Omelia (02-11-2005) |
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Ll regno di Dio è vicino Nel corso della vita, ognuno di noi incontra la morte: una persona cara, un amico, un conoscente. Sentiamo la loro morte come una cosa terribile, come un'ingiustizia. Quanto alla nostra morte... preferiamo non pensarvi. Sentiamo irresistibile e profondo il desiderio di vita, di una vita che non abbia fine né per il corpo, né per l'affetto che ci lega alle persone amate. Nella Bibbia, Dio ci rivela che abbiamo ragione: siamo stati creati per una vita immortale. Ma perché allora la morte? San Paolo spiega che la morte è conseguenza del peccato. Il peccato, che è rifiuto di Dio, ci pone fuori del suo progetto di vita e di salvezza: esso è la vera morte; la morte fisica non è dunque che conseguenza del peccato. Gesù, che è venuto per salvarci da questa doppia morte, ha detto che Dio «non è il Dio dei morti, ma dei vivi» (Matteo 22,32). Dio quindi ama la vita e non la morte! Infatti, in Gesù Cristo, la nostra morte è stata vinta. Egli, accettando di morire come noi e per noi, ha vinto il peccato, causa della morte. Egli, risorgendo ha sconfitto la morte. Il cristiano che ha fiducia in Cristo, sa che la morte è solo un passaggio alla vita definitiva in Dio. Al di là della morte ci attende quindi la vita. Perciò i nostri cari che sono morti nella fede sono vivi in Cristo. Per chi ha creduto e sperato in Cristo è vita di gloria, nel partecipare per sempre alla gioia di Dio (noi lo chiamiamo: paradiso). Gesù però ci avverte: poiché Dio ci ha fatti liberi, c'è in noi la tremenda capacità di ostinarci nel rifiuto del suo amore. L'uomo che agisse così, si metterebbe, con le sue mani al di fuori della gioia di Dio. Si condannerebbe da sé. E' questo l'inferno, la terribile possibilità di dire di no per sempre, anche oltre la morte. Forse noi pensiamo che questo giudizio di Dio sia tutto racchiuso negli ultimi istanti di vita. Gesù preferisce parlarci di un giudizio continuo, quotidiano. Chi accetta Cristo e la sua parola, «è passato dalla morte alla vita» (Giovanni 5,24). Chi lo rifiuta è già condannato, «perché la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce» (Giovanni 3,19). Comprendiamo allora il valore che ha ogni istante della nostra vita: siamo chiamati a fare una scelta che va al di là del momento che stiamo vivendo, ed assume un significato eterno. Il cristiano infatti è chiamato a verificare di continuo la sua vita. Nessuno può dirsi arrivato, perfetto. Gesù lo ha espresso con queste parole: «Il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo!» (Marco 1,15). Ecco in sintesi la proposta cristiana: convertirsi sempre, cioè: accogliere la parola di Cristo, riconoscere il proprio peccato, rimettersi umilmente in cammino, illuminati e guidati da questa Parola. autore: don Darek Luzynski sdb |