Omelia (25-04-2021)
don Mario Simula
Sono ferito d'Amore

C'è solo da provare le vertigini quando veniamo a sapere, da chi lo ha sperimentato, "quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio. E lo siamo realmente. E lo siamo fin d'ora.

Quello che poi saremo non ci è stato ancora rivelato.

Quando Dio si rivelerà in tutta la sua Bellezza e in tutto il suo Amore, la familiarità, la vicinanza, l'esperienza di figli saranno così intime da farci diventare simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è".
Com' è possibile un amore così pieno che ha la forza di coinvolgere corpo, sensi, sentimenti, vita, progetti, momenti di gioia e di dolore, fallimenti e successi, fedeltà e peccati?

Solo Dio Padre può abbracciarci con un abbraccio così esclusivo. Solo il Figlio Gesù, splendore del Padre, Amatissimo del Padre, nostro fratello e compagno di viaggio, può rendere inebriante fino all'incredibile questo abbraccio.

Mi sento stupito, sconvolto, trasformato.

L'amore di Gesù è senza chiudende. Non conosce fossati, non pratica scarti, non discrimina, non esclude. E' tutto per noi, per il mondo, per ogni uomo e donna di questo mondo. E' un amore che guarisce, rallenta la morsa del dolore.

E' un unguento di consolazione e di fraternità.

Vivendo un amore di tenerezza così intensa, siamo introdotti nella visione di Dio. Non può che essere così.

Lo grido a squarciagola. Lo racconto a tutti: voglio conoscere il Volto di un Padre che mi ama dalla viscere. Chi mi aiuterà? Gesù ci fa fare i passi giusti verso il Volto di Dio. Si siede accanto al nostro malessere. Attenua la paura di esistere. Ci libera dagli incubi della solitudine, della paura e della miseria. Condivide il nostro sentiero cieco, disperante come un labirinto senza uscita. Si piega sui nostri peccati e, ad uno ad uno, li cura fino a distruggerli. Anzi nelle sue mani i peccati stessi diventano la nostra storia personale e talvolta comunitaria della quale con umiltà dobbiamo prendere coscienza per trovare la liberazione e la gioia.

Gesù ci ama a tal punto da aiutarci a vincere il male e a superarlo distruggendone nella memoria ogni traccia deprimente.

Desidero con tutto me stesso essere sotto quel crocifisso le cui piaghe continuano a versare sangue sul capo e sul corpo di tutti quelli che hanno avuto e hanno il coraggio di "rimanere" ai piedi del Legno.
Su quelli che fino all'ultimo istante sono rimasti apposta per bestemmiare e rendere ancora più infamante, se fosse stato possibile, quel dolore e quella vergogna.

Sul brigante che trova, negli scantinati del suo cuore, una piccola sorgente di pentimento e a quella si affida per non morire di disperazione, fino a quando Gesù non trasforma quella piccola sorgente in un fiume di misericordia che scorre in piena, tutto rendendo fecondo e buono.

Il senso di un Dio che ha tanto amato il mondo da darci il Figlio perché diventassimo figli è contenuto in questo amore che purifica e salva.

Quelle piaghe gloriose sono le destinatarie della nostra contemplazione amante. Le passiamo tutte in sequenza davanti ai nostri occhi e ci accorgiamo che le lacrime spontaneamente rigano il nostro viso, ci riscaldano e ci consolano.

Non dovrei mai staccare lo sguardo e il cuore da quelle mani e da quei piedi, da quella fronte ferita a morte, da quel costato generoso di Presenza di Dio.

L'amore di Gesù è concreto, quotidiano e instancabile. Corrisponde alla cura premurosa del pastore bello che si prende a cuore le pecore, le conosce per nome, le accarezza come creature della sua tenerezza. Le segue giorno e notte, guidandole col bastone che ritma il passo, vigilando su di esse e riconoscendo ciascuna, per il suono del suo campanaccio.

Per noi il pastore Gesù, bello come una madre e come un padre, dà la vita, non soltanto la guarigione.
Ci difende dai lupi e dai mercenari. E' pronto a lasciare le novantanove pecore fedeli nel recinto sicuro, per andare alla ricerca di me, smarrito e ferito, intrappolato nelle schiavitù delle mie false felicità.

Nessuno come Lui sa prendermi sulle spalle con infinita dolcezza e con pazienza tenace, dopo avermi liberato dall'intrico dei rovi. E se ho bisogno di unguento e di aceto per essere curato, li usa senza procurarmi sofferenza se non quella amabile della correzione perché il mio cuore si converta.

Com'è vera e trasformante la predicazione di Pietro a Gerusalemme. E' un invito al pentimento e alla vita nuova. Esigenze che rimangono attuali anche dopo la Pasqua, perché è vero che noi amiamo il Signore, ma allo stesso tempo rimane vero che siamo inguaribili schiavi del peccato.

Coloro che ascoltano l'Apostolo si sentono feriti nel cuore. Si pentono della loro mancanza di amore.
Sperimentano un dolore sincero per le loro infedeltà. Sono capaci di piangere per la gioia: hanno incontrato la misericordia di Gesù, quell'amore di tenerezza, molto più inguaribile dei nostri peccati.


Gesù, sono qui. Piango e mi lamento. Non mi vedi? Ascolta almeno la mia voce. Ti cerco dall'abisso dei miei peccati, mentre Tu mi cerchi dalle profondità del tuo amore.

Gesù, sono il tuo discepolo ribelle che ha creduto di essere importante, libero e furbo allontanandosi da te. Sei tu, in realtà, la ragione della mia vita.

Tu mi conosci per nome e mi chiami con affetto, dalle viscere della tua benevolenza. Tu ogni giorno passi in rassegna i nostri volti. Riprendi tra le mani le nostre storie. Non ti stanchi mai dei nostri occhi.
Sei il nostro pastore buono, instancabile giorno e notte. Con quel bastone che ci indica i passi.

Sei il nostro pastore bello, capace di restituire continuamente alla nostra vita i tratti di Tuo Padre che ci ha plasmati simili a Lui. Destinati a Lui. Desiderosi di Lui, fino alla "visione". Per essere come Lui è.

Gesù, vedi come nella mia vita esistono due vie: una che mi porta per attrazione amorosa a Te. L'altra che mi porta a lasciarmi trascinare dalla passione, dalla parte oscura di me.

Gesù, diventa per me bastone e vincastro. Solo essi mi danno sicurezza.

Prepara per me la mensa della confidenza. Sii Tu, Gesù, a cospargere il mio capo col tuo unguento inebriante e trasformalo nel buon profumo di Te. Lascia che il mio calice trabocchi di felicità.

Sei Tu, Gesù, che mi permetti di rivolgerti una preghiera così ardita. E' la preghiera di chi sa di essere destinato alla visione.