Omelia (08-08-2021) |
padre Antonio Rungi |
Il mormorare non produce nessun effetto benefico. Comunicare aiuta a camminare insieme La parola di Dio di questa XIX domenica del tempo ordinaria è incentrata sostanzialmente sul tema della mormorazione delle osservazioni. Soprattutto il testo del Vangelo di Giovanni che ne evidenzia il carattere negativo e distruttivo nei confronti di Gesù. Infatti, la mormorazione contro Gesù da parte dei Giudei è dettata dalle sue affermazioni circa la sua natura e la sua missione. Gesù cosciente della sua figliolanza con Dio si presenta la mondo per quello che è, il Figlio di Dio. E come tale si attribuisce un termine che ha un vero sapore non solo pasquale, in ricordo dell'esodo di israele verso la terra promessa, ma un esplicito richiamo alla sua identità di salvatore. Ecco perché quella sua affermazione dà fastidio a quanti non credono in lui e la mormorazione nasce proprio dalla loro mancanza di fede in Gesù. Eppure Gesù cerca di spiegare il perché di questo suo modo di parlare illustrando i passaggi della storia della salvezza con pochi e fondamentali accenni e richiami al passato: "I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti". Quel pane materiale della mamma non garantiva l'eternità, mentre il pane Gesù, che è disceso dal cielo, è alimento per l'eternità, al punto tale che chi ne mangia non muore. Infatti Gesù tiene a far capire che se uno mangia del suo pane vivrà in eterno e il pane che lui darà è la sua carne per la vita del mondo». Riferimento al mistero della redenzione, alla sua morte in croce, ma anche all'eucaristia, che egli stesso istituirà nel giorno precedente alla sua passione, in quel cenacolo dove Gesù consuma la cena con il gruppo dei dodici e pronuncia le parole sul pane e sul vino, avviando così il cammino eucaristico della sta chiesa. Quel fate questo in memoria di me, non era altro che incentrare la vita della chiesa sul pane vero che è Cristo stesso. La mancanza di fede di questi giudei era dovuta anche al fatto che conoscevano Gesù e lo dicono apertamente: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono disceso dal cielo"?». Conosciuta la provenienza genitoriale Gesù viene classificato come un uomo qualsiasi, non come il Figlio di Dio incarnatosi nel grembo verginale di Maria per opera dello Spirito Santo. Conoscenze esclusive e dirette di Maria e Giuseppe, gli unici a sapere l'esatta provenienza di Gesù. Di fronte all'incredulità e allo scetticismo dei Giudei, Gesù replica con parole di vita e verità che hanno un peso dottrinale e spirituale di straordinario respiro biblico e religioso: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio". Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita". Più chiaro ed esplicito Gesù non poteva essere in quel contesto di dubbi e incertezze, ma il fatto che abbia ribadito l'essere pane ci dice della sua missione che è quella di consumarsi per la vita del mondo e per la salvezza dell'umanità. Una salvezza non temporale, momentanea o occasionale, ma definitiva che oltrepassa il tempo e si colloca nell'eterno. Egli è davvero quel pane che noi consumiamo non sulle tavole dei nostri pranzi quotidiani o cene serali, ma sull'altare del sacrificio eucaristico, che ci rende degni del cielo.
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