Omelia (27-06-2021)
fr. Massimo Rossi


Vi ricordate la storia di Giobbe che abbiamo letto domenica scorsa? Concludevo la riflessione citando un passo della Lettera di san Paolo ai Romani: "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?".
Partiamo da qui: il Libro della Sapienza da cui è tratta la prima Lettura, ribadisce che "Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cosa perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza - la versione precedente scriveva: le creature del mondo suono buone -, in esse non c'è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.". Ma lo scrittore ispirato afferma anche che il diavolo introdusse la morte nel mondo per invidia... Beh, sto diavolo, almeno un difetto lo deve avere, l'invidia!... tanto per ricordare che l'invidia non è una cosa bella.

Ma ecco il Vangelo, due vicende di guarigione miracolosa, operate da Gesù: la prima, volontariamente, la seconda no. Protagonista assoluta del brano è la fede del capo della sinagoga, la cui figlia stava morendo, e della donna affetta da emorragia.
Sembra che lo stesso Signore sia soggiogato dalla fede di questi due interlocutori, fino a quel momento sconosciuti... Quando il capo della sinagoga si prostra davanti a Lui e gli chiede aiuto, Gesù lo segue senza discutere. Per non parlare poi dell'effetto della fede della donna: una forza miracolosa uscì da Lui, prima ancora che avvertisse la presenza di lei; bastò che (la donna) toccasse il mantello del Signore, per essere guarita.
La stessa donna si spaventò dell'energia che si era sprigionata dopo quel gesto... piena di paura si gettò a terra davanti al Figlio di Dio, quasi a chiedere perdono dell'audacia... Ma Gesù gradì quel gesto coraggioso e fiducioso. Dio premia gli audaci, quelli che preferiscono esporsi, piuttosto che mantenere un profilo basso,...perché non si sa mai.

Il miracolo avviene in mezzo alla folla: Il Signore è letteralmente assediato dai suoi ammiratori, gente che lo tocca, lo spinge...
Capita ai beniamini del pubblico. Ma nessuno venne miracolato, se non la donna. Non basta vedere il Signore, non basta toccarlo, non basta parlargli... è necessario credere!
Davvero, la fede è un arma potente contro il male, e può sconfiggerlo.
O, se non lo sconfigge, rende capaci di portarlo con dignità, senza perdere la speranza!


Il racconto mostra i due atteggiamenti tipici della folla: il delirio, ma anche l'irrisione.
Gesù non è certo insensibile alle reazioni della folla: in alcune circostanze mostra compassione - l'evangelista Marco paragona la folla a pecore senza pastore (cfr. 6,30-44) -, si ferma a predicare, incurante della stanchezza; la sfama, perché non venga meno tornando a casa.
Altre volte Gesù stigmatizza la folla: nel presente caso caccia tutti dalla casa del capo della sinagoga; un po' perché ridevano di Lui, e un po' perché il miracolo è un evento intimo, quasi privato, almeno nel momento in cui il Signore impone le mani.
la moltiplicazione dei pani avvenuta davanti agli occhi di migliaia di persone, costituisce un'eccezione; dubito tuttavia che la maggior parte dei presenti si sia resa conto del miracolo.


Il Vangelo di oggi ci rivela due aspetti a dir poco curiosi; il primo è il segreto messianico, che già conosciamo: il Signore impone al padre e alla madre della bambina di non dire nulla della guarigione, un comando praticamente impossibile da rispettare, visto il gran numero di persone presenti nella casa, che piangevano e urlavano forte (sic). Quali spiegazioni avrebbero potuto dare i due genitori? "Falso allarme, non era niente di grave, i medici si sono sbagliati, nostra figlia sta benissimo,..."; quantomeno strano, non trovate?
Il secondo particolare curioso: dopo che la bambina fu risanata, il Signore si raccomandò che i genitori le dessero da mangiare. Una cura, una dolcezza, una premura eccezionali!
Il miracolo, fatto intrinsecamente straordinario, deve essere accompagnato dalla quotidianità ordinaria degli affetti, della cura nei confronti della persona, soprattutto di chi è fragile e indifeso.
L'anno che è passato - un anno e mezzo, per la verità! - ci ha resi particolarmente sensibili alle situazioni personali di maggiore vulnerabilità, dovuta all'età avanzata, allo stato di malattia cronica, che ha acceso uno spotlight, un riflettore sulla nostra società occidentale, illuminando finalmente una massa silenziosa e - così sembrava - invisibile, sulla quale si è violentemente accanita la pandemia, mietendo centinaia, migliaia di vittime ogni giorno.

Anche oggi, il Vangelo va in controtendenza, rispetto alla situazione che stiamo affrontando; e ci propone due storie di vita, due storie di guarigione, che funzionano come un balsamo sulle nostre storie drammatiche, alcune delle quali disperate e buie.
La Parola di Dio ha sempre questo effetto, quando diventa un ingrediente quotidiano del nostro vivere.
Dio sa toccare le corde giuste della nostra sensibilità, delle nostre emozioni, e intanto ci lavora nel profondo. Un po' come un fiumi carsico, questo singolare fenomeno naturale che c'è, ma non si vede, tuttavia agisce e porta frutto.
È proprio il caso di dirlo: provare per credere.