Omelia (02-04-2021) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Il pensiero capovolto "I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie"(Is 55, 8). Così si esprime Dio attraverso il suo messaggero, il profeta Isaia, per affermare la distanza qualitativa fra il trascendente, il divino, e il mondo umano limitato. Ma soprattutto per affermare l'incompatibilità fra le scelte propriamente umane e quella del Dio d'Israele. Per l'uomo la giustizia spesso è ritorsione ed efferata violenza vendicativa, ma Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33, 11); per l'uomo il successo consiste nel potere, nella gloria e nell'autoaffermazione su tutti, per Dio è invece donazione e amore disinteressata. L'uomo cerca la felicità nei luoghi più impensabili, per Dio invece la vera gioia consiste nel dare più che nel ricevere e la felicità risiede in noi stessi quando ci disponiamo a essere utili agli altri. La vera gioia per l'uomo sta nell'accumulare, per Dio sta nel servire. Qual è il pensiero divino intorno al peccato e alla perversione dell'uomo? Esso procede da ben altre prospettive e si avvale di attributi e caratteristiche del tutto impensabili dal punto di vista umano: perché l'uomo vinca il suo peccato è indispensabile che Dio gli accordi il suo amore disinteressato e senza limiti. E così in Gesù Cristo crocifisso si realizza l'assurdo e l'impensabile a vantaggio dell'uomo, e cioè che Dio, nel suo Figlio, consegna se stesso a una morte straziante e crudele dalla quale nessuno li libera. Nella croce avviene il pagamento del prezzo del nostro riscatto, l'autoconsegna di Dio a vantaggio dell'uomo, la donazione estrema che egli fa di sé per amore nostro. Ancor di più in questo contesto si evince la presa di distanza da parte di Dio dalle reazioni tipiche dell'uomo, il capovolgimento della nostra logica in senso opposto, perché non si manifesta un Dio imponente e coercitivo capace di giustizia sommaria o di vendetta; non si impone all'uomo peccatore un giudice severo intransigente ma ma un Dio che non si risparmia per amore dell'uomo e che palesa questo amore in senso sacrificale. Sulla croce Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi (Rm 8, 32); quale vittima di espiazione per i nostri peccati (1Gv 4, 10). Alla pari del sangue delle vittime animali che secondo la legge giudaica doveva essere sparso ai fini di espiare i peccati del popolo, adesso il sangue di Gesù, scaturisce e si sparge sul legno della croce perché egli stesso è l'Agnello che espia le nostre colpe, comprandoci a caro prezzo e mettendoci in condizioni di avere dei meriti davanti a Dio stesso. Tutto questo, come si diceva, marcia in senso opposto al volere dell'uomo. Addirittura, considerando i nostri parametri di pensiero, assume connotati di pazzia e di stoltezza, ed è proprio quanto afferma Paolo: "E mentre i Giudei chiedono miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani (1Cor 1, 22 - 23). Per meglio riflettere attentamente su questa tematica, cerchiamo di usare maggiore chiarezza. Così come avviene molto spesso ai nostri tempi, vi erano presso la prima cristianità due tendenze culturali: 1) quella giudaica che ammetteva la verità di Dio solo in relazione ad un evento soprannaturale, per la qualcosa Dio per essere tale deve per forza mostrarsi attraverso un prodigio o un evento sconvolgente; 2) quella pagana, espressiva dello gnosticismo, della mentalità sofista, che persevererà anche nell'agnosticismo, secondo cui Dio non lo si può raggiungere che attraverso la razionalità e la conoscenza materiale sperimentale; in altre parole, secondo questa concezione Dio non esiste sempre che non si abbiano prove tasngibili su di lui. Paolo però risponde che è piuttosto attraverso quello che comunemente parlando gli uomini definisco assurdo, irreale, pazzo e inconcepibile che il vero Dio manifesta se stesso.... E che cosa c'è di più pazzo se non che un Dio muoia per l'umanità? Ecco che allora da parte cristiana non ci si deve vergognare a professare una fede che altre culture definiscono assurda ed irrazionale, perché appunto in quello che non è umanamente concepibile Dio annuncia se stesso e il suo mistero. Non per niente lo stesso Paolo anche nella medesima lettera ai Corinzi è categorico nel dire che " la sapienza dei sapienti (intellettuali, scienziati, eruditi) è stoltezza davanti a Dio, che ha scelto quello che è stolto appunto per confondere i sapienti del nostro mondo... Ratzinger afferma nei suoi scritti che la croce è "l'essere più forte dell'amore sulla morte" e questa è in effetti la ragione per cui Dio ha preferito questa via così scabrosa per conseguirci la liberazione e la salvezza: l'amore incondizionato per l'umanità, lo spasimo perché noi possiamo sentirci apprezzati e accolti e così avere maggiore zelo per la conversione e per il radicale cambiamento di noi stessi. Solo l'amore di Dio poteva far sì che Cristo fosse vittima innocente, agnello condotto al macello afinché il suo sangue potesse riscattarci; ma quale espressione poteva essere più convincente di questo amore se non il supplizio cruento della croce? La morte di Cristo contrassegna così la preponderanza dell'amore sul peccato e per ciò stesso sulla nostra morte quotidiana che si cela sotto le subdole illusioni del vivere. Perché noi possiamo usufruire del vantaggio della croce di Cristo occorre però che anche i nostri pensieri siano conformi a quelli di Dio. |