disperazione, ma diventa causa di salvezza, modello per coloro che sono chiamati alla stessa obbedienza. Modello per noi che recalcitriamo ogni volta che siamo "toccati" nel vivo e le nostre membra e il nostro animo e il nostro cuore vengono passati al vaglio dell'ora e della prova. Non abbiamo altro percorso per vivere con Dio l'alleanza nuova, attraverso la quale Dio ci parla direttamente nel cuore e ci fa diventare suoi amici e figli per sempre. Gesù, non aggiungere domanda a domanda, crisi a crisi, dolore a dolore. Posso con te elevare forti grida e lacrime. Posso morire come il chicco di grano nella zolla. Posso portare la croce. Non arrivo, tuttavia, ad trovare in me quella forza di amore attrattivo che mi porta accanto a Te, che mi fa sentire la tua Persona amabile e degna di tutta la mia risposta. Gesù, accogli le mie resistenze attuali. Perdona la mia paura. Incoraggiami nelle esitazioni. Aiutami a non scappare dalla croce. Concedimi di non sperimentare come un orrore perdere la vita, senza avere la certezza di trovarla. Gesù, io sono questo povero essere che vaga. Cammina con terrore mano mano che la tua sofferenza prende volto, consistenza, contorni di impopolarità e di sconfitta. Gesù, voglio (o vorrei?) percorrere con Te tutta la via dolorosa. Fino agli sputi e al disprezzo, fino al sangue. Gesù, ti confesso che non ci riesco senza pensare ad una contropartita. Gesù, se la mia morte è vivere sono quasi pronto. Se la mia immersione nel sepolcro è risurrezione sono quasi deciso. Gesù, aiutami a superare le mie mezze misure. Tu ami chi dona con gioia. Chi si mette in gioco offrendosi fino all'orlo che trabocca per l'amore. Gesù, tu mi conosci e mi scruti. Scrutami e conoscimi, Gesù e mi ritroverò sul monte con Te. Accanto al sepolcro con te. Con gli aromi santi per te. Nell'alba di Pasqua in te. |