Omelia (27-06-2021)
padre Paul Devreux


In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno".

Giàiro è uno dei capi della sinagoga, ma si rende conto che la sua fede non è in grado di aiutare sua figlia, e si sente impotente. Vede in Gesù una speranza e quindi lo implora di andare da lei per imporgli le mani.

Di fatto questo vangelo ci parla di due esperienze di confronto con la morte. La prima è un confronto con la morte fisica, la seconda ci parla della morte antropologica.


"Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male".

Questa donna sente che la sua vita le sta sfuggendo di mano. Ha sofferto e speso tanto non tanto per la perdita di sangue quanto per l'opera delle persone a chi ha chiesto aiuto.
Ma questa è la condizione di tutti noi, se rifiutiamo la nostra condizione di creature destinate ad invecchiare e morire. Pensate semplicemente alla chirurgia estetica, al commercio dei cosmetici e anche al mondo dei maghi più o meno religiosi.

Questa donna capisce che basterà toccare il mantello di Gesù, per essere guarita. Anche io, se mi avvicino a Gesù, la mia vita cambia, perché mi dà una prospettiva di vita nuova.


"E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: "Chi mi ha toccato?"». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".

Perché Gesù vuole che questa donna venga allo scoperto? Sicuramente lo fa per lei, non per se. Che vantaggio avrà questa donna, ormai guarita, a confessare ciò che ha fatto? Gesù vuole darle molto di più. Vuole che si senta amata e accolta, non solo da guarita, ma in tutta la sua storia. Lui la chiama figlia, e non vede in lei un'impura, una divorziata, una malata contagiosa, non vede in lei una persona pericolosa per se o per gli altri, o moralmente inaccettabile, ma una figlia che ha una grande fede e che merita una vita bella e in comunione con Dio. Vede quello che c'è di bello in lei.

Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci amati per quello che realmente siamo, e la guarigione cosi come la conversione, comincia proprio dal sentirci accolti. Il dover apparire belli e profumati, ci lascia soli e incapaci di guarire. Gesù vuole darci la libertà di essere poveri, bisognosi di ricevere la vita da lui.

Toccare il suo mantello pubblicamente, in mezzo a tutti, è come venire a prendere la comunione in mezzo all'assemblea. Significa dire a tutti che desidero essere suo discepolo, smettere di affannarmi per salvarmi la vita, e cominciare a darla. Questa scelta apre alla vita eterna perché mi mette in comunione con L'Eterno e ti fa acquistare una bellezza diversa. Pensate semplicemente alla bellezza del volto di Madre Teresa di Calcutta, che nessuno chiama santa, perché si preferisce continuare a chiamarla "Madre".
Questa è la sua bellezza eterna.

D'ora in poi l'emorroissa non sarà più sola, ma vivrà con i fratelli che come lei, hanno acquistato la libertà di essere poveri, grazie all'incontro con Gesù.


"Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare".


Abbiamo visto la morte antropologica della donna che perdeva sangue, che ha ricominciato a vivere grazie all'esperienza di comunione con Gesù. Ora si parla della morte fisica di una bambina di dodici anni. Notiamo che si parla sempre di dodici anni per tutte e due le donne, che non hanno un nome. Questo significa che rappresentano Israele, e oggi tutti noi. Gesù ci da questo secondo segno perché la convinzione dell'uomo è che Gesù può fare qualche cosa finché siamo in vita. Se sopraggiunge la morte, è sconfitto anche lui. Con questo segno di rianimazione, Gesù vuole aiutarci a credere che Dio ha potere anche sulla morte e quindi a guardare alla morte in un modo diverso. Per questo dice che è solo addormentata.

La paura della morte, sia quella antropologica che quella fisica, ha un enorme potere su di noi. Vivere in comunione con Gesù è l'unica proposta alternativa per non vivere condizionati dalla paura. Meglio vivere in comunione con chi "ha parole di vita eterna".


Buona domenica.