Omelia (20-06-2021)
Missionari della Via


Una giornata di predicazione di Gesù, di parabole raccontate alla folla e spiegate ai discepoli in privato. Giunta la sera Gesù invita i suoi a passare all'altra riva. Ecco, giunta la sera, non solo un'indicazione temporale, ma la possiamo anche leggere come certe sere della nostra vita, quelle sere che giungono quando non vediamo bene le cose, quando non comprendiamo certi eventi difficili che lungo il percorso della vita prima o poi inevitabilmente vivremo. Dunque «La traversata del mare di Galilea indica la traversata della vita. Il mare è la famiglia, la comunità, lo stesso cuore. Piccoli mari, ma in cui si possono scatenare, sappiamo, grandi e improvvise tempeste. Chi non ha conosciuto qualcuna di queste tempeste, quando tutto si oscura e la barchetta della nostra vita comincia a fare acqua da tutte le parti, mentre Dio sembra essere assente o dormire? Un responso allarmante del medico, ed eccoci in piena tempesta. Un figlio che prende una brutta strada e fa parlare di sé, ed ecco i genitori in piena tempesta. Un rovescio finanziario, la perdita del lavoro, dell'amore del fidanzato, del coniuge, ed eccoci in piena tempesta. Che fare? A che cosa attaccarci e da che parte gettare l'àncora? Gesù non ci dà la ricetta magica su come scansare nella vita tutte le tempeste. Non ci ha promesso di evitarci tutte le difficoltà; ci ha promesso invece la forza per superarle, se gliela chiediamo» (p. Raniero Cantalamessa).


Le prove, dunque, provano la nostra fede. Noi abbiamo certezze se prima sono state provate. Noi comprendiamo a che punto siamo nel cammino di fede dal come affrontiamo determinate situazioni. È facile dire che siamo miti, ma questo lo possiamo dire con cognizione di causa quando subiremo un attacco! È facile dire che siamo sempre pronti ad aiutare, che siamo generosi, ma questo lo potremo vivere e dimostrare quando qualcuno ci chiederà aiuto, di tempo, di ascolto, di aiuto spirituale e anche materiale! È facile dire che siamo persone che non provano rancore, che sanno perdonare, ma questo lo sapremo nel momento in cui subiremo un tradimento. S. Agostino a tal proposito così scrive: «Se hai sentito un insulto, è come il vento; se sei adirato, ecco la tempesta. Se quindi soffia il vento e sorge la tempesta, corre pericolo la nave, corre pericolo il tuo cuore ed è agitato. All'udire l'insulto tu desideri vendicarti: ed ecco ti sei vendicato e, godendo del male altrui, hai fatto naufragio. E perché? Perché in te dorme Cristo. Che vuol dire: "In te dorme Cristo"? Ti sei dimenticato di Cristo. Risveglia dunque Cristo, ricordati di Cristo, sia desto in te Cristo: considera lui. Che cosa volevi? Volevi vendicarti. Ti eri dimenticato ch'egli, essendo crocifisso, disse: Padre, perdona loro perché non sanno che cosa fanno? Egli che dormiva nel tuo cuore non volle vendicarsi. Sveglialo, ricordalo. Il ricordo di lui è la sua parola; il ricordo di lui è il suo comando. Se in te è desto Cristo, tu dirai tra te stesso: "Che razza d'uomo sono io, che mi voglio vendicare? Chi sono io, che mi permetto di far minacce contro un uomo? Forse morrò prima di vendicarmi. Frenerò dunque la mia collera e tornerò alla quiete del mio cuore". Cercate, dunque, di non lasciarvi abbattere dalle onde nel turbamento del vostro cuore. Tuttavia, siccome siamo uomini, se il vento ci stimolasse [al male], se eccitasse le cattive passioni dell'anima nostra, non dobbiamo disperare. Svegliamo Cristo affinché possiamo fare la traversata del mare [della vita] nella calma e arrivare alla patria»