Omelia (25-04-2021) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su At 4,8-12; Sal 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18 Questa domenica il testo evangelico giovanneo ci presenta la figura del Buon Pastore, che, sin dagli albori del Cristianesimo, superando il divieto di raffigurare con qualsiasi immagine di Dio, ha trovato una espressione pittorica o plastica, in linea con la cultura pastorizia del tempo, in perfetta sintonia con l'immagine di un uomo forte, tenace, coraggioso, premuroso, rassicurante e protettivo quale custode delle sue e altrui greggi del tempo. La suggestiva metafora del pastore era fortemente radicata nella esperienza degli "aramei nomadi", quali furono i patriarchi di Israele, e d'altronde va ricordato che nell'antico Oriente, come nella omerica civiltà, i governanti consideravano sé stessi come "pastori dei popoli" a loro assegnati per volere "divino". Il modello del "Buon Pastore" non è di esclusività ecclesiastica, ma deve essere modello "universale", ossia fruibile da ogni persona chiamata al servizio, dalla piccola chiesa domestica alla comunità universale dell'umanità. Questa "universalità" fa sì che ognuno di noi si senta responsabile e corresponsabile della propria "cura" di sé, ma anche della "cura" verso gli altri a cominciare da quel prossimo che è la coppia, la famiglia, la comunità civile e religiosa, fino ad espandersi ai limiti senza limite. E ripensando anche alla parabola della pecorella smarrita, sempre ambientata nel mondo della pastorizia, effettivamente, guardando alla logica mondana, ci verrebbe da chiedere che logica ha lasciare il tutto per cercare il particolare, lasciare le sicurezze (novantanove pecorelle) per avventurarsi alla ricerca dell'incognito (la pecorella smarrita), se non fosse che quella ricerca non è verso l'esterno, ma verso l'interno, verso il nostro intimo, per recuperare quello smarrimento a cui oggi soggiacciamo inconsciamente perché nascosto dalle tante "sicurezze" offerte da una realtà sempre più frenetica, tecnologica, globalizzante, ma soprattutto virtuale, che però ci rende mercenari di questo mondo che cerca di allontanare dai nostri pensieri ogni dubbio e incertezza, creando in noi il mito del superuomo che sa trovare ogni risposta nella logica umana, per poi smarrirsi nel momento in cui un imprevisto, un imponderabile dimostra la sua caducità (Covid docet). Interessante infatti in questo momento di smarrimento pandemico, come si ricorra a una immagine che psicologicamente dovrebbe dare sicurezza: la vaccinazione di gregge...dove il sentirsi parte di un tutto dà una sensazione di sicurezza, ma che però la sicurezza non la dà più un soggetto, colui che sa essere guida e dare certezze, ma un oggetto, il vaccino, anzi ai diversi vaccini, a dimostrazione della continua insicurezza, debolezza e incapacità dell'uomo di affidarsi all'Uomo per l'uomo, e credere sempre di più nella tecnologia degli oggetti. Quindi se l'immagine del Buon Pastore suscita in ognuno di noi una certa sicurezza perché siamo riconosciuti da chi ci guida, questa sicurezza la troviamo anche riagganciandoci agli Atti degli Apostoli di questa domenica che ci offre quella sicurezza su cui poggiare la nostra vita umana e cristiana: "Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo."...un Gesù che sa essere guida, pastore, ma anche fratello, amico, compagno, accanto a ognuno di noi, se abbiamo la capacità di alzare gli occhi dalla terra per immergerli nei suoi, affidandoci incondizionatamente a Lui, alla sua Parola, al suo Amore, al suo esempio.
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