Omelia (20-06-2021) |
don Lucio D'Abbraccio |
Signore, aumenta la nostra fede in Te! Il Vangelo di questa Domenica è quello della tempesta sedata. Ricostruiamo velocemente l'accaduto. Marco scrive che «venuta la sera», Gesù sale sulla barca e dice agli apostoli: «passiamo all'altra riva». L'evangelista annota che mentre Gesù era in barca con gli apostoli «se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva». Intanto si leva una grande tempesta che getta acqua dentro la barca, tanto che ormai è piena (il lago di Galilea è un piccolo lago, ma è famoso per le burrasche improvvise che vi si scatenano a causa della particolare configurazione geografica delle montagne all'intorno). Preoccupatissimi, gli apostoli, svegliano Gesù, gridandogli: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Destatosi, Gesù ordina al mare di calmarsi: «Taci, calmati!». Il vento cessò e si fece grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». In che cosa è consistita la mancanza di fede degli apostoli? Non tanto nel fatto che non hanno creduto nella potenza di Gesù, quanto nel fatto che hanno dubitato del suo amore. Hanno messo in dubbio che a Gesù importasse davvero di loro, della loro vita e incolumità. Hanno messo in dubbio la capacità o volontà di Cristo di prendersi cura delle persone a lui affidate, il suo altruismo, la sua premura per gli altri. Ebbene, cerchiamo ora di cogliere il messaggio contenuto in questa pagina del Vangelo. La traversata del mare di Galilea indica la traversata della vita. Il mare è la mia famiglia, la mia comunità, il mio stesso cuore. Piccoli mari, ma in cui si possono scatenare grandi e improvvise tempeste. Chi non ha conosciuto tempeste nella sua vita, quando tutto si oscura e la barchetta della nostra vita comincia a fare acqua da tutte le parti, mentre Dio sembra essere assente o dormire? Un responso allarmante del medico, ed eccoci in piena tempesta. Un figlio che prende una brutta strada e fa parlare di sé, ed ecco i genitori in piena tempesta. Un rovescio finanziario, la perdita del lavoro, dell'amore del fidanzato, del coniuge, ed eccoci in piena tempesta. Che fare? A che cosa attaccarci e da che parte gettare l'ancora? Gesù non ci dà la ricetta magica su come scansare nella vita tutte le tempeste. Non ci ha promesso di evitarci tutte le difficoltà; ci ha promesso invece la forza per superarle, se ovviamente gliela chiediamo. San Paolo ci parla di un problema serio che ha dovuto fronteggiare nella sua vita e che chiama «la sua spina nella carne» (cf 2Cor 12,7). «Tre volte» (cioè infinite volte), dice, «ho pregato il Signore che l'allontanasse da me» (cf 2Cor 12,8) e finalmente il Signore mi ha risposto. Cosa gli ha risposto il Signore? Egli, scrive Paolo, «mi ha detto: "Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza"» (cf 2Cor 12,9). Da quel giorno, scrive l'apostolo, «Mi sono vantato ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (cf 2Cor 12,9-10). Il messaggio del Vangelo, dunque, è la fiducia in Dio. Anche quando Dio sembra assente, sembra lontano, egli, in realtà, è sempre con noi. E allora, nei momenti bui, nelle tempeste della nostra vita, non rivolgiamoci al Signore con tono di accusa, ma chiediamo a lui di aumentare la nostra fede. Ciò che salvò i discepoli dal naufragio fu il fatto che «avevano preso con sé Gesù nella barca», prima di iniziare la traversata. E questa è anche per noi la garanzia migliore contro le tempeste della vita. Avere con noi Gesù. Il mezzo per tenere Gesù dentro la barchetta della propria vita e della propria famiglia è la fede, la preghiera e l'osservanza dei comandamenti. Le prove ci sono per tutti: ma nella prova si vede chi crede in Dio; e nella prova si vede anche chi si illude di credere in Dio. Gli anni della vita terrena sono tempo di verifica per tutti! Nel passato, quando in mare si scatenava la tempesta, i marinai erano soliti gettare olio sui flutti per placarli. Gettiamo anche noi sui flutti della paura e dell'angoscia l'olio della fiducia in Dio. San Pietro esortava i primi cristiani ad avere fiducia in Dio nelle persecuzioni dicendo: «riversate su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi» (cf 1Pt 5,7). Ebbene sì, Dio «ha cura» di noi, a lui «importa» di noi e come! Voglio concludere con un aneddoto che a me piace molto. Un uomo fece un sogno. Vedeva due paia di orme che si stampavano sulla sabbia del deserto e capiva che un paio erano le orme dei suoi piedi e l'altro dei piedi di Gesù che gli camminava a fianco. A un certo punto, il secondo paio di orme scompare e capisce che questo avviene proprio in corrispondenza di un momento difficile della sua vita. Allora si lamenta con Cristo che lo ha lasciato solo nel momento della prova dicendo: «Ma dove eri mentre io avevo bisogno di te?». «Ma io ero con te!», risponde Gesù. «Come eri con me, se sulla sabbia non c'erano che le orme di due piedi?». «Erano le mie!», risponde Gesù. «In quei momenti ti avevo preso sulle mie spalle!». E allora ricordiamoci sempre che Dio non ci lascia e non ci lascerà mai soli perché lui, che è Amore infinito, veglia sempre sul nostro cammino fino alla fine del nostro pellegrinaggio terreno. Chiediamo dunque al Signore che aumenti ogni giorno la nostra fede in Lui. Amen. |