Commento su Is 50,5-9a; Sal 114; Giac 2,14-18; Mc 8,27-35
Tramite il vangelo, di questa domenica, Gesù ci pone una domanda" chi dite che io sia?"
Ogni volta che Gesù ci pone una domanda non chiede da noi una risposta, ma un " stai più attento a dove metti i piedi nel seguirmi, devi calpestare le mie orme". Le risposte che gli diamo devono esistenzialmente trasformarci. Il Signore Gesù prende sul serio le nostre risposte ne dispiega il senso più profondo chiamandoci ad apprenderlo alla scuola dei profeti.
La persona di Gesù non ha mai mancato di suscitare interrogativi tra le persone di ogni tempo. Per i suoi concittadini era il figlio del falegname, per altri, i farisei, un ribelle da un pinto di vista religioso, per altri ancora un contestatore. Altri lo considerano un profeta: Pietro non ha dubbi: "Tu sei il Cristo". Ma quando Gesù svela ai suoi discepoli che dovrà soffrire ed essere crocifisso Pietro si ribella perché, come tutti gli Israeliti il messia che si aspetta è il messia politico che libererà il popolo dai Romani. E oggi che cosa si dice di lui'? Si dicono le cose più disparate, tanto da poter dire che dopo venti secoli nessuno ha ancora capito chi si veramente. Solo la conoscenza personale di Gesù può portarci a capire chi sia per noi. Questa conoscenza ci porta alla perdita di noi stessi e ad andare incontro alla nostra croce come lui ha fatto. Solo accettando la nostra croce, egli purifica la nostra mente e apre il nostro cuore a vedere, nel mistero pasquale, la via diritta che ci trasforma in suoi discepoli.
Per mezzo del profeta Isaia, perseguitato dai suoi compatrioti, il Messia, l'atteso d'Israele, dice ai suoi correligionarie a noi, che Dio, sempre, gli manifesta la sua volontà. Egli la esegue, sempre, col più grande ardore anche a causa di ciò viene colmato, dai suoi, di contumelie. Quelle contumelie il " Servo di Jahvé" le sopporta perché sa che nel Signore ha un aiuto potentissimo, inoltre, è certo che queste si trasformeranno in una corona di gloria. La ragione della sua fiducia è posta nella di chi gli rende giustizia. Perché il cuore dell'uomo sia purificato dall'odio è necessario seguire la logica della croce: morire per l'odio altrui, affinché gli altri rivivano per il nostro amore.
Questo Salmo di ringraziamento, che fa parte dell'Hallel " egiziano", a causa del suo sfondo storico. I giudei lo cantavano al termina del pasto pasquale, come ringraziamento a Jahvé che, avendo inteso il gridi di aiuto del suo popolo reso schiavo dal Faraone, lo liberò e lo condusse con " le sue ali" alla terra promessa ad Abramo, Isacco e Giacobbe. Anche Gesù lo canto, la sera del Giovedì santo, dopo aver istituito l'Eucaristia, mentre con gli apostoli si recava al monte degli ulivi. Anche noi oggi e ogni pasqua settimanale lo cantiamo se camminiamo alla presenza del Signore.
La seconda lettura, che fa capo all'apostolo Giacomo, fratello di Signore, sembra discorde con quanto scrive l'allievo di Gamaliel sia ai che ai Romani. Ma se leggiamo anche se non con eccessiva attenzione la lettera di quest'ultimo ci accorgiamo che c'è se se che non fa' che completare la telaIl vangelo di di Paolo. La soluzione al problema e quello che è esplicitato apertamente in questa lettera " la fede senza le opere è morta in se stessa".
Nel Vangelo di questa domenica, Marco, riferisce, alla sua comunità, la domanda che Gesù fece ai suoi discepoli a Cesarea di Filippo: " Chi dice la gente che io sia?". A questa domanda Pietro risponde per tutti, anche per noi, :" Tu sei il Cristo". Per mezzo di Pietro, ogni battezzato riconosce In Gesù il personaggio di cui parlano le scritture, l'atteso per secoli, dal popolo d'Israele. Da questo momento in poi, il moltiplicatore dei pani, rivela, e rivelerà in continuazione, di non essere fornaio che loro si attendono e noi ci attendiamo; ma il contrario, non colui che viene a sfamarci, ma colui che viene a fare la volontà del Padre che ci vuole, non come cittadini, ma come figli nel suo regno, e tutto questo lo otterremo per mezzo della croce del Figlio e, se anche noi saremo capaci di abbracciare le nostra piccola croce, ogni giorno. Anche noi, come Pietro, abbiamo una fede inquinata, attendiamo un messia politico, e non un Messia salvatore, di quelli, stando a quanto dicono, ne abbiamo a miriadi, di questo ne abbiamo uno solo. E alle Nostre parole " questo non ti accadrà mai!" non meravigliamo di sentirci dire: " Lontano da me...- perché sei secondo gli uomini ". Il problema, posto da Pietro, è anche, ancora, il nostro, è la prepotenza che glorifica l'uomo è l'umiltà? La risposta di Gesù non lascia dubbi. Dio è dalla parte dell'umile ed è questi che veramente crede in lui. A noi, che siamo crearti a immagine di Dio, che è amore Gesù invita a abbandonare qualsiasi forma di egoismo.
Revisione di vita
- Siamo veramente disposti a metterci in cammino dietro Gesù, condividendo i rischi di un amore senza risparmi fino alla croce?
- La compassione è una teoria dell'amore o è una pratica da esercitare durante tutta la
nostra esistenza terrena?
- Siamo consapevoli che se per la nostra libertà limitiamo quello del nostro prossimo, siamo, non liberi, ma profittatori?
Efisio e Marinella Murgia di Cagliari