Omelia (11-04-2021)
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COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di padre Gianmarco Paris

La sera di Pasqua i discepoli si trovavano insieme, in un luogo chiuso. Si erano dispersi dopo l'arresto di Gesù. Che cosa li ha spinti a ritrovarsi di nuovo insieme? Forse nel luogo dove avevano cenato per l'ultima volta con il maestro? Probabilmente è stata la notizia straordinaria che Maria di Magdala ha portato a Pietro e al discepolo amato da Gesù: che il sepolcro era aperto. I due erano andati a controllare e avevano verificato che nel sepolcro non c'era più il corpo di Gesù. Devono aver avvisato gli altri, che pian piano sono arrivati (tranne uno). Alcuni disorientati, chiedendosi che cosa fosse successo al maestro; altri, come il discepolo amato, credendo che fosse risorto da morte, come aveva predetto loro. Ebbene: proprio quando il sole stava tramontando su quel giorno pieno di gioia e di dubbi, Gesù viene in mezzo a loro. Li saluta con la pace; fa nascere in loro la gioia; dona il suo spirito di vita e li invia a portare agli altri questo dono. Anche se non capiscono tutto quello che sta succedendo, sentono che la loro speranza e la loro vita rinasce.
Nei giorni successivi raccontano di questo incontro a Tommaso, che non si era riunito con il gruppo quando Pietro aveva dato la notizia del sepolcro vuoto. Ma egli non vuole credere, vuole vedere e toccare le ferite delle mani e del costato. Sette giorni dopo i discepoli sono riuniti e Tommaso è con loro. In mezzo a loro viene Gesù. Viene per rispondere alla richiesta di Tommaso, che voleva vedere le ferite: senza toccarle riconosce che Gesù è il Signore, è Dio. Il risorto anticipa la richiesta dei discepoli futuri: beati quelli che senza aver visto crederanno; cioè crederanno sulla parola degli undici, grazie alla loro testimonianza di vita.
Infatti anche quando Gesù non veniva più in mezzo a loro visibilmente, i discepoli continuavano a riunirsi il giorno dopo il sabato, in memoria di quel primo giorno, per raccontare quello che avevano vissuto con Gesù, per ripetere il gesto della cena. Sentivano che ogni volta che facevano questo, Gesù Risorto veniva in mezzo a loro. Così è nata la Chiesa ed è andata crescendo, di domenica in domenica, come ci racconta il libro degli Atti degli Apostoli. I battezzati si riunivano e formavano "un cuore solo e un'anima sola", imparavano ad amarsi e ad aiutarsi concretamente nelle necessità, superando la tendenza umana a pensare ognuno solo per sé. Da quegli anni ad oggi sono cambiate tantissime cose, ma noi continuiamo sul cammino iniziato in quei giorni: ci riuniamo per ascoltare i racconti degli apostoli, per fare memoria della cena di Gesù, per imparare ad amarci e aiutarci concretamente.
Il tempo che va da una domenica all'altra, per i primi discepoli come per noi oggi, è il tempo della vita quotidiana, della famiglia, del lavoro, degli amici, delle gioie e dei dolori. È il tempo per scoprire cosa dice la risurrezione di Gesù alla nostra vita. Tra una domenica e l'altra succedono le cose della vita: uomini e donne si innamorano e si amano; bambini nascono alla vita; donne e uomini iniziano e concludono i loro lavori per rendere il mondo più umano; persone si ammalano e muoiono. In questi giorni feriali incontriamo sempre un Tommaso che dice: se non vedo Gesù con i segni delle ferite, non credo che è risorto. Anche noi, durante le settimane della nostra vita, quando facciamo esperienza della nostra fragilità fisica e spirituale, diventiamo un po' come Tommaso: ci diventa difficile credere che la vita è più forte della morte, il cuore si appesantisce, la speranza vacilla. Poi arriva di nuovo la domenica: e come Tommaso, ci riuniamo con gli altri discepoli per fare memoria della vita di Gesù: di nuovo lo vediamo venire in mezzo a noi, di nuovo ascoltiamo le sue parole, ripetiamo i gesti che lui ha fatto sul pane e sul vino, riceviamo la missione di essere testimoni suoi. E rincuorati da lui, portando lui nel nostro cuore, ricominciamo una nuova settimana, in cui imparare a vivere come ha vissuto Gesù, a sperare e amare come ha fatto Lui.
Da tanti mesi la vita di molte nostre famiglie è ferita dalla morte, dalla malattia, dalla perdita del lavoro e della speranza. Oggi, incontrando Gesù, non possiamo fare a meno di parlargli di tutto questo. Lui viene a prendere su di sé la nostra paura; soffia su di noi per crearci di nuovo, come Dio all'inizio della creazione.
La lettera di Giovanni ci dice: "vince il mondo colui che crede che Gesù è il Figlio di Dio ed è venuto con acqua e sangue". Il ministero di Gesù è iniziato con il battesimo nell'acqua del Giordano e si è concluso con il sangue della sua passione e morte. Così la nostra vita di discepoli: comincia con il battesimo e si compie con il dono totale di noi stessi per amore. Credere e vivere così significa avere quella "fede che vince il mondo", che vince la sfiducia e per questo rende possibile la vita. Dio ha donato la vita risorta a Gesù che si è donato per amore. Dio dona nuova vita a chi, come lui, si dona per amore.