Omelia (16-05-2021)
don Roberto Rossi
La nostra meta: l'infinito di Dio

C'è un'antica preghiera di Efrem siro, del IV secolo, che dice così: "Gloriate che sei venuto a salvarci. Gloria ori a te che sei stato flagellato, gloria a te che sei stato inchiodato alla croce. Gloria te che sei salito al cielo, gloria a te che siedi alla destra del Padre. Gloria a te che con la tua misericordiosa bontà ti sei degnato di redimere me peccatore". Celebriamo l'Ascensione di Gesù al cielo. Davvero adoriamo la sua presenza, crediamo al suo amore, lo glorifichiamo per l'opera stupenda che ha compiuto con la sua missione sulla terra. Lo contempliamo e lo adoriamo nella gloria del Padre, nello splendore del suo amore, nella luce unica che è la sua eternità. Lo contempliamo, lo adoriamo, lo preghiamo noi che siamo chiamati e inviati da Lui, Gesù, a continuare la sua opera, a portare il suo Vangelo nel mondo, a parlare e a testimoniare il suo amore a ogni persona della terra.
Così disse: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. E dopo avere parlato con loro fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto e il Signore agiva insieme con loro e li confermava con i segni del suo amore". Gesù aveva detto: "Vado a prepararvi un posto, poi verrò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io". L'apostolo scrive: "Noi saremo sempre con il Signore e saremo simili a lui perché lo vedremo così come egli è". Paolo, nelle sue lettere, esorta: "Pensate alle cose di lassù, cercate le cose di lassù, non quelle della terra, le cose visibili sono di un momento, le cose invisibili sono eterne. Gesù stesso aveva detto: "Che cosa serve all'uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima? Comprendiamo allora che la cosa veramente importante è salvare la propria anima, la propria vita, per sempre.
C'è un grande limite nella nostra società, nel contesto in cui viviamo, in questa epoca del mondo: si pensa poco all'eternità. E' una grande povertà religiosa, culturale, umana. Se ci chiediamo: "Che cosa ci sarà nel mio futuro, nel futuro immediato, nel futuro fra qualche anno, nel futuro dopo la morte? Ci sarà il nulla? O ci sarà qualcosa, o ci sarà il tutto, la pienezza della nostra esistenza?" Perché questo è il progetto di Dio, questo è l'amore di Dio riversato nei nostri cuori, per il quale siamo chiamati a vivere nella sua beatitudine per sempre. Questa è la fede dei credenti, questa è la certezza e la speranza vera per ciascuno. Basta pensare alle anime grandi, belle, ai santi, ai santi di casa nostra... Annalena così scriveva: "Io agogno a vedere il Suo volto, Mi struggo nell'attesa dell'incontro quando il mistero sarà svelato... O Dio, mio Dio, dall'aurora ti cerco, di te l'anima mia, anela a te la mia carne, come terra deserta, arida, senza acqua... La mia anima sete del Dio vivente, quando verrò e vedrò il Suo volto?"
Benedetta Bianchi Porro, faceva sue le parole di Santa Teresina: "Non muoio, ma entro nella vita". Il giovane beato, Carlo Acutis, così si esprime: "La nostra meta deve essere l'infinito, non il finito. L'infinito è la nostra patria. Da sempre siamo attesi in cielo. "Sono sereno e contento di morire perché ho vissutola mia vita senza sciupare neanche un minuto di essa, in cose che non piacciono a Dio. Offro la mia vita per il papa, per la Chiesa, per non fare il purgatorio e andare diritto in paradiso". Lui che ha amato di un amore unico, col suo cuore splendido di ragazzo, Gesù il Signore nell'Eucarestia: "la sua autostrada per il cielo", aiutato in questo da un amore speciale alla mamma celeste, Maria Ss. Adoriamo Cristo nello splendore dell'eternità, veneriamo quanti vivono accanto a lui e la beatitudine dei cieli, lo ringraziamo per quanto operato nel cuore dei suoi fedeli, chiediamo che anche noi, Dio, la grazia di pensare alle cose di lassù E cercare le cose di lassù, dove si trova lui assiso alla destra del padre.