Omelia (27-06-2021)
don Giacomo Falco Brini
Toccare Gesù, aggrapparsi a Gesù

Il vangelo di oggi riporta l'intreccio di due episodi della vita di Gesù. Era già successo che una gran moltitudine si accalcasse attorno al Signore per ascoltare la sua parola. Ma quel giorno accadde per Gesù qualcosa di imprevisto per come si stavano mettendo le cose. Aveva iniziato ad assaggiare l'invidia mortale dei farisei e degli scribi, la perfidia dei capi religiosi che cominciavano a tramare contro di Lui, quand'ecco che, nel mezzo della sua predicazione, un capo della sinagoga di nome Giairo riesce ad avvicinarsi. Si getta in ginocchio per supplicarlo: la mia cara figlioletta è alla fine, ti prego, vieni a imporle le tue mani perché guarisca e viva" (Mc 5,23). Gesù non tiene conto del pericolo di incamminarsi con un capo della sinagoga; sapeva benissimo che lì aveva più "nemici" che amici (cfr. Mc 3,1 ss.). Gesù è attirato dal dolore dell'uomo. Egli ascolta sempre il grido di dolore dell'uomo, chiunque sia l'uomo. La folla intera cominciò a seguirlo, ma in una modalità che ricorda tanto il movimento irrazionale ed esagitato dei "fans" attorno al proprio idolo: lo seguiva molta folla e lo schiacciavano (Mc 5,24). Forse che quel modo di andare dietro a Gesù era fede? Muoversi così verso il Signore esprime fiducia in Lui? O esprime una realtà interiore ben diversa?


Ora una donna che da 12 anni era affetta da emorragia... (Mc 5,25). E da dove vieni tu, o misteriosa donna? Venisti in mezzo a quella folla che lo schiacciava e riuscisti ad aprirti una breccia in mezzo a tanta gente per toccare il mantello di Gesù: come ci sei riuscita? Dovesti anche tu spingere e sgomitare gli altri attorno a te? O sapesti solo attendere il momento opportuno per allungare la tua mano verso di Lui? Di te si dice che conoscevi molto il soffrire umano, il vedere poco a poco spegnersi ogni speranza di guarigione; forse eri anche una donna benestante se dilapidasti tutto ciò che avevi per cercare di guarire (Mc 5,26). Comunque sia, sei riuscita a toccare di spalle il suo mantello. All'istante quel contatto ha fermato la tua emorragia: hai toccato la fonte della vita! Quale grande emozione crebbe nel tuo cuore al sentire il tuo corpo guarito dal tuo male!


Ma subito Gesù, avvertita la forza che era uscita da Lui, si girò verso la folla dicendo: "chi mi ha toccato le vesti?" (Mc 5,30) Signore, anche tu hai avvertito che qualcosa è avvenuto nel tuo corpo. Hai sentito che qualcuno ti ha toccato, ma non come gli altri che ti si accalcavano. Ora vuoi vedere in faccia chi lo ha fatto. I discepoli rimangono sorpresi dalla tua domanda. Come si fa a dire, davanti a una marea di persone che ti schiacciano da ogni lato, chi mi ha toccato? A tutti, anche a noi lettori, sembra che la tua richiesta sia assurda, se non ridicola. Ma non a Te che cerchi di portare la donna al dono pieno della fede e i tuoi discepoli alla fede della donna. "E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò ai suoi piedi e gli disse tutta la verità" (Mc 5,33) Perché non voleva farsi notare e Gesù, invece, fece di tutto per dar risalto al suo gesto? Una donna con problemi di emorragia continua a quei tempi era considerata dalla Legge una donna impura. Come fosse una lebbrosa, doveva stare attenta a non toccare gli altri e questi ultimi, a loro volta, stavano attentissimi a non toccarla. Con molte regole di questo genere addosso, tantissime persone al tempo di Gesù si percepivano lontane e non accolte da Dio, condannate a non poter entrare in relazione con Lui. Quel giorno, quella donna trasgredì le regole della purità. Perciò toccò la veste di Gesù di nascosto, approfittando della calca di gente. Perciò si sentiva tanto colpevole, paurosa e tremante, quando si vide scoperta. Per lo stesso motivo Gesù volle dare a tutti i costi pubblicità all'accaduto: per dichiarare, di fronte a tutti, che quella donna è figlia e che non si sente impuro per essere stato toccato da lei. Dio vuole la fede dell'uomo. Dio non ha paura di sporcarsi con le nostre miserie.


E Giairo? Forse che la sua non era una corsa contro il tempo per sua figlia? Avrà messo fretta al Maestro? Il Signore volle fermarsi per parlare faccia a faccia con colei che seppe come toccarlo: sarà ancora in tempo per rispondere al grido del capo della sinagoga? Il messaggio che viene dalla casa del capo è chiaro: non c'è più niente da fare. È finita (Mc 5,35). La morte porta sempre un verdetto che sembra spegnere ogni speranza. Ma ecco che il Maestro rivolge a Giairo una parola ancora più assurda della domanda rivolta prima alla folla. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "non temere, continua solo ad aver fede!" (Mc 5,36) Il Vangelo è la denuncia di ogni ovvietà. Esso ci annuncia che, con Gesù, il mondo di Dio è entrato nel mondo degli uomini. Quella di Gesù è la richiesta più assurda che si possa fare ad un essere umano. Fidarsi più della parola di Gesù o fidarsi di più della tragica, logica realtà di una morte annunciata? A chi dare più credito? A ciò che si vede o a ciò che non si vede? Giairo decide di resistere. Si aggrappa totalmente a Gesù, e fa bene. L'episodio ci rivela che Gesù ha in suo potere la morte. Anche se ognuno di noi non potrà sottrarsi ad essa, la mano fedele del Signore ci aspetterà lì dentro per rialzarci, come fece quel giorno con la giovinetta, e non per tornare alla vita mortale, ma per entrare nell'immortalità. Chi si aggrappa a Gesù non resterà deluso.