Omelia (30-05-2021)
padre Antonio Rungi
Andare, battezzare ed insegnare nel nome della SS.Trinità

Oggi celebriamo la solennità della Santissima Trinità, che è l'inizio e il termine ultimo di ogni cosa, dalla creazione, alla redenzione, alla santificazione la guida della vita morale e spirituale di ogni cristiano.

Nel momento in cui Gesù sta per ascendere al cielo consegna ai suoi apostoli, ancora dubbiosi, un esplicito mandato missionario o di evangelizzazione come si legge nel testo del Vangelo di Matteo in questo giorno solenne: "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato".

Tre cose devono fare i discepoli su mandato di Gesù: andare, battezzare ed insegnare.

Andare, dove? Gesù non indica confini, ma dice semplicemente in tutto il mondo. Bisogna uscire dagli spazi ristretti della Palestina e essere missionari in ogni angolo della terra.

Battezzare chi e come? Se gli apostoli sono inviati in tutto in mondo e a tutti i popoli anche il battesimo riguarda tutti coloro che vogliono venire alla fede e professarla apertamente. Gli Apostoli infatti non battezzeranno più come Giovanni nel fiume Giordano, ma nello Spirito Santo e nel nome della Santissima Trinità, che qui, in questo discorso di arrivederci di Gesù, è ben esplicitata nelle tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Insegnare a chi e che cosa? Gesù indica la direzione di marcia ed i contenuti dell'insegnamento, con il programma dettagliato, di quanto dovranno gli apostoli trasmettere al mondo con la loro parola. Devono insegnare ad osservare tutto ciò che Gesù aveva comandato di fare. In poche parole gli Apostoli sono investiti di un compito di evangelizzazione che dovrà attingere il contenuto, la forma e la modalità necessariamente da tutto quello che il Maestro aveva trasmesso loro nel corso del suo ministero pubblico, con la parola e soprattutto con la sua vita, morte e risurrezione.

Gesù rivendica nei confronti della chiesa nascente il compito che gli è stato assegnato da Padre una volta che lo ha inviato nel mondo a salvare il mondo e non a condannare nessuno. Infatti, nel presentarsi agli apostoli dopo la sua risurrezione, egli dice: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra".

Di quale potere il Signore parla? Certamente non un potere economico, militare, politico, religioso o di qualsiasi altra natura e consistenza. Il potere a cui fa riferimento il Signore è quello regale del Cristo Crocifisso, morto, risolto e asceso al cielo, essendo Egli la seconda persona della santissima Trinità, con la precisa missione di salvare il mondo dall'errore e dal peccato.

Di fronte al potere regale di Cristo Crocifisso, che è uno strano potere spirituale, che passa attraverso la sofferenza e il dono totale di se stesso al Padre e all'umanità, ogni cristiano deve prostrarsi, inginocchiarsi ed adorare l'unico salvatore del mondo, come hanno fatto gli apostoli, rimasti increduli e nel dubbio dopo aver assistito alla morte in croce del Signore. Non sono certi, quella apparizione, di rivedere il Maestro risorto e soprattutto sono uomini senza speranza per il loro futuro sia discepoli di un maestro morto, ma che tutti dicevano che era risorto, e sia per la loro condizione esistenziale. E il Risorto appare loro e assicura la comunità degli apostoli una verità che non potrà mai più essere messa in discussione, in quanto è Gesù stesso che la proclama solennemente: "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

Di questa assoluta verità di fede dobbiamo farne tesoro in questo giorno in cui celebriamo solennemente il mistero trinitario di un solo Dio in tre persone, che è Padre di tutti, è Redentore di tutti ed è Colui che continua a santificare tutti coloro che si rendono docili allo Spirito Santo. Non a caso la solennità della SS.Trinità è considerata la festa dell'amore di Dio pienamente e eternamente manifestato a noi mediante Gesù Cristo, che ci ha rivelato il vero volto, cuore e natura di Dio: un Dio che è vicino e non è lontano, un Dio che ama, perdona, salva e ci attende nel suo Regno per condividere con noi la gioia e la felicità senza fine.


Ce lo ricorda il testo del Deuteronomio della prima lettura di oggi che per bocca di Mosè, dice: «Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro. Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre». Dio è vicino a noi e ci chiede una corrispondenza al suo amore osservando i suoi comandamenti.


Da parte sua San Paolo Apostolo, nella sua lettera ai Romani, seconda lettura di oggi, scrive testualmente: "Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria".

Noi viviamo immersi nel mistero della Trinità, perché non siamo un caso ma un progetto d'amore da sempre e per l'eternità. Capire tutto questo come uomini, cristiani, battezzati, cresimati e impegnati nel proprio stato di vita, è camminare nella Trinità, con la Trinità e per la Trinità.

E chi cammina sapendo che Dio è Colui non lascia soli, non può avere paura, non deve temere di niente ed avere fiducia il Colui che può tutto e fa bene ogni cosa. Sia questa la nostra umile preghiera oggi nella solennità della Santissima Trinità, nella quale chiediamo tre cose: confessare, riconoscere e adorare il primo fondamentale mistero della nostra fede: Unità e Trinità di Dio. "O Dio Padre, che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Parola di verità, e lo Spirito santificatore per rivelare agli uomini il mistero ineffabile della tua vita, fa' che nella confessione della vera fede riconosciamo la gloria della Trinità e adoriamo l'unico Dio in tre persone". Amen.