Commento su Is 35,4-7a; Sal 145; Gc 2,1-5; Mc 7,31-37
Questa ventitreesima domenica del tempo ordinario, inizia con l'invocazione al Signore, affinché agisca, secondo il suo amore, nei riguardi dei suoi servi. Già con la prima lettura, tratta dal secondo Isaia, si mette in evidenza l'amore del Signore: la marcia gioiosa degli esuli partiti da Babilonia e dirette a Gerusalemme. Il brano scelto inizia nel seguente modo:" Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete...il vostro Dio...viene a salvarvi".
E tutto sarà trasformato a causa dell'amore preferenziale, che il Signore ha per la casa di Giuda, per il suo servo Davide. Amore di re eterno del Dio di Israele, re per ogni generazione. Questa prima lettura, non sembra smentita dalla seconda lettura, la lettera di Giacomo, nella quale l'apostolo ci comunica che la salvezza donata dal Signore non è scevra da " favoritismi personali" perché, il Signore, guarda con bontà coloro che nel mondo passano inosservate perché poveri.
Di quest'amore preferenziale per i poveri, non solo economicamente, il Vangelo odierno ci dà un saggio: Il Signore Gesù-Cristo non si limita ad ipogee le mani a un sordomuto come, chi glielo aveva condotto chiedeva. Ma si apparta con esso, < gli pose le dita negli occhi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando... verso il cielo, emise un sopprimo e disse "Effatà" >. " Effatà" e un imperativo che è rivolto da Gesù a tutta l'umanità, a non essere insensibile alle esigenze dei fratelli bisognosi, a fare entrare nella propria vita la parola di Dio. Il Sordomuto del vangelo è il simbolo di quello che l'umanità era prima della venuta Dell'unigenito che anche a noi ha rivolto l'invito di " Aprirci". In questo caso l'uso della saliva ci fa capire che in quest'atto c'è qualcosa di speciale che unisce l'umanità alla divinità, il cielo alla terra, c'è, mi si lasci passare l'espressione, l'incarnazione del Figlio di Dio e la divinizzazione dell'umanità che, in Dio, crede"
Isaia fa sapere ai deportati in babilonia che Dio stesso li consolerà, facendoli liberare, non solo, ma che anche le infermità corporali scompariranno, perché la sua presenza in mezzo al suo popolo sarà ricca di grazie e paragonabile ad un deserto fecondo e trasformato in terra fertile e terra ricca di torrenti d'acqua. Questa stessa parola oggi è rivolta a noi, in questo tempo di pandemia, e ci incoraggia perché cresimiamo che la potenza e l'amore di Dio sono più grandi delle nostre paure. Questa pandemia ci fa capire che la nostra presunta onnipotenza e tecnologia, in cui ci siamo rinchiusi, non serve molto. la parola di Dio per vincere la paura ci dice, tramite il profeta Isaia " Non temete! Ecco il vostro Dio!
Egli viene a salvarci" Il Cristiano ha la certezza della fede, che Dio non si stancherà mai
dell'uomo e che questo deve trasmettere agli altri. Il Salmista canta l'amore di Dio che è fedele, giusto, dà il pane, libera i prigionieri, apre gli occhi ai ciechi, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge lo straniero, sostiene l'orfano e la vedova. Tutta la sventura che colpisce il mondo desta la misericordia di Dio e dell'ingenito, che durante tutto la sua vita si è posto al finca dei poveri, dalla nascita fino alla croce, passando per le beatitudini. Sappiamo noi, figli di Adamo, veramente lodare il signore come ci suggerisce l'antifona? Sappiamo rendere grazie per tutte le meravigli del suo amore su di noi riversate? Dio sta dalla parte degli infelici e chiede che a noi di fare altrettanto " Siate perfetto, come è perfetto il Padre vostro", ci suggerisce Gesù.
L'apostolo Giacomo, invita la comunità cristiana di Gerusalemme, a non mescolare i favoritismi personali con la fede in Gesù Cristo. Di conseguenza niente favoritismi in base allo stato sociale, privilegiando il ricco e umiliando il povero, sia durante l'assemblea che al di fuori di essa, perché Dio ha " scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno...promesso a quelli che lo amano".
L'evangelista Marco, nel Vangelo di oggi ci narra che, a Gesù, di ritorno dalla regione pagana di Tiro, diretto verso il mare di Galilea, viene condotto " un sordomuto pregandolo di imporgli la mano". Gesù, ascolta la preghiera, si allontana dalla folla portando con se il sordomuto, perché, se alla folla interessa assistere al miracolo, a Gesù interessa, invece, promuovere, nel miracolato, la fede nella misericordia di Dio. In questo passo dell'evangelo, Marco ci dice, esplicitamente, che è sordomuto colui che non sente perché non vuol ascoltare il messaggi di Dio e muto è chi non sa parlare con Dio e con il suo prossimo. un particolare del vangelo di oggi, il sordomuto guarito non proferisce parola, forse l'evangelista ci vuol dire :" imparate ad ascoltare ora che vi siete aperti e purificate il vostro cuore dalle tradizioni umane"
Revisione di vita
Ci lasciamo portare in disparte da Gesù perché ci guarisca dalle nostre infermità?
Ci lasciamo introdurre nella sua intimità che arricchisce ogni nostra povertà?
Possiamo veramente dirgli dal nostro profondo: Tu mi hai aperto con la tua fiducia?
Efisio e Marinella Murgia di Cagliari