Omelia (01-01-2005) |
Agenzia SIR |
Commento Luca 2,16-21 Non tutti, anche tra i cristiani, sanno che il primo giorno dell'anno è dedicato a celebrare Maria come Madre di Dio. È il titolo più grande per lei che ha dato alla luce il Figlio di Dio. Madre, veramente madre, di Colui che ha concepito "per opera dello Spirito Santo". È questa la fede che la Chiesa da sempre ha professato. TI BENEDICA IL SIGNORE. Nella Messa di questo primo giorno del nuovo anno, nella prima lettura è riportata una bellissima benedizione data da Dio a Mosè e a tutto il suo popolo. "Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga il suo volto su di te e ti conceda pace". Il nuovo Israele, la Chiesa, si sente così incoraggiata a continuare il suo cammino nel mondo, tra le molte difficoltà. È infatti il Signore a condurla, a custodirla, a proteggerla, a darle pace. Oggi, come si fa ormai da alcuni anni, si celebra la "Giornata della pace", che è un dono di Dio, ma esige anche la nostra collaborazione. Il Papa nel suo messaggio per questa giornata, scrive che per avere la pace, non bisogna lasciarsi vincere dal male, ma al contrario vincere il male con il bene. Non è facile, ma a questo è chiamato ogni cristiano, che voglia seguire l'esempio del suo Maestro. L'immagine di Dio che è stata impressa nel cuore di ogni uomo, non può essere mai distrutta. Nonostante tutto il male che c'è nel mondo, non può spegnersi la speranza che il bene vincerà, con la forza che Dio dà ai suoi fedeli. LA PIENEZZA DEL TEMPO. Con la seconda lettura, abbiamo una pagina molto significativa dell'apostolo Paolo che considera la venuta di Gesù come "pienezza del tempo!". Tutta la storia l'aspettava, anche inconsapevolmente. Ma soprattutto il suo popolo, quello dei patriarchi e dei profeti, ch'erano vissuti nell'attesa del promesso Messia. In che consiste esattamente questa "pienezza del tempo"? Risponde lo stesso apostolo: "Perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli, ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che grida: Abbà, padre". Queste parole ci rivelano una realtà prima mai esistita. Che chiunque "conosce il Figlio e crede in lui" ha in se la stessa vita di Dio. Noi la riceviamo per la fede nel battesimo. C'è stata data una dignità nuova e diversa, la vita soprannaturale che ci abilita a quella eterna. La morte non è più morte ma un passaggio, attraverso il quale i figli "che sono anche eredi" tornano, in modo definitivo alla casa del Padre. Purtroppo non pensiamo molto spesso a questo dono gratuito di Dio, che chiamiamo "grazia", in quanto non siamo figli per merito nostro, ma per la sua infinita bontà e misericordia. I PASTORI ANDARONO E TROVARONO. Il primo gennaio è anche l'ottava di Natale. Pertanto nel Vangelo di Luca ritornano, da protagonisti, i pastori di Betlemme, i quali, ricevuto l'annuncio dell'angelo "andarono senza indugio e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro". Gesù risorto affiderà a delle semplici donne l'annuncio della sua risurrezione. Qui, appena nato, il Salvatore fa degli umili pastori i primi annunciatori della sua venuta. Nella storia, queste sono le scelte di Dio. Anche per madre, scelse una fanciulla umile e nascosta. Non ha bisogno Dio della potenza degli uomini che anzi, sa confondere la loro potenza, con la debolezza. Siamo chiamati anche noi, come i pastori, a dire al mondo ciò che avvenne in quella notte. Siamo chiamati, come discepoli del Signore, a proclamarne la sua presenza nel mondo. Egli è venuto, è presente, ma verrà ancora nella sua gloria. Come ai pastori, ci ha fatto dono di trovarlo nella fede e di vivere con lui, Non è un dono da custodire gelosamente, ma di partecipare a tutti, con la nostra testimonianza. Commento a cura di don Carlo Caviglione |