Omelia (16-05-2021) |
don Michele Cerutti |
Quando recitiamo la professione di fede al termine dell'omelia sembriamo treni in corsa oppure persone che corriamo per prendere un mezzo pubblico con il rischio che le voci si sovrappongono e ognuno rischia di andare per conto proprio. Il rischio ulteriore è di lasciarci scivolare questi articoli della professione che vanno a costituire il cuore della nostra fede. Uno dei questi su cui non ci si sofferma molto è quello che riguarda il mistero, che la Chiesa ci esorta a considerare in questa solennità ed è sintetizzata in questa espressione: "E' asceso al cielo e siede alla destra del Padre". Insieme alla Pasqua, ovvero al mistero della Risurrezione l'Ascensione viene a formare il punto nevralgico del nostro credo. Viene segnata l'entrata definitiva dell'umanità di Gesù nel dominio celeste di Dio, da dove ritornerà e nel frattempo è celata agli occhi degli uomini. Egli ci precede nel regno glorioso del Padre perché noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di essere un giorno eternamente con lui e nel santuario continua a intercedere incessantemente per noi come il Mediatore che ci assicura la perenne effusione dello Spirito Santo. Questo a livello dogmatico, ma cosa dice tale mistero per la nostra vita? Dio che era disceso dal cielo ora ascende. L'ascensione è il culmine dell'esperienza di Gesù che si è incarnato ha camminato con noi è morto ed è risorto ora porta a compimento il disegno del Padre tornando a Lui. Per noi è fissata la meta a cui siamo destinati. Già in altri brani Gesù lo aveva detto: Vado a prepararvi un posto. In questa icona Gesù sembra indicarci il posto che va a prepararci. Noi viviamo il tutto come una scalata nel quale abbiamo la meta a cui siamo indirizzati, ma come tutte le salite in montagna siamo esortati anche a guardare bene dove mettiamo bene i nostri piedi. Gli angeli sembrano dirci proprio questo: State attenti a come camminate e cercate di andare in maniera più incisiva verso la meta. L'espressione che rivolgono gli angeli è infatti: Uomini di Galilea perché state a guardare il cielo? Come a dire è il momento di rimboccarsi le maniche e concretizzare il suo insegnamento. Gli apostoli che cercavano in Lui un liberatore dall'impero romano sono ancorati ancora a questa visione dovranno uscirne solo con l'effusione dello Spirito che permette di donare la vita in Dio. L'articolo di fede che recitiamo prosegue affermando che Gesù ritornerà a giudicare i vivi e i morti. Gli angeli infatti dicono: "Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Il ritorno di Dio che viviamo sempre con paura e trepidazione molto spesso perché abbiamo il diffondersi di idee apocalittiche che serpeggiano tra i cristiani ha in Matteo 25 la risposta alle nostre inquietudini. Nelle azioni della concretezza del pane dato all'affamato, dell'acqua dato all'assetato, del vestito dato all'ignudo e nei tanti piccoli gesti della quotidianità abbiamo la possibilità di presentarci bene a questo ultimo esame che è il più importante. Il nostro camminare ha una meta, ma anche un senso profondo fatto di uomini e donne che si trovano tra loro in cordata. Non ci salviamo da soli, ma insieme. Gli angeli non si rivolgono singolarmente agli Undici, ma a tutti insieme. Questa pluralità è contro ogni visione di salvezza individualista. In questo camminare abbiamo lo Spirito Santo che il Signore ha promesso su noi tutti per non sentirci affaticati, ma sempre pieni della sua presenza. Chiediamo con insistenza in questi giorni di fare discendere su di noi il Paraclito invocandolo spesso per prepararci alla prossima solennità della Pentecoste dove saremo chiamati a rivivere i primi momenti della Chiesa nascente, con gli apostoli e Maria la Madre di Gesù. |