Omelia (01-11-2005)
padre Gian Franco Scarpitta
La perfezione non è utopia

Nessuno di noi è come una banconota da 100 euro che chiunque desidererebbe possedere e sulla quale ci si tuffa tutti quanti quando la si trova a terra priva di padrone. E' condivisibile infatti che ognuno possiede caratteristiche singolari e irripetibili, per le quali si è ricercati nella misura differente rispetto a tutti gli altri, ragion per cui vi sarà sempre chi ti cerca di più, chi di meno; chi ti ritiene indispensabile in determinate circostanze, chi rifiuta perfino la tua compagnia in determinati altri contesti; chi ti apprezza per le tue qualità enumerando i tuoi pregi, chi si limita ad elencare i tuoi difetti; chi ti cerca solo per determinate questioni e in tempi limitati, chi ti preferisce costantemente e in ogni circostanza.
Questo avviene perché in nessuno si trova quella caratteristica per la quale, parlando in senso umano, si è apprezzati e ambiti indistintamente da parte di tutti senza che alcuno abbia nulla da rimproverarci, ossia la "perfezione".
Più volte ce lo siamo detti a vicenda: nessuno è perfetto, e per questo motivo mai si sarà apprezzato esattamente come gli altri ma vi sarà sempre nella nostra persona e nella nostra natura almeno un elemento per il quale saremo criticati e biasimati.
Eppure, quello di essere perfetti fondamentalmente è sempre stato obiettivo di tutti gli uomini. Pur essendo vero che in moltissimi casi parecchi di noi sanno riconoscere i propri limiti e si sforzano di accettarli alla pari delle nostre qualità, è altrettanto innegabile che almeno una volta nella vita abbiamo aspirato al possesso di tutte quelle qualità per cui si possa essere apprezzati, stimati, valorizzati in ugual misura da tutti senza aver bisogno di chiedere nulla. Prova ne sia il fatto che non di rado tracciamo raffronti fra noi stessi e gli altri, invidiando negli amici questa o quella caratteristica in positivo per la quale sono più capaci di noi e molto più corrisposti, oppure facendo paragoni a volte assurdi e immotivati fra persona e persona.
Per quanto lo si possa negare, quello di essere perfetti è sempre stato obiettivo comune di noi uomini ma occorre che ci domandiamo: Perché di fatto la perfezione è un traguardo che sfugge?
Semplicemente perché si interpreta questo termine in senso errato, secondo il solo sentire umano e di conseguenza incamminandoci su strategie e procedimenti limitativi alla nostra mentalità contingente. In realtà infatti essere perfetti è possibile, ma a condizione che si rifuggano le illusioni e le chimere che abbiamo sopra descritte e si intenda lo stato di perfezione in un senso più profondo e radicato, riguardante cioè la volontà di Dio. Lui che è il Perfetto ci fa dono di partecipare della perfezione nello speciale ambito della sequela del suo Figlio Gesù Cristo.

Questi così affermava a quel giovane che lo aveva interpellato. "Se vuoi essere perfetto, va' vendi quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi..." e in tale espressione sottolinea che il concetto reale di perfezione è addirittura distante mille miglia da quello da noi concepito: essere perfetti si può infatti solo nella conformità alla volontà di Dio, nella sequela del suo Figlio Gesù Cristo e nella vita evangelica. Essere perfetti vuol dire in sintesi identificarci in tutto e per tutto a Gesù Cristo, concetto certamente distante mille miglia dal comune intendimento di perfezione, che comporta il non facile destino di essere fraintesi dagli altri e di dover affrontare rinunce, sacrifici, immolazione e tuttavia garantire il premio della soddisfazione in se stessi e nel mondo che ci circonda.
L'itinerario valido in vista della perfezione ci viene dato immediatamente dallo stesso Gesù Cristo in questo evangelico discorso che costituisce un concreto programma di vita che non trascura situazioni di disagio quali la povertà e la persecuzione, l'odio e l'altrui cattiveria mostrando tuttavia la possibilità di meriti e ricompense nell'esercizio delle virtù (mitezza, pace, giustizia). Beato vuol dire etimologicamente "bravo" (makarios) e comporta una realizzazione presente accompagnata da promessa per il futuro e in ciò stesso si afferma che nel vivere le beatitudini si raggiunge la perfezione sull'esempio del Figlio di Dio.

Ma che cosa vuol dire essere perfetti sulla scia di Cristo se non essere Santi?
Ben lungi dall'essere concepito come quella raffigurazione statica dei ritratti e delle icone che a volte con troppa banalità noi rechiamo in processione e che non di rado (ahimè) viene collocato addirittura al di sopra dello stesso Redentore, il Santo altri non è se non colui che ha vissuto la perfezione su questo mondo appunto nella piena imitazione di Cristo, rendendosi a lui conforme usufruendo dei suoi doni e godendo delle sue grazie e per ciò stesso merita attualmente onore cultuale sugli altari, e la presenza di tanti personaggi significativi di cui la Chiesa è stata arricchita nel corso della storia suggerisce che la perfezione in senso reale non soltanto è possibile ma è anche sostenuta dalla grazia di Dio mentre lo stesso esempio di quanti l'agiografia annovera come nostri intercessori e Patroni ci incoraggia ad imitare a nostra volta il nostro Signore Gesù Cristo, soprattutto se consideriamo che la vita di queste persone non è stata differente dalla nostra visto che hanno vissuto ciascuno la propria storia non esente da lotte, inquietitudini, sofferenze e altri aspetti che la pagina evangelica di oggi prevede accanto alle ricompense in questa e nell'altra vita, specialmente il premio finale di trovarci (I lettura ) al cospetto del Signore per vivere con Lui nella gloria. Ad incoraggiarci all'imitazione di questi grandiosi uomini per accedere alla perfezione secondo la volontà di Dio è proprio uno di loro, l'apostolo Paolo, che rivolge un invito del tutto singolare e affascinante: "Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo", sottolineando che la possibilità di poter usufruire di un valido aiuto verso la perfezione è un dono di Dio.
Di essere Santi non bisogna quindi aver timore, ma piuttosto coltivare con orgoglio la certezza che nella nostra fede si ha la possibilità concreta ed effettiva di poter raggiungere traguardi e obiettivi importanti, dimenandoci nel vissuto dell'oggi con leggerezza e disinvoltura e recando a tutti con la vita la soddisfazione e la gioia di aver trovato in Dio la nostra forza per la soluzione di tutti problemi e soprattutto di potere con il nostro stesso atteggiamento trasformare un po' alla volta tutto il mondo. E on questo restano di validissimo ausilio i Santi già canonizzati come anche quelli sconosciuti ( e pure esistenti) che la Chiesa oggi ci invita a lodare nell'insieme incoraggiandoci allo stesso tempo a raggiungere lo stesso obiettivo di felicità nella perfezione evangelica.