I discepoli ritornano dalla missione e condividono tutto quello che hanno detto e fatto. È la gioia del condividere i frutti della missione, le cose belle della vita, l'azione di Dio nel proprio quotidiano. È la gioia della fraternità, di quel sentirsi a casa, di quello stare bene insieme, possibile davvero solo quando al centro c'è Gesù. Gesù con tanta tenerezza disse: venite in disparte e riposatevi un po'. È splendida la cura del Signore per i suoi, e in loro per ciascuno di noi. Ci aiuta a riscoprire l'importanza del silenzio e del riposo, per contrastare quel rumore continuo e quella frenesia di cui siamo un po' tutti vittima, in cui cadono più facilmente le persone di scarsa vita interiore: colmare col fare quello che manca nel cuore. Ma se tiri troppo la corda dell'arco, alla fine si spezza!
«Questa legge del silenzio diventa non solo una necessità psicologica ma anche un'esigenza dello spirito. Percorsi e attraversati dai flussi continui di parole, di suoni, di emozioni, bombardati dalle immagini più affascinanti e spietate, lentamente non ci accorgiamo di non essere più padroni del nostro io, della nostra intimità» (card. G. Ravasi). Oggi ci fa quasi paura fermarci un po', curando la lettura, la meditazione, la preghiera, il riposo. Ci ritroviamo a correre sempre, a riempire di continuo il tempo, specie con il cellulare, lasciando vuote le nostre anime! Far silenzio a molti fa paura perché ci obbliga a guardarci dentro, a fare i conti con quelle difficoltà che non vogliamo vedere: ferite affettive, fallimenti, malattie non accettate, incomprensioni e ingiustizie subite. Quanti son costantemente collegati ad internet e musica per non sentire la voce della propria coscienza? Ora è estate, un tempo fecondo anche per ritagliarci un po' di riposo: l'importante è non riempire male questo tempo! Con la parola di oggi Gesù ci invita ad un silenzio pieno, intenso; un silenzio inabitato da Dio, che ci fa scendere dentro noi stessi per ritrovare noi stessi!
Questo silenzio non è fine a se stesso. La scena del vangelo infatti continua. Il silenzio è come una ricarica che ci deve spingere a donare e donarci di più. Ed emerge la figura di Gesù; da una parte pensa al ristoro dei suoi, dall'altra eccolo rinunciare a uno spazio di intimità per prendersi cura della folla. E lo fa con amore, sentendo com- passione, cioè patendo-con la folla perché vede le lacrime degli uomini che lo cercano, la sete di verità, di senso, il bisogno di essere guidati per dire basta alle "nasate" contro il muro a causa delle scelte sbagliate... Gesù vede il vuoto di queste persone che si sentono come pecore senza pastore, perché non hanno pastori che li sappiano guidare, illuminare e sostenere.
«Ed egli allora si mise a insegnare molte cose». C'è il pane che sazia il corpo, ma c'è il pane che sazia lo spirito, il pane della verità, di quella Parola eterna che sola è capace di illuminare mente e cuore. Quante persone soffrono perché hanno idee distorte di Dio, non hanno nessuno che le aiuti nel loro cammino di ricerca. Questo è un monito specialmente per noi sacerdoti, perché dalle nostre bocche non esca aria fritta che non serve a niente e a nessuno, paroloni e discorsi che non capisce neanche chi li dice, ma parole che tocchino il cuore e la mente, parole ricche di Spirito, che nascono da un cuore innamorato della verità. E da un cuore che vuol bene alle persone, un cuore da pastori non lontani dal loro gregge, ma vicini ai bisogni, alle sofferenze, alle necessità delle persone che ci sono affidate. Preghiamo perché il popolo di Dio possa essere condotto da pastori compassionevoli e santi, attenti a trasmettere con amore e autenticità la vera parola di Dio, perché «non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!» (Mt 4,4).
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