Omelia (06-06-2021) |
don Roberto Seregni |
Prendete, questo è il mio corpo Miguel è un bambino cicciotto di dodici anni. La sua famiglia è scappata dal Venezuela quattro anni fa e, dopo un viaggio pieno di difficoltà e mille peripezie, è approdata a Carabayllo. Con i genitori, i nonni e gli zii sono entrati a far parte in modo attivo della comunità parrocchiale e, poche settimane fa, Miguelito ha celebrato la Prima Comunione. Era molto emozionato, non riusciva a stare seduto tranquillo sulla sedia. Cosí mi avvicinai per tranquillizzarlo un po', ma Miguel mi disse: "Padre, non posso stare fermo! Il mio corpo è pronto!". La risposta del mio giovane amico mi ha fatto sorridere e, allo sesso tempo, riflettere profondamente. Ho pensato all'ultima cena di Gesù e a cosa avranno pensato i discepoli quando il Signore spezzó il pane e disse che era il suo corpo. Miguel, con la freschezza della sua fede, mi ha fatto intuire che l'Eucaristia è un corpo a corpo, è un incontro e, a volte, uno scontro. Quando Miguel mi disse che il suo corpo era pronto ad accogliere il corpo di Gesù, ricordai il racconto di suo papà. Scapparono da un paese lacerato dalla dittatura e dalla fame, viaggiarono nascosti in un camion che trasportava polli, camminarono per giorni senza mangiare e senza bere un goccio d'acqua e, arrestati dai militari, dovettero pagare la liberazione con gli ultimi risparmi. Arrivarono in Perú con le tasche vuote e il corpo rotto, spezzato, frantumato dal dolore e dalla fame. Il giorno della Prima Comunione di Miguel, nonostante il mio cuore duro e la mia poca fede, compresi la forza, la bellezza e l'audacia delle parole di Gesù: "Prendete, questo è il mio corpo". Il suo corpo spezzato ricompone il nostro corpo rotto dagli assalti della vita; il suo corpo donato sana le nostre ferite e intreccia carne e speranza, muscoli e passione, per riplasmarci a Sua immagine nel corpo a Corpo del mistero eucaristico. don Roberto Seregni Lima, Perú |