Omelia (30-05-2021)
don Alberto Brignoli
Buon Onomastico, Dio!

Nel calendario liturgico, ogni giorno abbiamo il ricordo di un santo. Di lui, celebriamo le gesta più importanti, le cose che ha compiuto, le sue caratteristiche che hanno condotto la Chiesa a portarlo fino alla gloria degli altari: per questo, non lo ricordiamo più solamente con il suo nome di battesimo, ma con il prefisso di "Santo" (oppure Santa o San o Sant'... dipendendo da come viene declinato). E quando lo veneriamo, è perché crediamo e desideriamo che la sua intercessione ci protegga nel cammino della vita. Un santo - o più santi - ogni giorno del calendario ci danno la possibilità di celebrare l'onomastico di chi ne porta il nome: e credo che ognuno di noi sappia (o per lo meno ne è andato alla ricerca) quando sia il proprio onomastico, cioè il giorno in cui celebriamo ciò che è relativo al nome del santo del quale siamo omonimi.
Esagererei, se dicessi che sarebbe giusto celebrare anche il giorno del "Santo dei Santi", del nostro Dio, principio e fine di tutte le cose, con il prefisso che usiamo per i santi, chiamandolo "San Dio" così come chiamiamo Santa Maria, o San Giuseppe. Ma non credo di dire un'eresia, se penso che la solennità che oggi celebriamo possa definirsi "l'onomastico di Dio": perché se è vero - come lo è - che l'onomastico dice ciò che è relativo alla vita, all'essenza e alle caratteristiche di colui del quale si porta il nome, la Santissima Trinità è davvero l'esaltazione, la venerazione e la celebrazione del nome di Dio, delle sue caratteristiche, della sua essenza. Dicendo "Trinità", dicendo che il nome di Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, diciamo ciò che egli è, diciamo il suo nome, diciamo la sua natura, le sue caratteristiche, ciò con cui egli si è rivelato all'umanità.
Fiumi e fiumi di parole, quantità inestimabili di volumi, centinaia e centinaia di discorsi e di studi hanno cercato, lungo i secoli, riuscendovi quasi sempre in maniera mirabile, di spiegare il nome di Dio come Trinità, la sua essenza di Dio che è uno e si manifesta nella storia in tre persone pur rimanendo uno, che ha un nome che ne dice la natura, ma non ne esaurisce la grandezza.
A noi basti scorgere qualcosa in quello che le letture di oggi cercano timidamente di balbettare a suo riguardo, e celebriamo l'onomastico di Dio dicendo che egli creò l'uomo sulla terra e che, nonostante viva nei cieli, ha fatto udire all'uomo la sua voce, permettendo all'uomo, nonostante tutto, di rimanere in vita;
dicendo che Dio è andato, lui, incontro all'uomo (e non viceversa), scendendo sulla terra a scegliersi un popolo a cui rivelarsi, e lo ha fatto attraverso le vicende tristi, drammatiche e felici della sua storia;
dicendo che Dio è presente ovunque, nei cieli e sulla terra, e che non ne esiste un altro come lui;
dicendo che Dio ha donato all'uomo questa terra perché la possa abitare a lungo, a condizione che accetti di seguire le sue leggi e i suoi comandi.
E questo sarebbe sufficiente, per chi crede in lui. Senonché, ha deciso che era bene che tutti quanti fossimo consapevoli che non eravamo solo sue creature, o una parte (per quanto nobile) della sua opera, ma che ci rendessimo conto di essere suoi figli. E per convincerci di questo, non ha usato parole: ci ha inviato una sola Parola, ma ha fatto in modo che divenisse uno di noi, ha fatto di questa Parola carne della nostra carne, e in Lui ci ha resi suoi figli. E come se non bastasse, si è pure preoccupato di fare in modo che non ci dimenticassimo di questo, e ci ha mandato - perché rimanesse con noi per sempre - una Forza interiore, ispiratrice, capace di farci sentire una sola cosa con lui.
Ci cambia forse la vita, sapere che il Dio che ci è stato rivelato e nel quale crediamo non è un Dio qualunque, ma è Padre, Figlio e Spirito? Cambia qualcosa, nella nostra vita di credenti, venerare un Dio solo, statico, assoluto, chiuso nella sua gloria, invece che un Dio incapace di rimanere da solo, e quindi dinamico, storico, in relazione con noi, aperto al mondo e al suo divenire? Non è la stessa cosa? Un Dio non vale forse l'altro?
No, non è la stessa cosa. E personalmente, sono felice di poter celebrare l'onomastico di un Dio che invece di creare solamente il cielo e la terra e di dargli il via come si dà il via a un timer, accetta di accompagnarmi nella vita di ogni giorno come fanno una mamma e un papà vegliando sui primi passi del loro bambino;
sono felice di avere un Dio che invece di tenermi soggiogato come un giudice sotto l'osservanza di una legge da compiere in maniera assoluta, pena la condanna eterna, mi lascia libero di agire bene e anche di agire male, rendendomi consapevole di dovermi prendere le mie responsabilità, ma anche sempre disposto a risollevarmi se sbaglio, proprio come un padre con i propri figli;
sono felice di non essere, in questo cammino, figlio unico, ma di sentirmi parte di una famiglia in cui so di avere molti fratelli perché il Primogenito tra di noi è quello che ci ricorda continuamente come è nostro Padre, visto che è in costante contatto con lui, anche e soprattutto quando noi pretendiamo di fare un po' troppo di testa nostra;
sono felice anche di avere la possibilità di Qualcuno che mi aiuti a spalancare le porte e le finestre della mia mente, che mi aiuti ad andare alla ricerca di cose sempre nuove, che mi faccia sperimentare che ogni novità è segno di vita, che mi faccia sentire entusiasta di vivere, che non mi lasci in pace sdraiato su una poltrona ad attendere la venuta del Messia, ma che sia capace ogni giorno di darmi uno scossone e di farmi dire che non è mai finita.
Se questo è il tuo nome, Dio, sono felice di credere in te: e ti auguro Buon Onomastico!