Omelia (07-03-2021)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)
Commento su Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25

La liturgia di domenica scorsa ci ricordava come Gesù perde tutto per il Padre, per ricevere tutto dal Padre. Dio chiede tutto all'uomo perché vuole donargli il massimo, è un Dio nuovo che non condanna l'uomo, ma che lo perdona, lo benedice, facendolo diventare benedizione per tutti gli uomini.

La trasfigurazione di Gesù avviene per la consolazione dei discepoli che non comprendono e sono sempre più delusi dagli avvenimenti e dalle parole di Gesù, che annuncia la sua morte e risurrezione.


La liturgia di questa domenica ci presenta Gesù che risana la relazione fra gli uomini e Dio. E' necessario ora adorare Dio in Spirito e verità.

L'episodio del tempio, che Giovanni colloca all'inizio del suo vangelo, ci vuole far comprendere come il tempio è il luogo dove abita Dio, dove gli uomini devono starci da figli, dove trovano i suoi doni: Dio vuole che l'uomo abbia una nuova concezione di Lui, lo consideri come un Padre buono e premuroso.

Segni di questa domenica sono: la legge, i miracoli, il culto, tutti elementi che ci presentano un Dio diverso da quello che ci vuol far conoscere Gesù.


Nella prima lettura, tratta dal libro dell'Esodo, ci viene riproposto il racconto in cui Dio dà a Mosè il decalogo.

Dio vuole far comprendere all'uomo che li ha fatti uscire dalla schiavitù dell'Egitto per renderli liberi, renderli suoi figli e per questo dice al popolo queste dieci "parole": Io sono il tuo unico Dio, sono un Dio geloso che punisce la colpa dei padri per molte generazioni, ma che ma che sono buono per mille generazioni per coloro che mi amano".

E ancora: "non pronunciare invano il nome del Signore, ricorda di santificare il giorno del sabato, lavorerai per sei giorni ma il sabato settimo tu e tutti i tuoi familiari compresi i tuoi animali, non lavoreranno per santificare questo giorno in cui anche Dio si è riposato dopo aver creato il cielo e la terra e tutti i suoi abitanti, onora tuo padre e tua madre, non ucciderai il tuo prossimo, non commetterai adulterio, non ruberai, non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo, non desidererai la casa del tuo prossimo, né la moglie del tuo prossimo e neppure qualsiasi suo avere".

Gli ebrei non parlavano di comandamenti, ma parlavano delle dieci parole della rivelazione, che il Signore Dio aveva dato a Mosè e che loro dovevano seguire nella vita e osservandole sarebbero diventati capaci di amare Dio.

S. Agostino diceva: "Ama Dio e fa quello che vuoi".

Quando si parla dei comandamenti, molte persone pensano che sia l'elenco dei "non", quasi come se gli insegnamenti della Chiesa fossero solo dei divieti, pieni di cose da non fare, imposizioni impossibili da realizzare. Dio ha dato al popolo la legge, perché, attraverso questi insegnamenti, potesse diventare libero e non schiavo di tutte le negatività che esistono dentro di lui. Se si osserva ciò che Dio ha detto si diventa veramente liberi di vivere nell'amore di cui parla Gesù; egli, infatti, non ha eliminato la legge, ma l'ha perfezionata, dandoci il comandamento nuovo: "Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi": se si impara ad amare gli altri alla maniera di Gesù non ci sarà nessun problema ad osservare il decalogo.


Con il ritornello del salmo responsoriale, tratto dal salmo 18/19 "Signore tu hai parole di vita eterna" il popolo riconosce che la legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima.

Nei versetti il salmista dice che i precetti del Signore sono retti, i comandi del Signore sono limpidi, illuminano gli occhi, i giudizi del Signore sono tutti giusti.


Nella seconda lettura, tratta dalla prima lettera ai Corinzi, l'Apostolo Paolo parla ai fratelli, ricordando loro che, mentre i Giudei chiedono dei segni e i Greci chiedono sapienza, noi annunciamo Cristo crocifisso, Egli, infatti, è potenza e sapienza di Dio.

Si potrebbe pensare che Dio servisse solo per fare miracoli, per realizzare cose grandiose, invece il Cristo si trova nel silenzio della croce, dove dimostra tutto l'immenso amore che ha per gli uomini.


L'evangelista Giovanni colloca l'episodio in cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio all'inizio del suo vangelo.

Mentre si avvicinava la Pasqua, Gesù salì a Gerusalemme, dove nel tempio trovò mercanti che vendevano animali e seduti i cambia monete. Fatta una frusta scacciò tutti fuori dal tempio dicendo loro di non fare della casa del Padre un mercato.

I Giudei chiesero a Gesù: "Quali segni ci mostri per fare queste cose?" e Gesù rispose loro: "Distruggete questo tempio ed io lo ricostruirò in tre giorni".

Gesù parlava non del tempio ma del suo corpo e i suoi discepoli, dopo la sua risurrezione, si ricordarono di quanto aveva detto loro e credettero nella sua Parola.

Mentre era a Gerusalemme, vedendo i segni che Gesù compiva, molti credettero, ma Egli non si fidava perché conosceva il cuore degli uomini.

Gesù scacciando i mercanti dal tempio lo purifica, fa comprendere agli uomini come deve essere il culto nei confronti di Dio, puro e fedele; nel tempio si deve celebrare solo una liturgia dell'amore.


Per la riflessione di coppia e di famiglia:

- Mosè riceve il decalogo da consegnare al popolo per liberarsi dai condizionamenti umani. Per noi il decalogo che cos'è?

- Siamo consapevoli che i "non" del decalogo sono tutti realizzabili nella vita quotidiana, mettendo in pratica l'Amore di cui parla Gesù?

- Gli insegnamenti di Dio fanno parte della nostra vita terrena o viviamo le nostre giornate presi dagli avvenimenti anche negativi che incontriamo, senza pensare quale sarebbe la soluzione migliore per un cristiano?

- Quando entriamo in Chiesa siamo certi che lì c'è il Signore che ci attende, per entrare in relazione con ciascuno di noi nel silenzio e nella preghiera?

- Rispettiamo la Chiesa perché per noi è veramente la casa di Dio?

- Cristo ci ha promesso di camminare con noi ogni giorno sino alla fine della nostra vita, è con noi in ogni luogo; partecipare alle liturgie con la comunità cristiana può essere un avvicinarci maggiormente alla Parola, che ci fa comprendere qual è la strada da percorrere per giungere alla gioia eterna?


Gianna e Aldo - CPM Genova