Omelia (08-08-2021)
don Giacomo Falco Brini
Cerchi questo pane?

Siamo ancora nel vangelo di Giovanni, all'interno del discorso di Gesù sul pane. Le sue parole (cfr. vangelo di domenica scorsa) diventano problematiche alle orecchie dei presenti a Cafarnao. L'uditorio sembrava aprirsi e invece, fedele ai suoi padri che fecero lo stesso con Dio nel deserto, mormora contro Gesù. Qual è il motivo? Più o meno lo stesso che scandalizzò i nazaretani: costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come può dire di essere disceso dal Cielo? (Gv 6,42) Non sembri così assurda a noi lettori una reazione siffatta. In fondo, la risposta del Signore al loro mormorio chiarisce un paio di cose. 1) La fede nasce solo all'interno di un'attrazione d'amore: nessuno può venire a me se non lo attira il Padre (Gv 6,44) 2) La scintilla della fede scocca se c'è apertura e attenzione a quel che accade nel proprio cuore: chiunque ha ascoltato il Padre ed ha imparato da lui, viene a me (Gv 6,45). Insomma, se davanti a Gesù ci si presenta arroccati sulla propria rassicurante religione e sui propri schemi cognitivi, se non si è un tantino educati ad ascoltare il proprio cuore, se non si è disposti a lasciarsi sorprendere da Lui nella sua forma umana, non si potranno mai comprendere le sue parole, né credere alle sue origini divine.


Leggo liberamente il tempo della crisi che stiamo vivendo alla luce di questo testo. In tanti nostri discorsi sono spesso presenti i dati sconfortanti dell'assenza dall'eucarestia domenicale (soprattutto i giovani) e dagli ambienti/incontri dove si coltiva la fede. Questa desertificazione spirituale desta giustamente una certa preoccupazione. Ma in un certo senso (lo so, la sto per dire grossa...) dovremmo anche rallegrarcene. Se infatti la fede autentica è un'attrazione interiore alla persona di Gesù, questo tempo di crisi allora è come il setaccio che sta facendo emergere "il cristianesimo di ciascuno". La chiesa infatti sta perdendo sempre più influenza e spazio tra gli uomini, qualcuno arriva ad affermare persino la fine del cristianesimo quale religione culturale in occidente che, tuttavia, non sarebbe segno della sua fine: si dice sempre che molte persone lasciano la Chiesa. Io però risponderei: non ci sono mai entrati (Card. Joseph De Kesel, Foi et religion dans une societé moderne, Ed. Salvator, 2021).


Solo chi sta imparando ad ascoltare la voce di Dio nel proprio cuore può sentire questa attrazione. Chi è intento ad ascoltarla, aderisce al fascino di Gesù e giunge a conoscere chi è il Padre: chi vede me, vede il Padre (Gv 14,9). Senza questa attrazione è assolutamente incomprensibile come uno possa diventare cristiano. Perché cristiani non lo si diventa a colpi di indottrinamento o di crociate morali. Eppure per molto tempo si è portata avanti proprio un'iniziazione cristiana di questo tipo. Dunque oggi ci troviamo di fronte alla formidabile possibilità di ri-generare la fede a partire da questo principio: la fede nasce e cresce per attrazione. Inutile perdere tempo a discutere continuamente, a moltiplicare le tesi e le analisi della crisi di fede. Bisogna invece, prima di tutto, accogliere la crisi. Infatti, il discorso di Gesù sul pane manderà in crisi la sequela di molti. E nelle prossime domeniche vedremo fin dove arriverà ad agire questa crisi.


Il mormorio dei giudei esprime incredulità di fronte a qualcuno che dice di essere pane disceso dal Cielo. Non riescono a cogliere nella umanità di Gesù la rivelazione di Dio. Non riescono a credere che Dio possa aver fatto questa scelta nella sua somma libertà. Non riescono a credere che questa scelta si sia realizzata nella carne dell'uomo Gesù, il figlio di Giuseppe. Se non si è aperti ad accettare questo scandalo che ci salva, non si potrà mai comprendere un Dio che afferma di volere essere pane per l'uomo. Si continuerà solo a pensare di conoscere chi ancora non si conosce, come quei giudei. Ma per chi si apre ogni giorno all'amore di Dio, Gesù si rivelerà sempre in quel pane che la Chiesa ogni giorno consacra e che solo può saziare la fame e la sete più profonda dell'uomo. Alla lunga, non si può stare a rimandare all'infinito la questione che comporta una decisione: o si accetta e si impara ad amare Gesù per quello che dice di essere, oppure si vivrà la propria esistenza solo per garantirsi qui in terra la vita materiale, come fosse l'unica vita possibile; con il rischio però di perdere il suo senso più vero che solamente Gesù può donare: io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno (Gv 6,51). Se c'è una vita eterna, la si può imbroccare solo in questo movimento di amore che unisce il Cielo alla terra.