Omelia (28-03-2021) |
don Michele Cerutti |
Commento su Marco 14,1-15,47 Davanti a un'abbondanza di Parola di Dio come quella che ci viene riservata nella Domenica delle Palme, le parole che ci vengono sarebbero molte, ma rischierebbero di essere insufficienti per indagare il mistero che ci viene chiesto di meditare. Chi ci aiuta a fare una sintesi è San Paolo, nella seconda lettura, in questo inno che scrive alla Comunità di Filippi. Il rischio è sempre quello della gnosi, a cui ci mette in guardia Paolo ed è quello di ritenere la storia di Gesù irrilevante e ridotta a un puro messaggio spirituale, una sorta di esempio di altruismo, di cammino per la liberazione dell'anima, di amore per il prossimo, o perfino a una impersonale forza cosmica che ci avvolge. Quello che ci offre Paolo non è una teologia speculativa, ma narrativa per evitare che il cristianesimo perda di vista la vita di Gesù. Siamo invitati a scorgere i segni della gloria, ma nella croce. C'è un alternarsi di verbi in questo inno che vanno dall'abbassamento totale all'innalzamento. Da questo movimento di discesa e di ascesa ne deriva poi la nostra modalità anche di rapportarci tra di noi. Filippi era una comunità che viene definita da Paolo di "vanto e di gloria". C'erano tuttavia come in tutte le famiglie dei dissapori e delle divisioni e presentando questo inno, l'apostolo delle genti, indica la soluzione, che rimane per tutti difficile, ma l'unica percorribile: l'umiltà. Questa virtù consiste nell'amare gli altri come sé stessi e nel riconoscersi allo stesso tempo superiori ai fratelli e cercare nell'altro le doti. Ciò è possibile non per capacità umane, ma trova il fondamento nel Cristo. In questo incrocio di abbassamento e di innalzamento comprendiamo che non viviamo la Settimana Santa con i sentimenti di tristezza e di desolazione, ma nello stile della meditazione. Aiutati da questo inno chiediamo di pensare come Gesù e ad avere gli stessi sentimenti che lo hanno condotto nell'agire. Abbiamo la consapevolezza, dopo questa impegnativa lettura del brano evangelico, riguardante la Passione, che Gesù ci vuole bene e se da un lato ci porta a essere confortati da questa tenerezza, dall'altro ci conduce alla responsabilità, giorno per giorno, per abbracciare questo Amore e per esserne poi testimoni. |