Omelia (22-08-2021) |
don Roberto Rossi |
Nella massa e nei consumi... la scelta di Dio Si conclude la lettura del capitolo 6° del Vangelo di Giovanni che ci ha accompagnato nella celebrazioni liturgiche in queste domeniche di estate. Ha avuto inizio con il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani. Qualche commentatore afferma che è stato il miracolo più fallimentare di Gesù, perché nella sua intenzione e nella testimonianza del ragazzo che offre i cinque pani e i due pesci, Gesù voleva far comprendere che deve esserci il miracolo della condivisione di ciò che abbiamo e non la moltiplicazione di qualcosa che ci porta ancora di più ad essere chiusi in noi stessi e ad accontentarci della nostra pancia piena. Difatti al termine del capitolo si vedrà che i discepoli e tutta la folla se ne vanno un po'delusi e stizziti di fronte alle parole di Gesù e alla promessa del dono che Lui fa di tutto se stesso. Ma andiamo per gradi: dopo il miracolo dei pani, quando la folla lo vuole proclamare re, Gesù si ritira in disparte, si allontana. Lo cercano e lo trovano il giorno dopo nella sinagoga di Cafarnao. Inizia il grande discorso di Gesù sul pane della vita e il dialogo con i Giudei che ostentano di voler capire ma restano chiusi nelle proprie impostazioni mentali. Ma Gesù continua con le grandi parole della promessa: "Non la manna, non Mosé, ma io vi do il pane vero, il pane disceso dal cielo, io sono il pane di vita disceso dal cielo, per la vita del mondo. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". Di fronte a queste parole i Giudei affermano: "Questo discorso è duro per noi", si scandalizzano, cominciano ad andarsene, si allontanano. Se ne vanno anche i discepoli. Quello che mi sorprende è che Gesù pur di non rinunciare al dono di tutto se stesso nell'Eucarestia è disposto a perdere anche i suoi apostoli. Si rivolge loro, non fa un discorso di convinzione perché in qualche modo rimangano, non annacqua, non diminuisce la portata delle sue parole, ma con fermezza si rivolge loro e dice: "Volete andarvene anche voi?" Dio ci lascia liberi, ci lascia liberi sempre. Questa libertà è la nostra grandezza, ma anche il nostro rischio, il pericolo del nostro allontanamento. Per fortuna che si alza Pietro e con parole ispirate dice: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio!". Ecco la grande professione di fede di Pietro. Pietro farà fatica ancora in futuro, sperimenterà la sua debolezza, le sue tentazioni, le sue paure, il rinnegamento, ma ha saputo affermare e saprà confermare la sua scelta di stare con il Signore, di non andarsene. "Da chi andremo? Tu solo...": c'è un insegnamento anche per noi: sapere coltivare una fede che sia una scelta chiara, seria, matura, responsabile di fronte a Cristo, anche per noi che siamo in un contesto sociale in cui con estrema facilità si va dietro alla massa, a quello che fanno tutti, a quello che pensano tutti, a quello che dicono tutti E' importante e bello fare la propria scelta di Cristo, di Dio, del suo Vangelo, anche e soprattutto quando è necessario andare contro corrente. La scelta di Dio, la fede, l'amore, l'attaccamento al Dio vero ci è testimoniato anche nella esperienza di Giosuè, nel testo liturgico di questa domenica. Quando Giosuè ha condotto il popolo nella terra promessa, la gente si è costruita le case, ha utilizzato il proprio lavoro, si è arricchita, ha riempito la casa e la vita di tante cose..., Giosuè raduna le tribù del popolo e le invita a una decisione chiara: "Scegliete oggi chi volete servire, se gli dei pagani o il Signore, nostro Dio". Dice loro: "Quando sarete nelle vostre case, pieni di ogni bene: guardatevi dal dimenticare il Signore vostro Dio". In un certo senso mette in guardia dalla mentalità di un certo consumismo che già si intravvedeva. Possiamo pensare come ai nostri giorni, per noi, il consumismo ci allontana dai valori veri della vita, dal senso profondo delle cose, ci allontana da Dio. E per fare tutte le nostre cose tante volte si fa fatica a pensare a Dio, a pregare, ad essere cristiani praticanti e convinti. Giosuè è grandioso nella sua scelta: "Quanto a me e alla mia famiglia, serviremo il Signore, scegliamo di servire il Signore". Il popolo segue questa testimonianza: "Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dei, ripensando a tutto quello che ha fatto e fa per noi. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio". Scegliere il Signore, sentire tutto il suo amore, cercare di rispondere a lui, a questo Amore con nostro piccolo amore, ma con la generosità, la coerenza, la costanza, la gioia del cuore. "Noi e la nostra famiglia!" Vogliamo imparare a scegliere, ad amare, servire il Signore nelle grandi scelte della vita e nelle azioni di ogni giornata. Sia la nostra preghiera e il nostro impegno. |