Lo Spirito Santo, segno e garanzia di futuro
La solennità dell'Ascensione del Signore precede liturgicamente quella di Pentecoste perché ad essa legata dalla realizzazione delle promesse di Gesù: riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni (At 1,8). In questa promessa fatta poco prima di ascendere al Cielo, riecheggiano altre parole circa lo Spirito promesso che nel vangelo di Giovanni troviamo anche prima della passione: ora io vi dico la verità, è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò (Gv 16,7). Nell'opera di Dio, c'è un misterioso avvicendamento tra il Figlio e lo Spirito che ci riguarda da vicino: l'Ascensione è stata come l'avvio di un conto alla rovescia che fa irrompere lo Spirito Santo nella vita dei discepoli. Lo Spirito non viene per fare dei discepoli di Gesù una cerchia di illuminati, ma per spingerli a contagiare il mondo stesso con il vangelo (Mc 16,15), vita e salvezza da offrire ad ogni uomo.
Se l'Ascensione di Gesù è stato il count-down della realizzazione delle sue promesse, la festa di Pentecoste è stata il detonatore di un "big bang" che ha deflagrato il dono dello Spirito sulla chiesa nascente e futura (At 2,1-4). In quel giorno l'effusione dello Spirito si è innescata, non si è fermata. Senza questa forza dall'alto sarebbe impossibile per la chiesa adempiere la propria missione di evangelizzare il mondo. Lo Spirito Santo è il vero protagonista dell'operare ecclesiale. Ma questa affermazione è autentica solo se è una esperienza reale della chiesa. S. Paolo direbbe, con la 2a lettura di oggi, se davvero noi camminiamo nello Spirito. Infatti, a lasciar spazio di azione allo Spirito Santo si impara. Ed è un cammino conflittuale, perché in noi combattono anche desideri contrari (Gal 5,17). Chi vuole imparare a essere guidato dallo Spirito Santo non può sottrarsi alla fatica di questa battaglia interiore. Battaglia bella e sofferta, perché portata avanti fino all'ultimo respiro.
Una delle connotazioni dello Spirito secondo le parole del vangelo, è quella di essere annuncio e motore del futuro del credente. E non potrebbe essere altrimenti. Lo Spirito Santo è lo Spirito di Colui che ci spinge e ci attende nel futuro. "Futuro" è parola in bocca di tutti, ma per il cristiano è qualcosa che trascende questa vita. Il nostro futuro è Dio: se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove sta Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra...la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! (Col 3,1-3) Il futuro comincia qui, certamente, ma si compie in una dimensione che lo Spirito Santo ci fa solo assaggiare in questa vita: avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra futura eredità (Ef 1,13-14). Se in questa vita il dono dello Spirito è solo l'esperienza di un acconto anticipato, cosa sarà la vita futura in Dio?
La vita cristiana è dunque sostanzialmente una continua scoperta di quello che Dio ha compiuto in Gesù Cristo. Scoperta che porta il discepolo ad essere unito a Lui nella testimonianza. In fondo, la testimonianza del discepolo non è altro che una manifestazione dello Spirito nella sua vita. Testimonianza che, come per Gesù, lo porta a soffrire a causa della verità, perché in questo mondo la verità è sempre crocifissa. Ma, nello stesso tempo, attesta il suo profondo legame con il Signore: e anche voi darete testimonianza, perché siete con me fin dal principio (Gv 15,27).
La storia di Gesù si ripresenta in modo multiforme nella storia di chi davvero è con Lui, perché ha risposto a Lui. Il dono del suo Spirito è artefice e prova inconfutabile di questa comunione. Conosco un uomo che da anni è ingiustamente accusato e vessato da sua sorella per il solito motivo dell'eredità. Quest'ultima è riuscita diabolicamente a far credere a tutti i familiari di essere stata da lui raggirata. Ma quell'uomo, a parte il grande dolore, non riesce a capacitarsi di quanto sta accadendo, né riesce a odiarla, perché - dice lui - "è sua sorella". E così da qualche anno porta addosso, davanti a tutti, l'obbrobrio di essere un traditore, mentre in realtà è il contrario. Ma per chi conosce quest'uomo e non si accontenta del "sentito dire", egli è un testimone autentico di Cristo, che combatte continuando ad amare come può sua sorella, perché ha gli occhi fissi su Gesù anche per lei. Vuole che anche lei si salvi e raggiunga il suo futuro. Chi avvicina quest'uomo mite, assiste a una manifestazione dello Spirito di Dio.
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