Omelia (11-04-2021) |
don Alberto Brignoli |
"Senza ombra di dubbio!” Dialoghi tra un prete qualsiasi e un cristiano qualsiasi, in una qualsiasi parrocchia di una parte qualsiasi del mondo (di proposito dico "qualsiasi" e non "qualunque", per evitare di essere tacciato di "qualunquismo"), in un'epoca qualsiasi, preferibilmente contemporanea: "Don... ho perso la fede, o comunque la sto perdendo". "Ah, sì? Mi spiace... e come mai? È successo qualcosa?". "No. O forse sì. Boh, non ci capisco più nulla. Dico di no nel senso che non c'è nulla di particolare che me l'abbia fatta perdere, e dico di sì perché succedono ogni giorno tante piccole cose che mi portano a dire che, forse, Dio ci ha abbandonati, che Dio si è dimenticato di noi. Poi, però, mi accorgo di dire qualcosa che somiglia a una bestemmia, e allora concludo che sono io che ho perso la fede... ammesso che l'abbia mai avuta, a questo punto". "E quali sarebbero queste ‘tante piccole cose' che succedono che ti portano a perdere la fede in Dio?". "Beh, un po' di tutto... tante cose che succedono nel mondo e nella vita di ogni giorno. Prendi anche solo questa pandemia che sembra non passare più, che ci logora, dalla quale non ne veniamo più fuori e che sta uccidendo più per disperazione che per contagio. Ma oltre a questa situazione, tante altre cose: gente che si ammala e muore senza mai essere stata male, lasciando magari da soli i familiari o addirittura figli piccoli; gente che sgobba per una vita o che cerca di essere rispettosa delle regole e si vede sopraffatta e presa in giro dai soliti furbi; disastri che succedono nel mondo e che, guarda caso, colpiscono sempre le zone più povere e disastrate del pianeta... potrei continuare all'infinito. Troppe, troppe cose che mi portano a chiedermi se davvero esista un Dio sopra tutti noi che si interessa di tutto questo. Provo anche a continuare a venire a messa, per cercare di ascoltare una parola di speranza: tutto bene finché sei in chiesa, ma poi quando esci e ti ritrovi a che fare con la dura realtà quotidiana... ti cadono le braccia a terra!". "Sì, d'accordo: ma guarda che certe domande sono normali, sono umane, tutti ce le poniamo!". "No, non è vero. C'è gente che su queste cose non si pone nemmeno la questione; o meglio, forse si fanno anch'essi delle domande, ma ad ogni modo si vede che hanno una fede incrollabile, perché in ogni situazione e in ogni circostanza, vanno avanti comunque affidandosi a Dio, dicendo che bisogna pregare tanto senza stancarsi, che il mondo va male non per colpa di Dio ma per colpa degli uomini che non lo pregano, che se tutti pregassimo di più e andessimo di più in chiesa il mondo sarebbe migliore... Ecco, io questa gente la invidio: la invidio perché si vede che sono convinti, incrollabili nella loro fede. Davvero, io non so come facciano: mi piacerebbe essere come loro, ma non so proprio come posso fare per avere anche solo un grammo, un granello della loro fede!". "Ti posso dire una cosa, con tutta franchezza? Rispetto e apprezzo la loro fede incrollabile, e anche io spesso mi sento in difetto, rispetto a loro: ma preferisco la tua fede, le tue domande, i tuoi dubbi e le tue incertezze". "Dai, don... non esagerare! Come puoi dire una cosa del genere?". "Beh, ti dirò che a me la gente dalla fede incrollabile ha sempre creato suscitato un misto di ammirazione e di timore. Di ammirazione, come ti dicevo prima, per via della loro forza interiore, e di timore, forse a causa di quella medesima forza. Anche storicamente, lungo i secoli, chi ha sostenuto di avere una fede incrollabile, di qualunque Dio o divinità si parli, ha certamente sostenuto le sorti di un paese o di una comunità di persone dal punto di vista dell'identità credente; ma spesso ha pure creato le basi per qualcosa di molto pericoloso, che con la fede ha avuto e ha ben poco a che vedere. Depositari di una fede incrollabile sono stati anche i Crociati in Terra Santa, i conquistatori di nuove terre nel Nuovo Mondo oltreoceano, i dittatori di ogni latitudine, gli integralisti di ogni fede che in nome del loro Dio attentano alla vita degli altri... E senza arrivare a questi, che possono sembrare esempi estremi ma comunque reali, ogni giorno assistiamo a scene di grande e piccola intolleranza, di orgoglio, di superiorità (recondita o manifesta) da parte di gente che, in nome della propria fede, si sente migliore degli altri, si permette di giudicarli, si ritiene in una posizione quantomeno fortunata rispetto a chi, a loro dire, butta via l'anima senza preoccuparsi della propria salvezza. E questo, magari, solo perché questi "altri", questi "miscredenti", questi che in chiesa ci vanno poco e solo quando capita, si fanno delle domande sul senso del credere e sulla reale presenza di Dio nella nostra vita, proprio come hai fatto tu. Ti dico solamente di non cadere nello stesso errore dei benpensanti che giudicano gli altri, e quindi di non giudicare né disprezzare la loro presunta buona fede, perché in molti casi è davvero una fede sincera e genuina; ma ti dico anche di non smettere mai di farti domande, di avere dubbi, di mettere in discussione ciò in cui credi, perché queste cose dimostrano la tua volontà di andare avanti, di sentirti sempre in ricerca, di non sentirti mai appagato e a posto nelle cose che riguardano Dio. Sappi che hai un modello, e potrei dire quasi un patrono, in questa affannata e dubbiosa ricerca di Dio: quel Tommaso detto Didimo che già dal suo nomignolo fa comprendere la sua "doppiezza", il suo doppio atteggiarsi rispetto a un Dio verso il quale nutre amore e stima, ma nei confronti del quale esprime qualche dubbio, e anche qualcosa di più, circa la sua resurrezione e il suo ritorno alla vita dopo una morte così cruenta. A lui non è bastato quello che gli altri gli hanno detto di Gesù; lui non si è fatto intimidire dal confronto con i Giudei, e in quella stanza a porte chiuse, quella sera, non ci è voluto rimanere; lui ha voluto vedere con i propri occhi il Maestro; lui ha voluto delle risposte alle sue domande, perché credere così, per pura fede, non era roba per lui. Certo, il Maestro ha accettato la sfida, eccome: non ha avuto paura dei dubbi di Tommaso. Gli ha dimostrato che, al di là delle sue lecite domande e dei suoi legittimi interrogativi, lui c'è: e il modo migliore per incontrarlo è mettere le proprie mani nei segni della sua passione, cioè immergersi nell'unica cosa che conta riguardo a Dio, ovvero i segni del suo amore per noi. Ama e lasciati amare da Dio, e lo scoprirai per quello che lui è, tuo Signore e tuo Dio". "Allora, anche se spesso ho dei dubbi e faccio a Dio domande un po' blasfeme, dici che posso lo stesso fare la Comunione, se vado a messa?". "Posso dirti un'ultima cosa? Forse, è quando hai troppe certezze e non ti metti mai in discussione rispetto al tuo rapporto con Dio, che è bene che ti fermi un attimo, che ti fai un esame di coscienza, e poi valuti bene se ti senti o no in comunione con Dio. E soprattutto con i tuoi fratelli. E ricordati che Tommaso, ‘san' Tommaso, con i suoi dubbi e le sue incertezze, alla fine, per il suo Signore e il suo Dio ha dato la vita". "Quindi, posso dirmi cristiano anche con i miei dubbi?". "Qui è proprio il caso di dirti: Senza ombra di dubbio!". |