Omelia (04-07-2021)
padre Paul Devreux


"In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono".

Quando si è fatto qualche cosa di nuovo e bello, si ha voglia di raccontarlo ai propri cari e amici; c'è un bisogno di condividere e di rendere partecipi gli altri di quello che si sta facendo. Perciò penso che Gesù torna con entusiasmo nel suo paesino di origine con i suoi discepoli, che sono la sua nuova famiglia e il frutto della sua evangelizzazione a Cafàrnao. Immagino che sia contento, di ritrovare sua madre e gli amici. E' un momento di festa per tutti.

Arrivano durante la settimana, anche perché non si poteva viaggiare di sabato. Sono due giorni di cammino e settecento metri di salita. Bisogna essere motivati per farlo.


"Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga".

Era normale che l'ospite o chi tornava da un viaggio fosse invitato a presiedere la liturgia del sabato, come gesto di accoglienza, ma anche per avere notizie.


"E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo".

Non accettano i discorsi che fa Gesù, ma non sono in grado di rispondergli o di giustificare il loro rifiuto, per cui usano la tattica del disprezzare chi parla. Infatti non lo chiamano mai per nome. Già questo è brutto. Poi dire che è carpentiere è come dire che è un povero, e chiamarlo figlio di Maria anzi ché di Giuseppe è offensivo.

Succede anche oggi, quando diciamo:ù "Ma guarda chi parla, da che pulpito viene la predica". Sono tante le cattiverie che diciamo quando non vogliamo ascoltare il consiglio buono di qualcuno.

Ma cosa avrà detto Gesù per suscitare questa reazione? Per esempio che Dio ha dato la legge per aiutare l'uomo, non per sottometterlo. Che Dio ama tutti, non solo quelli di buona volontà. Che tutti siamo fratelli, figli dello stesso padre, compreso i pagani... Tutti discorsi destabilizzanti, opposti a quelli tradizionali.

Succede anche oggi che c'è chi si attacca alla tradizione, perché il nuovo genera insicurezza. Beato chi non si scandalizza di Lui, anche oggi. Solo per fare un esempio: E' più facile dire che il bene viene da Dio e il male viene dal diavolo, che affrontare seriamente il problema del bene e del male.


"Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità".

Gesù, mite e umile di cuore, si meraviglia, ma non si arrabbia. Addirittura riesce ad aiutare qualcuno, malgrado il contesto. Cerca di capire e riparte. Certamente è un'esperienza brutta sia per lui che per la sua nuova comunità, ma non è stata inutile. Lui ha seminato, e sappiamo che qualcuno poi a capito e l'ha seguito.

E' difficile parlare del vangelo, lì dove tutti conoscono i nostri pregi e difetti, ma noi non dobbiamo convincere nessuno ne dimostrare niente. Ma è bello raccontare esperienze che ci aiutano. Per esempio raccontare che entrare ogni tanto in una chiesa vuota è un' esperienza bella, anche se non sono credente, è un annuncio che cascherà dove Dio vorrà; oppure quel frate che girava l'Italia scrivendo sui muri: "Dio c'è", non faceva certo del male a nessuno.

Essere creduti è una cosa difficile per chiunque, ma il Signore non ci chiede questo, perché sarebbe come metterci addosso un pesante fardello. Gesù mi chiede solo d'essere testimone, di raccontare ciò che ho visto e capito dell'esistenza e dell'amore di Dio, perché questo è un grande aiuto per chiunque ha la fortuna di scoprirlo.


"Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando".

Ma perché l'evangelista ha voluto raccontarci quest'episodio doloroso e fallimentare della vita di Gesù? Forse per farci vedere che non bisogna avere paura di fallire. Che il voler riuscire a piacere è uno stress. Che è meglio approfondire la scoperta di essere figli di Dio. Questo ci da una grande libertà.

Disse San Paolo ai Corinzi nella seconda lettura di oggi:"Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.

A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza».

Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.


Buona domenica.