Omelia (26-10-2001) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. [...] Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Come vivere questa Parola? Già nell'antichità pagana qualche poeta aveva espresso il dramma del fatto che noi, in cuore, sappiamo ciò che è bene. Non solo: lo apprezziamo; però poi spesso scivoliamo nel compimento di ciò che è male. Quanti non credono nel peccato originale dovrebbero fare i conti con questa constatazione chiara, esistenziale e personale, perché proprio questo contrasto tra il fascino di ciò che è vero giusto buono e il non saperlo realizzare, denota che qualcosa di grave è avvenuto alle origini e l'armonia si è rotta. Ora il problema si pone in questi termini: è irrimediabile lo scivolamento nel male, per noi uomini? La risposta di Paolo è molto consolante: se da soli non possiamo opporci al male, lo possiamo però invocando Cristo Gesù, con le energie che ci vengono da Lui. Nel suo aiuto, ecco, nel suo mistero pasquale (che è vittoria sul male e sulla morte!) noi possiamo essere vincitori. E' quello su cui mi fermerò a riflettere oggi, nella mia pausa di rientro al cuore. Quali sono le occasioni in cui più spesso scivolo nel male anche se, sostanzialmente non lo vorrei? Altro interrogativo vitale: nella tentazione, nella debolezza, ricorro alla potenza del nome di Gesù o cerco di cavarmela da solo, senz'aggrapparmi alla preghiera, e poi mi scoraggio? La voce di un antico Padre della Chiesa Per la salvezza del Cristo abbiamo deposto l'angoscia della maledizione antica e abbiamo ritrovato il sorriso e la gioia. Cirillo Alessandrino |