Omelia (23-05-2021) |
Missionari della Via |
Commento su Giovanni 15,26-27; 16,12-15 Oggi è la domenica di Pentecoste. Sono trascorsi cinquanta giorni dalla Pasqua, giorni che i discepoli, chiusi nel cenacolo, hanno trascorso in preghiera, nella gioia, ma anche tra paure e incertezze nonostante abbiano visto il Risorto. Poi arriva il dono per eccellenza, lo Spirito Santo, il Paraclito, colui che si fa vicino, che consola che dà forza, e le paure svaniscono. Ora gli Apostoli, pieni di gioia (segno che contraddistingue chi vive nello Spirito pur in mezzo ai problemi), non hanno timore di testimoniare la verità nemmeno davanti all'incomprensione, alle persecuzioni e a scapito anche della loro stessa vita! «La vicenda dei discepoli, che sembrava al capolinea, viene insomma rinnovata dalla giovinezza dello Spirito: quei giovani, che in preda all'incertezza si sentivano arrivati, sono stati trasformati da una gioia che li ha fatti rinascere. Lo Spirito Santo ha fatto questo. Lo Spirito non è, come potrebbe sembrare, una cosa astratta; è la Persona più concreta, più vicina, quella che ci cambia la vita. Come fa? Guardiamo agli Apostoli. Lo Spirito non ha reso loro le cose più facili, non ha fatto miracoli spettacolari, non ha tolto di mezzo problemi e oppositori, ma lo Spirito ha portato nelle vite dei discepoli un'armonia che mancava, la sua, perché Egli è armonia» (Papa Francesco). Spirito Santo, dunque, che unisce gente di ogni ceto sociale, persone diversissime tra loro che mai si sarebbero scelti, ma che scelti da Gesù si sono accolti a vicenda come dono gli uni per gli altri. Tutti erano differenti, Gesù non li aveva resi tutti uguali per farli convivere, tipo stampe in serie, no. Li aveva uniti nella loro diversità con il vincolo dell'amore: li aveva unti di Spirito Santo. S. Paolo scrive che «vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Di» (vv. 5-6). Dunque unità nella diversità, uno e diversi. Cioè lo Spirito Santo che è Uno con il Padre e con il Figlio, è quell'Uno che mette insieme tutti quanti noi che siamo diversi! E noi nella nostra diversità da cosa siamo uniti? Purtroppo vedendo le tante divisioni, le tante liti, in tutti in contesti: famiglia, società, all'interno della stessa Chiesa, tutto possiamo dire tranne che abbiamo accolto la Spirito Santo! Anzi, come negli Atti degli apostoli, potremmo anche dire: «Lo Spirito Santo? Non abbiamo neanche sentito parlare che ci sia uno Spirito Santo!» (cfr At 19,2). Ecco, sarebbe cosa buona e giusta invocare lo Spirito che ci dia la forza, la grazia (e quella c'è la dà), di costruire comunità; ma lo Spirito Santo non ci obbliga se poi noi non vogliamo collaborare alla costruzione di questa comunione! E noi ci possiamo domandare: siamo docili ad accogliere le ispirazioni dello Spirito anche se non sono secondo i nostri progetti e i nostri modi di pensare? Gesù, ha anche promesso agli apostoli che questo stesso Spirito che crea comunione, darà anche a loro la forza di testimoniare la Verità. Quanto è difficile vivere nella Verità e annunciare la Verità! Il mondo che non cerca Dio, come scrive S. Agostino «ama la Verità quando risplende, ma non quando riprende». E così, spesso rischiamo di non essere sale che sala, luce che risplende, perché non vogliamo avere problemi. Perché averne? Si sta tanto bene! Perché vivere nella verità in un contesto di menzogna, se poi devo essere oggetto di scherno, se non addirittura di persecuzione! Ognuno faccia quello che vuole, in fondo non è cosa che mi riguarda! Beh, rischieremmo di essere un po' come Caino che, davanti alla domanda su dove fosse il fratello, rispose: «sono forse io custode di mio fratello?». Sì, lo Spirito di Verità mi dice che l'altro è mio fratello perché abbiamo un solo Padre! Chiediamo al Signore allora in abbondanza il dono dello Spirito, che entra nella mia vita nella misura in cui gli apro le porte del mio cuore, perché possiamo vivere nella comunione e nella Verità. |