Omelia (04-04-2021) |
diac. Vito Calella |
Ospiti nel cuore della Trinità Valore del corpo di Gesù Questa notte abbiamo accolto già l'annuncio della toma vuota. Nel sepolcro il corpo del crocifisso non c'era più. Le donne avevano predisposto tutto per l'unzione rispettosa di quel corpo crocifisso. Il ricordo drammatico del sangue uscito dalla ferite aveva trasmesso l'indicibile mistero del dono totale senza alcuna ricompensa. Quel corpo doveva essere onorato con il prezioso olio di nardo, perché aveva comunicato la prossimità amorevole del Padre verso ogni esistenza umana, a partire da quelle più sofferenti e più lontane, segnate dalla vulnerabilità e dall'egoismo divisivo delle scelte fatte senza rispetto del Creatore e delle creature. Il sepolcro è vuoto: primo segno della risurrezione L'evangelista Giovanni, nel descrivere l'accuratezza con cui il sudario era stato piegato e riposto in un luogo a parte, toglie a Maria di Magdala il sospetto terribile che qualcuno avesse portato via il cadavere di Gesù. Un ladro non si preoccupa di piegare accuratamente il sudario, ma fugge lasciando il segno del suo atto sacrilego. Il segno del sepolcro vuoto rispetta la nostra libertà, perché non è una prova inconfutabile della risurrezione: si può credere e si può rimanere sospesi tra dubbio e adesione. Dei tre personaggi del racconto evangelico solo il discepolo amato, entrato dopo Pietro nel sepolcro vuoto, «vide e credette». Ciascuno di noi si può identificare in lui, oppure nel passo affaticato e nel silenzio di Pietro, o anche nell'emozione incontrollata di Maddalena. Le apparizioni del risuscitato testimoniate dagli apostoli: secondo segno della risurrezione La testimonianza della predicazione schietta di Pietro, accolta ascoltando gli Atti degli apostoli, ci può dire che è possibile un cammino di conversione anche per ciascuno di noi. C'è grande differenza dal "Pietro" del Vangelo al "Pietro" degli Atti degli apostoli: nel Vangelo Pietro era ancora affranto e appesantito dal rimorso del triplice rinnegamento del Maestro; negli Atti degli apostoli Pietro è già stato ristabilito nella comunione con il Cristo risuscitato ed ha consegnato tutta la fragilità del suo essere uomo all'azione dello Spirito Santo. Pietro ha ora il coraggio di esporsi pubblicamente, senza paura, denunciando l'accaduto e annunciando le apparizioni del Cristo risuscitato. Sia il sepolcro vuoto, sia la testimonianza degli apostoli che hanno visto il Cristo risuscitato, sono due segni consegnati alla nostra libertà. affinché ciascuno di noi possa decidersi coraggiosamente a centrare tutta la sua vita nel nome di Cristo, attratto e trasformato dall'esperienza determinante della sua morte e risurrezione. Il senso della morte di croce La morte di croce comunica l'eccedenza di dono del Padre unito al Figlio che ci dona lo Spirito Santo, per invitarci a scoprire e aderire alla nuova ed eterna alleanza di comunione. Della sua morte di croce, andando altre lo sguardo rivolto solo alle sofferenze patite, custodiamo l'iniziativa divina e gratuita del dono totale d'amore. Guardiamo in alto, senza fissarci nella bassezza scandalosa e insensata del patibolo della crocifissione. Ci troviamo tutti impreparati e immeritevoli di fronte a così grande offerta di comunione nuova ed eterna del Padre unito al Figlio, che effonde nei nostri cuori l'Amore gratuito, che li ha sempre mantenuti uniti, anche nell'ora in cui le forze egoistiche del male sembravano aver decretato "vittoria" per la loro separazione, gridata dal crocifisso quando aveva pregato quel «Mio Dio, perché mi hai abbandonato?». Ospiti nel cuore della Trinità L'essere stato risuscitato con quel corpo umano di servo sofferente ci apre all'ospitalità in Dio di tutta la nostra umanità. Il corpo trasfigurato di luce di Gesù crocifisso, non destinato alla corruzione del sepolcro, ci apre alla contemplazione di una verità stupefacente. Il Figlio unigenito del Padre, con quel corpo umano risuscitato e vivo per sempre ci rivela che nel cuore della Trinità trova per sempre ospitalità ogni nostra esistenza umana, identificabile da tutta la tessitura delle nostre relazioni unitive e divisive, gratuite ed egoistiche, esistenza segnata da esperienze di bene e di male, di salute e malattia, di prosperità e indigenza, di pace e di confusione. La presenza divina dello Spirito Santo in ciascuno di noi è la garanzia dell'«Io ci sono» del Padre unito al Figlio nello Spirito Santo nel qui ed ora della nostra esistenza. Vivere la Pasqua diventi per noi questo sentirci ospitati nel cuore della Trinità e mai più abbandonati al cieco destino del nulla dopo la soglia della nostra morte. Buona Pasqua. |