Omelia (23-05-2021) |
don Alberto Brignoli |
Cristiani “spiritosi” Ho pensato a quante volte, nella vita, abbiamo usato sugli altri (o ci siamo sentiti dire dagli altri) il termine "spiritoso". Molte volte, viene detto con tono ironico e con accezione un po' limitativa, negativa, quando la persona rivela di aver cattivo gusto, di fare battute inopportune o insulse, se non addirittura offensive. Ma in realtà, il termine indica qualcosa di gradevole e di piacevole, perché descrive una persona piena di vivacità, di senso dell'umorismo e di ironia, una persona arguta con la quale è piacevole intrattenere una conversazione. E questo, perché si tratta di una persona "colma di spirito"; cioè di quella realtà che fa parte della vita di ogni persona, che pervade la nostra esistenza, e che - pur non essendo visibile - diventa un connotato, un tratto caratteristico della nostra personalità attraverso il quale le persone ci identificano, esattamente come fanno quando individuano una caratteristica fisica propria della nostra persona. Lo diciamo spesso, infatti, di persone che - magari nonostante gli anni che passano o i colpi ricevuti dalla vita - riescono ancora a esprimere forza e vitalità. Eppure, noi che crediamo, oggi contempliamo e parliamo di uno Spirito che pervade la nostra vita non perché frutto della nostra forte, brillante o arguta personalità, ma perché proveniente dall'alto, da quella dimensione dell'esistenza che, pur avendo risvolti nella vita terrena, di terreno ha ben poco perché - come dice il termine stesso - "spira", soffia dall'alto, dal cielo, come il soffio di un vento impetuoso presente sulle creste di montagna dal quale si fatica a ripararsi, o come il mormorio di una brezza leggera, di quelle che soffiano soavi sulla riva del mare e che ci pervadono l'animo, elevandolo a pensieri piacevoli e sublimi. Lo Spirito che viene dall'alto, lo Spirito di Dio, ha molte caratteristiche e molti modi di esprimersi, e in questo senso - mi scuso per il gioco di parole - è veramente "spiritoso", perché capace con arguzia e in maniera brillante di esprimersi in una molteplicità di forme talmente varia che la Parola di Dio stessa, con la sua ricchezza, fatica a descrivere. È sufficiente ascoltare le letture che la Liturgia ci propone per questa solennità (la più importante dell'anno liturgico, insieme alla Pasqua e al Natale), tanto nella messa del giorno come in quella della vigilia, per renderci conto della grandezza dello Spirito, e di quanto anche noi, se lasciamo a lui lo spazio che gli spetta nella nostra vita, possiamo diventare cristiani "spiritosi" nel senso più bello e più ricco del termine. Lo Spirito è capace di esprimere anche le cose più difficili attraverso "gemiti inesprimibili", ci dice Paolo: e un cristiano "spiritoso" riesce a esprimere le cose più belle che ha dentro anche senza l'uso di troppe parole; lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza: e un cristiano "spiritoso" è capace di farsi carico delle debolezze dell'umanità proprio a partire dalla consapevolezza delle proprie debolezze; lo Spirito scruta i cuori: e un cristiano "spiritoso" sa entrare nel cuore delle persone comprendendo ciò di cui esse hanno bisogno prima ancora che esse lo esprimano; lo Spirito sgorga dal cuore della Grazia di Dio come un fiume d'acqua viva: e un cristiano "spiritoso" ha la vitalità di un fiume in piena, difficile da arrestare; lo Spirito è come lingue di fuoco che si dividono e si posano sugli apostoli riuniti nel cenacolo: e un cristiano "spiritoso" ha dentro un fuoco di passione per l'umanità che nulla può spegnere; lo Spirito permette agli apostoli di parlare in altre lingue e di essere, nonostante ciò, compresi da tutti (a differenza di quanto avvenne a Babele): e un cristiano "spiritoso" parla con tutti e non rifiuta nessuno, perché sa farsi comprendere da grandi e piccini, da stranieri e da conterranei, da cristiani e da altri credenti, senza alcun tipo di discriminazione; lo Spirito è amore: e un cristiano "spiritoso" ama l'amore; lo Spirito è gioia: e un cristiano "spiritoso" non ha il muso lungo; lo Spirito è pace: e un cristiano "spiritoso" cerca, individua e costruisce la pace; lo Spirito è magnanimità: e un cristiano "spiritoso" non può essere gretto e meschino; lo Spirito è benevolenza: e un cristiano "spiritoso" vede bene ovunque, e vuole il bene comunque; lo Spirito è bontà: e un cristiano "spiritoso" ha in sé la bontà d'animo; lo Spirito è fedeltà: e un cristiano "spiritoso" non si tira indietro di fronte alle proprie responsabilità e, soprattutto, è una persona affidabile; lo Spirito è mitezza: e un cristiano "spiritoso" non cerca mai lo scontro, la violenza anche solo verbale, e non ha nessun interesse a prevalere sugli altri; lo Spirito è dominio di sé: e un cristiano "spiritoso" impara a tenere a freno se stesso, a partire dalla propria lingua; lo Spirito dà testimonianza a Gesù e al Padre: e un cristiano "spiritoso" sa di essere un testimone, e non uno che crede di avere l'esclusiva su Dio; lo Spirito è verità, e ci guida alla verità: e allora, come può un cristiano "spiritoso" pretendere, lui di "avere" la verità? "Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito", ci dice Paolo nella lettera ai Galati. Sì, perché vivere dello Spirito, per noi cristiani, è bello, esaltante, e se vogliamo anche relativamente facile, perché Dio ci dona il suo Spirito gratuitamente e senza alcun merito nostro: poi, però, dobbiamo anche camminare secondo lo Spirito, ovvero prenderci la responsabilità di sapere che i suoi doni non li possiamo tenere per noi. Perché dirci colmi dello Spirito Santo in quanto battezzati e cresimati, e poi vivere come se lo Spirito non esistesse, ci rende davvero "spiritosi": ma questa volta, nel senso peggiore del termine. |