Commento su Gen 22,1-2.9.10-13.15-18; Sal 115; Rm 8,31-34; Mc 9,2-10
La liturgia di domenica scorsa ci presentava la lotta che il Cristo fa per smascherare il male, lotta che ogni cristiano deve a sua volta affrontare per poter vivere il vangelo.
Gesù vive quaranta giorni da solo nel deserto e lotta con satana che esce sconfitto, perché il Cristo sceglie di seguire la volontà del Padre e di portare sino in fondo la sua missione, per realizzare la salvezza di tutti gli uomini.
La liturgia di questa domenica ci ricorda come Gesù perde tutto per il Padre, per ricevere tutto dal Padre. Dio chiede tutto all'uomo, perché vuole donargli il massimo, è un Dio nuovo, che non condanna l'uomo, ma che lo perdona, lo aiuta, cammina con lui, lo inserisce nella strada giusta, un Dio che benedice, per far diventare gli uomini benedizione per tutti.
La trasfigurazione di Gesù avviene per la consolazione dei discepoli che non comprendono e sono sempre più delusi dagli avvenimenti e dalle parole di Gesù, che annuncia la sua morte e risurrezione.
Questa manifestazione di Gesù ci annuncia che il nuovo tempo, quello della salvezza, è venuto per tutta l'umanità attraverso la gloriosa risurrezione del Cristo che avverrà solo per mezzo della sua passione e della sua morte di croce.
Segno di questa domenica è la luce.
La prima lettura, tratta dal libro della Genesi, ci ricorda il sacrificio di Isacco.
Dio mette Abramo alla prova. Lo chiama e gli ordina di prendere suo figlio, l'unico figlio, l'unigenito che lui amava molto, e di andare nella terra di Moria e offrirlo in olocausto sul monte che gli indicherà.
Dopo tre giorni di cammino arrivarono nel luogo indicato da Dio e, preparato l'altare, vi pose sopra il figlio Isacco, prese il coltello per immolarlo e, in quel momento, l'angelo del Signore lo fermò.
L'angelo disse poi che Dio ha conosciuto la fede di Abramo e per questo gli darà molte benedizioni e lo colmerà di una grande stirpe pari alle stelle del cielo e alla sabbia del mare, e tutte le nazioni per mezzo suo saranno benedette .
Molti studiosi dicono che questo racconto è una leggenda, nei catechismi dell'iniziazione cristiana si parla di un pensiero di Abramo e si cerca di far comprendere ai bambini e ragazzi che indubbia è la sua fede nel Signore, se Dio gli avesse chiesto quel sacrificio, Abramo sarebbe stato pronto a eseguirlo. Già dalla prima chiamata, lascia tutto, una terra fertile, ricchezze, animali, e parte secondo l'indicazione di Dio. Ora prende suo figlio, l'unigenito e obbedisce al Signore, non ci pensa, non fa ragionamenti, il Signore parla e lui esegue quello che gli dice. Nella bibbia si parla di Abramo quale "patriarca della fede".
Abramo è per noi un esempio di fede incrollabile o è solo un personaggio del vecchio testamento?
Con il ritornello del salmo responsoriale, tratto dal salmo 115/116, "Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi" il popolo vuole mettere in evidenza la fiducia che ha in Dio.
Nei versetti dice di aver creduto anche quando tutto era negativo, quando era troppo triste, ma al Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli.
Ti prego Signore, tu hai spezzato le mie catene per questo offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i voti al Signore nella sua casa davanti a tutti i popoli.
Nella seconda lettura, tratta dalla lettera ai Romani, l'Apostolo Paolo parla ai fratelli, ricordando loro che Dio non ha risparmiato suo Figlio, ma lo ha dato per tutti, Dio non giudica, giustifica e perdona l'uomo, e così anche Gesù, che siede alla destra del Padre, intercede per noi.
L'evangelista Marco ci propone l'emozionante racconto della trasfigurazione di Gesù che, presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, sale sul monte Tabor e qui avviene la visione della sua trasfigurazione, lo vedono in bianche vesti, talmente bianche che nessun lavandaio potrebbe lavarle così bianche, che conversa con Mosè e con Elia, simboli rispettivamente della legge e dei profeti, parlano dell'esodo che attende il Cristo a Gerusalemme.
Per Pietro sarebbe bello stare per sempre sul monte con il Signore, vorrebbe fare tre capanne e vivere nella sua visione sfolgorante nella pace e nel silenzio in quel luogo, ma una nube oscurò il cielo e videro solo Gesù, ma dall'alto la voce di Dio disse: "Questi è il Figlio mio, l'amato, ascoltatelo". Questa manifestazione di Gesù ci annuncia che il nuovo tempo, quello della salvezza, è venuto per tutta l'umanità attraverso la gloriosa risurrezione del Cristo, che avverrà solo per mezzo della sua passione e della sua morte di croce.
Per chi ama la montagna è facile comprendere il desiderio degli apostoli di restare per sempre con Gesù, senza affrontare la sofferenza della sua passione, morte e risurrezione. Chi sale in alto si avvicina al cielo e sembra quasi di essere più vicini al Signore, di cui sente la presenza nel silenzio e nella bellezza della natura che Dio ha creato per gli uomini, ma il cristiano deve vivere nel mondo ed affrontare le lotte quotidiane della vita.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- Abramo, quando il Signore lo chiama, risponde: "Eccomi": noi, quando il Signore ci parla, cosa rispondiamo?
- Il canto liturgico recita: "Eccomi Signore, io vengo, si compia in me la tua volontà". Siamo pronti a fare ogni giorno quello che il Signore vuole da noi?
- Noi crediamo? Abbiamo fede?
- Noi crediamo per fede o per tradizione?
- Pietro, Giacomo e Giovanni sono delusi e tristi per ciò che ancora non riescono a comprendere cosa Gesù diceva loro. Noi siamo capaci di ascoltare il Cristo che ci parla nel silenzio della nostra anima?
- Gesù ci vuole nel mondo a vivere ogni giorno il cammino che Dio ha scelto per ciascuno di noi, dobbiamo lottare per arrivare a godere del suo volto trasfigurato. Ne siamo consapevoli?
Gianna e Aldo - CPM Genova