Omelia (04-04-2021) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9 Oggi celebriamo la festa più grande e più importante per noi cristiani, la Pasqua di resurrezione che è un mistero grande: tutta la nostra fede parte e si appoggia su di essa. Pasqua significa passaggio e deriva dall'evento dell'esodo del popolo ebraico dall'Egitto. In Cristo essa ha assunto un nuovo significato: quello del passaggio dalla morte del peccato alla vita nuova che Gesù ci ha fatto dono con il suo sacrificio sulla croce. Nella prima lettura troviamo Pietro che, nella casa del centurione Cornelio, annuncia il piano di salvezza di Dio, che passa attraverso la morte e resurrezione di Gesù di Nazaret e l'ordine ricevuto da Lui di annunciare questo evento a tutti, perché "chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome". Anche l'apostolo Paolo, nella sua lettera ai Colossesi (seconda lettura), afferma con forza il legame della fede con la resurrezione di Cristo: "se Cristo non è risorto vuota è la vostra fede"! (1Cor 15,14). Nel vangelo di san Giovanni troviamo il racconto della scoperta da parte degli apostoli, la domenica mattina, della resurrezione del Signore: trovarono il sepolcro vuoto! Dio ha fatto rotolare via la pietra, cioè il peccato che ostacola l'incontro con il Signore: la vita ha ribaltato la morte. Il racconto è carico di gesti e di simboli: l'andare di Maria nel buio, il suo stupore per la scoperta, il correre per annunciare agli apostoli che Gesù era stato portato via, il correre di Pietro e Giovanni verso il sepolcro, la ritualità del rispetto dei ruoli (Giovanni aspettò Pietro prima d'entrare), i teli, il sudario, la conversione: "credettero"! I discepoli non avevano ancora compreso la Scrittura; questa frase che conclude il racconto evangelico, rappresenta ancora oggi la nostra difficoltà a comprendere, nella sua verità più profonda, l'evento della resurrezione di Gesù che oggi celebriamo. La sfida che il Risorto lancia a noi, come singoli e come comunità, è che Lui è uscito dalla tomba nella quale l'abbiamo racchiuso e, come ci ricorda papa Francesco, oggi "Gesù Cristo ci ama, ha dato la sua vita per salvarci, e adesso è vivo al nostro fianco ogni giorno, per illuminarci, per darci forza, per liberarci, per darci speranza, pace, gioia". La vittoria della vita sulla morte è il più grande annuncio della storia, non solo per i credenti, ma per tutti gli uomini. Il credente non può tenere per sé questo messaggio. Deve annunciarlo a tutti. Ma è un annuncio difficile, perché la risurrezione non è un evento da affidare solo alla memoria, è un evento sempre attuale, che pretende di cambiare la nostra vita e può essere annunciato in modo credibile solo da una esistenza rinnovata. Senza la testimonianza dell'attualità dell'evento pasquale, alla nostra fede manca qualche cosa di essenziale. L'annuncio cristiano diventa efficace se vive nelle nostre coscienze, quando riusciamo a capire che è possibile educare a un amore autentico; quando pensiamo che affidandoci ai criteri evangelici possiamo far rinascere un amore coniugale languente; quando riusciamo a pensare agli altri; quando riusciamo a perdonare le offese impossibili da perdonare secondo la logica di questo mondo; quando sperimentiamo che è possibile cambiare la nostra società; quando pensiamo che uno stile di vita più sobrio può portare a una vera solidarietà. Il cuore della vita cristiana è esattamente questo: credere l'incredibile, amare chi non è amabile, sperare contro ogni evidenza. Fede, speranza, carità sono possibili in ogni condizione, anche la più sofferta se si crede alla risurrezione. Viviamo quindi con questo spirito la triste realtà della pandemia che stiamo vivendo in questo momento difficile.
|